10-10-2024 ore 19:29 | Cultura - Storia
di Annamaria Carioni

Benvenuti a teatro: da 25 anni il san Domenico accoglie i cremaschi e promuove cultura

Il teatro san Domenico festeggia i suoi primi 25 anni di attività e lo annuncia alla città di Crema e al territorio con una conferenza stampa affollata di esperti, giornalisti e soci in un piovoso pomeriggio di ottobre. Il luogo prescelto è il palcoscenico, dove trovano collocazione due poltroncine rosse, una per il presidente in carica Giuseppe Strada e l'altra per il primo cittadino Fabio Bergamaschi, e di fronte a loro diverse sedie, tutte occupate dai numerosi invitati, tra cui i precedenti presidenti dell'omonima fondazione: Paola Orini dal 2000 al 2006, Umberto Cabini dal 2006 al 2012 e Giovanni Marotta dal 2012 al 2015. C'è aria di attesa, anche per l'annunciata presentazione del libro “Le vite del San Domenico. Inquisitori, nobili, artisti e musici”, realizzato con il contributo di illustri cremaschi, scrittori e non.

 

Venticinque anni di successi
“Tutto è iniziato il 27 novembre del 1999 con la prima nazionale di Eliogabalo – ha spiegato Strada – Oggi celebriamo questa importante ricorrenza raccontando non una, ma tante storie. Storie che ci dicono che il complesso del san Domenico, nella sua plurisecolare vita, è stato sempre e comunque un teatro. Teatro di vite vissute, di storie raccontate, di eventi storici, di tragedie e di commedie umane, di manifestazioni, di arte e di musica. È per questo che possiamo oggi dire con convinzione che la sua ultima trasformazione, 25 anni fa, è il prestigioso punto di arrivo di un lungo percorso.” Il concerto tributo a Morricone Film History, in programma il 27 novembre 2024 ricorderà questa data importante.

 

 

Una bella storia cremasca
“Crema senza il teatro san Domenico sarebbe una città incompleta, priva della propria identità, perché non esiste città senza cultura – ha osservato il sindaco - dopo l'incendio, per lunghi anni Crema è rimasta priva del suo teatro, anche se la cultura non è mai venuta meno. Possiamo affermare che tutta la città è affezionata a questo luogo, dove in questi 25 anni abbiamo ospitato compagnie prestigiose, esplorando ogni genere teatrale, ma anche concerti con alcune tra le migliori voci italiane del momento e abbiamo dato spazio alle compagnie amatoriali del territorio”. 

 

Spazio agli autori
Mentre sulla parete di fondo del teatro vengono proiettate immagine computerizzate in 3D, che riproducono la struttura dell'edificio, prende avvio la carrellata degli interventi da parte dei diversi autori del libro: tre minuti a testa per incuriosire i presenti, per dare un sintetico assaggio dei contenuti e delle direttrici di indagine e ricerca storica percorse. Giuseppe Strada apre il giro con uno scoop: il nonno della famosa Giulietta Capuleti era sepolto nella cripta del san Domenico. Questa è solo la prima di innumerevoli notizie interessanti, che mantengono viva l'attenzione dei presenti.

 

Passione e dedizione
Vincenzo Cappelli, assessore nei difficili anni delle ipotesi di riapertura del teatro, ripercorre le intricate questioni logistiche ed economiche di allora, ricorda la forte pressione dei cittadini e l'ispirazione di scegliere la chiesa in pieno centro storico sull'esempio di una pieve domenicana di Foligno, trasformata anch'essa in teatro. Sauro Bellodi affronta il tema degli affreschi, visibili nel foyer, addentrandosi con competenza nella diatriba tra Francescani e Domenicani e raccontando con dovizia di particolari le vicende di Pietro da Verona. Gian Carlo Corada “in punta di penna e con grande attenzione” restituisce brevemente quanto descritto nel capitolo dedicato all'Inquisizione moderna del 1500 a Crema e ai suoi collegamenti con le vicende della diocesi, nata nel 1580.

 

Gossip d'epoca
Il taglio scelto per gli interventi è volutamente leggero e divulgativo: tra simpatiche battute e commenti divertiti, che rendono la materia accessibile a tutti, la parola passa alla professoressa Anna Maria Cabrini, che introduce le vicende di nobildonne cremasche, di famiglie nobiliari importanti, quali i Sanseverino Vimercati e i Griffoni Sant'Angelo e delle loro relazioni con il priore e novelliere del Cinquecento Matteo Bandello, sottolineando che proprio nella dimora di Sermone Vimercati si svolse la prima rappresentazione teatrale cremasca. Marianna Belvedere, che si è laureata presso l'università Ca' Foscari con una tesi su Crema veneziana, ricostruisce le vicende del Settecento, quando la chiesa e l'annesso convento sono oggetto di un violento sgombero per fare spazio ai cavalli ed ai foraggi delle truppe francesi, provocando “un dramma per il patrimonio artistico, svenduto in aste pubbliche o disperso. Carlo Solzi ricorda le tragiche vicende dell'incendio del teatro, studiate anche attraverso il diario, redatto alla fine dell'Ottocento da un avvocato, che aveva acquistato un palco.

 

Verso i giorni nostri
Umberto Cabini parla della nascita nel 2006 di Arteatro, mossa “dall'intento di contaminare con l'arte gli spazi del chiostro, annesso alla sala” e dell'ingresso dell'Istituto Folcioni all'interno della Fondazione: “I pareri erano discordi, l'impresa era un'incognita, soprattutto a livello finanziario”. Il tempo, però, ha dato ragione alla scelta, che ha permesso di raccogliere ed esporre le numerose opere, donate negli anni dagli artisti espositori, come esplicitato anche da Giampiero Carotti e Francesca Berardi, incaricati di curare il catalogo e l'archivio del teatro, che contiene libri di pregio, manoscritti e partiture musicali di compositori cremaschi. Trai presenti anche il liutaio cremasco Vittorio Formaggia, che ha steso il capitolo “Le viole di Paulì”, curioso soprannome con cui era conosciuto il liutaio Azzo Rovescalli.
 

Nel cuore della città

Conclude il sindaco: “Se lo spettacolo continua, lo dobbiamo a tutti coloro che hanno lavorato a questo grande e appassionante progetto comune. Ma lo dobbiamo anche al pubblico di Crema, che ha sempre dimostrato un profondo attaccamento a questa importante istituzione culturale, non facendo mai mancare il proprio sostegno e la sua presenza. Venticinque anni dopo possiamo affermare che quel sogno a lungo cullato è oggi una bellissima realtà, che deve continuare ad innovarsi e a sperimentare per far crescere la curiosità dei più giovani e stimolare gli adulti".

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