Le sedie colorate e piccole, i libri sparsi sul tavolo e pieni di disegni. Nella sala ragazzi della biblioteca Clara Gallini di Crema la lettura è per tutti. La bibliotecaria Valentina Lazzaro tiene tra le mani un volume, “indicato per persone cieche”, ma capace di raccontare una storia proprio a tutti. Le onde del mare si possono toccare. Si percepisce il movimento. Nell'ultima pagina un sacchetto contiene un tesoro. Anzi, una conchiglia. “Abbiamo sempre pensato alla biblioteca come ad un luogo per tutti”. Un luogo dove ciascuno può trovare risposte nel rispetto delle proprie peculiarità. “Non siamo tutti uguali, ma le storie sono per tutti. Ciò che cambia è solo il mezzo o la modalità con cui raccontarle”.
Libri per tutti
Pochi passi più in là si apre un silent book, privo di parole, colmo di immagini e di diversi spazi bianchi. “Questi sono utili per unire gruppi di lettura eterogenei, magari con all'interno bambini di diverse nazionalità. Non ci sono parole, ma le immagini raccontano una storia o forse danno l'input per immaginarla. Aiutano la fantasia o consentono di raccontare storie che parlano a tutti in modo universale”. Poi ci sono i libri in simboli, che fanno viaggiare con l'uso della comunicazione aumentativa alternativa, usati per lo più da bimbi con disturbi dello spettro autistico. Infine, libri modificati “con oggetti della vita quotidiana per rendere più agevole la lettura”. Si passa da quelli “pieni di molle per i panni per sfogliare meglio le pagine, fino a quelli pieni di materiali soffici per rendere meglio l'idea di ciò che viene descritto”.
Casa dell'arte
In realtà, “poco importa che i caratteri siano più grandi o i testi impaginati in modo diverso” ciò che conta è che la biblioteca possa “e soprattutto voglia accogliere tutti. Per consentire a ciascuno di conoscere, esprimersi e creare relazioni. Ché qui mica ci sono solo libri”. Qui si fa anche arte, si esercita la fantasia “perché è bello così”. Anche se prima del Covid “era diverso”. “Prima del Covid i nostri laboratori artistici pullulavano di bimbi, ora con l'ingresso contingentato sarà diverso”. Pure il ricordo del lockdown non è dei migliori. “Abbiamo realizzato attività smart – spiega Michele Balzari, che oltre ad essere bibliotecario è anche un artista – ma non è stata la stessa cosa”. L'arte è contatto con le persone e l'ambiente. È ascolto per raccontare poi la propria visione del mondo. “Non so descrivere l'arte a parole, so praticarla a modo mio”. Ai bimbi prova a trasmettere questo: chè, in fondo, essere se stessi e raccontarsi a modo proprio con i colori, con la carta, con i post-it , con la penna è l'avventura più bella di tutte.
Raccontare la diversità
Lo dicono ai bimbi con i laboratori, Valentina, Michele ed i loro colleghi. Lo raccontano agli adulti con gli strumenti di lettura inclusiva. “Si passa dai libri dedicati alle tematiche sociali, fino ai libri accessibili, per agevolare la lettura di persone con disabilità”. L'intento è il medesimo: raccontare la diversità. “Parlare con gli adulti è più difficile. È complesso aiutarli a cambiare prospettiva, ad abbattere i pregiudizi. I bambini, invece, volano più alto delle barriere mentali: giocano, leggono, ascoltano storie e diventano grandi insieme”. Il resto conta poco. Sul tavolo resta un libro dalla copertina rossa, “trascritto dalla Rete bibliotecaria cremonese con l'impiego della comunicazione aumentativa alternativa”. “Le storie sono per tutti”. Si raccontano ad ognuno in modo diverso, non solo nella forma. “La biblioteca – chiude Valentina- è anche un punto di riferimento per diverse persone con fragilità che partecipano a gruppi di lettura”. La biblioteca è un punto di riferimento: raccoglie storie, vite, ricordi, legami. Si trovano tutti lì, nero su bianco, tra le pagine di un libro.