Venerdì 10 maggio il teatro san Domenico ha registrato il sold out per Italia Mundial, portato in scena dal giornalista sportivo Federico Buffa, accompagnato dal pianoforte di Alessandro Nidi e diretto da Marco Caronna. Lo spettacolo ha trasportato il pubblico nel cuore della vittoria della nazionale azzurra ai mondiali di calcio del 1982, svoltasi in Spagna, allo stadio Bernabeu. Un’impresa ancora impressa nelle menti e nei cuori degli italiani, a più di quarant’anni di distanza, un trionfo sportivo indimenticabile anche per chi non ama il calcio, per chi non c’era perché non era ancora nato e per chi lo ha visto in diretta in quella calda estate spagnola. Un monologo dinamico, divertente ma anche toccante, dove, grazie al talento e alla passione di Buffa, lo sport e la cultura si sono uniti un in tutt’uno per stregare il pubblico.
I protagonisti dell’impresa
Partendo dal difficile contesto di quell’epoca, l’Italia stava uscendo dagli “anni di piombo”, la Spagna aveva subito un tentativo di Golpe al parlamento nel 1981, Buffa traccia un profilo dei protagonisti, i veri eroi del mundial. Dopo il mondiale del 1978 in Argentina, Enzo Bearzot ha costruito, con tante polemiche, la squadra che portò in Spagna. Un friulano riservato, mal visto dalla stampa e parecchio testardo. L’allenatore creò sgomento per aver scommesso su Paolo Rossi, reduce da una squalifica di tre anni, tornato sui campi da calcio solo a marzo. Bearzot con questa scelta si prese un rischio altissimo, la scelta di Rossi sacrificò il capocannoniere Roberto Pruzzo, nonostante ciò, Berazot, continuò per la sua strada. Due sono stati gli uomini di fiducia, un capitano “effettivo” e uno “morale”. Il primo fu Dino Zoff, il secondo Gaetano Scirea. Zoff, a quarant’anni suonati è protagonista di parate decisive nelle partite contro Brasile e Argentina. Scirea, considerato un campione dentro e fuori del campo.
Verso il mundial
Si sono susseguiti tanti racconti, collegati al cammino della nazione verso i mondiali. Il girone eliminatorio superato dall’Italia a spese dei camerunesi, il girone contro il Brasile e l’Argentina, il silenzio stampa della squadra, la resurrezione di Paolo Rossi, l’urlo di esultanza di Marco Tandelli dopo la rete in finale contro la Germania Ovest, la coppa sollevata al cielo di Madrid, la pipa del commissario tecnico, gli infortuni di Collovati, la scoperta di un giovane Bergomi. Un album dei ricordi di volti, aneddoti e difficoltà raccontate da Buffa con animo e dinamismo, facendo rivivere l’impresa sportiva più significativa della nazione.
Il regalo fatto all’Italia
La vittoria è stata significativa anche fuori dal contesto sportivo. La dimostrazione lampante è stata data dagli aneddoti su Sandro Pertini, all’epoca presidente della repubblica. Dopo la vittoria si recò negli spogliatoi ed esclamò: “non avete idea del regalo che avete fatto al nostro paese”. Senza dimenticare poi la celebre partita a scopone sull’aereo di ritorno insieme a Bearzot, Zoff e Causio, con affianco la coppa del mondo. Secondo Buffa “Pertini aveva compreso che quell’impresa aveva un valore che andava oltre lo sport”.
L’umanità del calcio
L’atto finale, forse il più evocativo di tutta la serata, l’annuncio della malattia di Bearzot. Paolo Rossi era andato a trovarlo per presentargli la sua seconda moglie, in quell’occasione il ct racconta del tumore. Una scena commovente, perché entrambi non sono più con noi. Una chiusura dove esce fuori tutta l’umanità di quei personaggi, dove il calcio non è solo uno sport. Lo stesso Bearzot, sempre schivo, nell’incontro con Pablito gli confida: “grazie a te agli altri, io sono stato un uomo felice”. Un chiusura da standing ovation, applausi colmi di gioia mista a malinconia hanno salutato Federico Buffa e Alessandro Nidi.