Sabato 11 maggio nella sala Pietro da Cemmo, il festival Ora ha inaugurato la sua prima lezione con la conferenza Lotta alla cyber-mafia, nuova frontiera della criminalità, tenuta da Vincenzo Musacchio, criminologo e associato al Riacs di Newark. Al termine del suo intervento, due classi della scuola media Galmozzi hanno presentato un progetto legato al tema della legalità. In presenza delle autorità civili e militari, il sindaco Fabio Bergamaschi ha ufficialmente inaugurato il festival con un breve discorso. “È un piacere dare il via a Ora, con l’auspicio che Crema possa essere terreno fertile per gettare lo sguardo sul presente e il modo di raccontarlo”. L’assessore alla cultura, Giorgio Cardile, ha presentato il tema di quest’anno: “nato per approfondire quello sta accadendo nel nostro presente. Il tema di quest’anno è concentrato sull’intelligenza artificiale e il sentimento umano”.
La metamorfosi delle mafie
Ora è entrato nel vivo quando a prendere parola è stato Musacchio, per affrontare un tema molto delicato: le nuove mafie. “Oggi non siamo più di fronte alle mafie che conosciamo e che abbiamo visto nel periodo palermitano di Cosa Nostra. Non esiste più quel tempo. La malavita ha attraversato delle metamorfosi per adeguarsi a qualsiasi tessuto, stando al passo con le nuove tecnologie. Basti pensare che attualmente i cinque hacker più famosi al mondo lavorano tutti per i narcotrafficanti colombiani e messicani, perché pagati meglio che dallo stato. Sono mafie di tipo economico”.
Nuova frontiera della criminalità
Per capire meglio questo concetto, Musacchio si è concentrato sul ruolo centrale dello spazio virtuale. “Perché l’uso della tecnologia è pericoloso se in mano alle mafie? Per rispondere a questa domanda bisogna partire da un principio fondamentale: chi usa il mezzo e che uso ne fa. Da sempre, la tecnologia è utile in diversi campi, ma esistono anche il deep e dark web, parti occulte dell’internet, dove è possibile trovare di tutto, armi, droghe, esseri e organi umani. Le organizzazioni criminali hanno deciso di spostarsi nella rete perché la giurisdizione, in questo spazio non può intervenire. Le mafie non sono più contrastabili a livello nazionale, superano le frontiere”.
Togliere il consenso
Dopo aver fatto un quadro generali della silenziosa ma pericolosa situazione, il criminologo ha spiegato le tattiche da mettere in gioco per porre un rimedio. “Bisognerebbe partire da una cooperazione in ambito europeo che attualmente manca, l’Unione Europea non ha una legislazione anti mafia efficace. Oggi le organizzazioni criminali sono multinazionali inserite perfettamente nell’economia legale. Il magistrato Giovanni Falcone, ai suoi tempi, aveva già capito che le mafie si potevano colpire strutturalmente dall’interno e dal punto di vista economico con le confische. Le cyber-mafie già esistono, sono presenti in migliaia di mercati legali. In Ecuador, Perù, Bolivia, Colombia e Messico i narcotrafficanti hanno fatto venire meno la legislazione. Gestiscono il potere con il consenso della popolazione. Tutto questo sarà reso possibile grazie alle nuove generazioni, la mafia in futuro sarà sconfitta dai ragazzi, questo è il messaggio di speranza che voglio lasciare qua a Crema”.
L’intelligenza artificiale alle Galmozzi
In un festival dedicato ai nuovi linguaggi e con un intervento sulle organizzazioni criminali, i ragazzi della scuola Galmozzi non hanno perso l’occasione di occupare il palco per mostrare agli spettatori un progetto innovativo. Le classi terza E e F, con le docenti Salemi, Salina e Forner, hanno realizzato delle interviste a persone uccise dalla mafia. Per rendere il tutto più reale, le vittime sono letteralmente tornate a muovere la bocca per raccontare le loro storie, grazie all’uso di un’applicazione di intelligenza artificiale. Delle vere e proprie immagini parlanti. Borsellino, Impastato, Chinnici, Giuliano, Livatino e Francese si sono virtualmente presentati, hanno raccontato il proprio operato e come sono stati uccisi, per terminare poi con la propria frase più celebre. Un metodo innovativo, quello usato dai giovanissimi studenti, per fare educazione civica.