11-07-2014 ore 17:26 | Cultura - Libri
di Angelo Tagliani

I Manifesti di Crema, Narrate uomini la vostra storia. Oltre 300 persone al Sant'Agostino per la grande Dacia Maraini

Narrate uomini la vostra storia. Questo il tema dal quale è partita la scrittrice Dacia Maraini, ospite de I Manifesti di Crema al centro culturale Sant'Agostino. Intervistata da Stefano Magagnoli, s'è detta molto contenta dell'accoglienza – ad ascoltarla e ad applaudirla almeno 300 persone, moltissime in piedi – presentando il suo ultimo libro Chiara d'Assisi, elogio della disobbedienza (Rizzoli, 256 pagine, 17.50 €).

 

Il coraggio di essere donna

"Avere coraggio – ha spiegato la grande scrittrice, originaria di Fiesole, Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica Italiana - significa per una donna pensare e scegliere con la propria testa, anche attraverso un silenzio nutrito di idee". Parlando di Chiara ha raccontato la vita di una donna che ha saputo dare vita a un linguaggio rivoluzionario e superare le regole del suo tempo.

 

Collodi, Pinocchio e la pancia della balena

L'atmosfera nei chiostri del Sant'Agostino è raccolta. Dacia Maraini affronta anche uno dei maggiori temi dell'attualità. Consiglia di leggere Pinocchio, "perché rappresenta la società odierna, con donne che non vogliono figli e uomini che invece li desiderano al punto da crearne d'immaginari. Rincorrendo sempre questo figlio irraggiungibile si ritrovano alla fine nella pancia della balena, un altro modo per rappresentare la maternità".

 

La figura femminile

Secondo la scrittrice toscana, Collodi ha infarcito di simboli il suo capolavoro, tratteggiando l'idea che Geppetto non sia solamente figura maschile ma anche femminile. Attraverso questa nuova chiave di lettura, "è come se Collodi facesse partorire Pinocchio a Geppetto". Insomma, "tra le pagine del romanzo traspare che si può fare a meno della presenza della donna".

 

Il treno dell'ultima notte

Parlando di amore e di vita, ha voluto raccontare di un luogo in cui il sentimento dell'umanità viene negato, un tema trattato in uno dei suoi romanzi più intensi, Il treno dell'ultima notte. Ha parlato molto dei campi di concentramento: “Scrivere è come giocare con il corpo della madre, del resto per tutti noi il primo apprendimento linguistico viene attraverso il corpo della madre. Nel campo di concentramento mia madre e mio padre sono diventati dei libri”.

 

Lo strumento di resistenza

Citando il filosofo francese Henri Bergson, ha spiegato che "la memoria è come la coscienza, ci permette di comprendere il presente e preparare il futuro. Un essere umano senza radici è un minerale, quanto di più distante possa esserci dalla vita. La memoria è uno strumento di resistenza contro la cultura del mercati, per questo è necessario coltivarla. Mentre lo scopo dei nazisti era distruggere anche le persone rimaste vive".

 

La fame e l'odio

“Avevo 7 anni – ha aggiunto Dacia Maraini – e di Auschwitz ricordo la fame, ci davano solo ciò che era imprescindibile per vivere. Io mangiavo le formiche raccolte per terra e stavo male. Mia sorella mangiava le azalee, prendevamo bisce e serpenti nei fossi pur di mangiare qualcosa". Le guardie mangiavano davanti a loro e lei, bambina ancora innocente, in quel momento scopre l'odio, un sentimento sconosciuto e terribile.

Il rapporto con la morte

La società di oggi non ha un buon apporto con la morte: "Non mi piacciono i cimiteri di oggi perché sono tutti uno sopra l'altro e non uno di fianco l'altro. Ricordo che quando una persona moriva, restava a casa, con le donne che lo vegliavano. Non c'è più il sentimento di un tempo, ora la morte va tenuta lontana, in un obitorio, nei frigoriferi. Tutti hanno paura della morte, ma alla fine è una finzione, è come i vampiri, non esiste, la gente se l'inventa per restare legata alle persone che hanno perso.

 

L'arrivederci

Nella straordinaria serata al Sant'Agostino ha parlato anche di libri suoi e di altri – "leggete l'ultimo di Francesco Piccolo, Il desiderio di essere come tutti, è molto bello" - di viaggi, di teatro. Nello sguardo, profondo e sincero e nei modi, garbati e dolci, sembra di cogliere tutta la sua storia: figlia di Topazia, una pittrice originaria di un’antica famiglia siciliana, gli Alliata di Salaparuta e di Fosco, metà inglese e metà fiorentino, etnologo e scrittore di libri sul Tibet e sul Giappone. "Chissà che un giorno non possa venire a Crema a dar vita ad un progetto" ha concluso tra gli applausi, interminabili, mentre i presenti si guardavano l'un l'altro, quasi a ringraziarsi a vicenda per la presenza.

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