10-05-2024 ore 18:42 | Cultura - Musica
di Paolo Emilio Solzi

I Carmina Burana di Carl Orff cantati da cori olandesi e italiani all’Auditorium Manenti

Il Cremona International Spring Music Festival 2024 si è concluso all’Auditorium Manenti di Crema con un concerto che ha riunito il coro olandese Holland Concert Choir, il Coro Ponchielli Vertova di Cremona, il Coro di Voci Bianche IC Cremona 3 e l’ICP Percussion Ensemble per eseguire i Carmina Burana di Carl Orff. Olandese il direttore Paul Valk e olandesi i solisti: Leonor Biu (soprano), Jan Kristof Schliep (tenore) e Pierre Mak (baritono).

 

I Clerici Vagantes e il Codex Buranus

I Carmina Burana sono una raccolta di testi poetici o canti, composti nei secoli XI e XII (prevalentemente in latino). Esaltano il desiderio dei piaceri terreni, l’amore per la vita errabonda, il rifiuto della ricchezza. Appartengono alla cultura dei Clerici Vagantes, studenti medievali che passavano più tempo a mangiare e a ubriacarsi nelle taverne che nelle aule universitarie. Essi si autodefinivano “Ordine dei Goliardi” (dalla parola latina che significa “gola”). Tale atmosfera dionisiaca è particolarmente evidente nel Canto 196 della raccolta, il celeberrimo In taberna quando sumus, che contiene un provocatorio rovesciamento dei valori cattolici (ripreso, qualche secolo più tardi, da François Rabelais nei romanzi di Gargantua e Pantagruel). I Carmina Burana sono stati a noi tramandati da un codice miniato, il Codex Buranus, ritrovato nella Bura di San Benedetto in Baviera nel 1803, oggi conservato a Monaco. In questa città nacque Carl Orff, musicista che nel 1935-1936 compose una cantata, orchestrando 24 testi della raccolta.

 

Fortune Rota volvitur

L’orchestrazione di Orff prevede un organico imponente, che include solisti, cori, legni, ottoni, archi, percussioni e due pianoforti. Spesso, per questioni di spazio, i Carmina Burana vengono eseguiti in una versione “a organico ridotto” con solisti, cori, percussioni e due pianoforti, che all’Auditorium Manenti sono stati suonati da Adriaan de Wit e Rob Nederlof. L’opera di Orff è strutturata come un giro di Ruota della Fortuna (non quella di Mike Bongiorno, ma quella della dea bendata Fortuna, simbolo dell’imprevedibilità della vita). La cantata è divisa in un prologo e cinque parti: In primavera, Nel prato, Alla taverna, Corte dell’amore, Biancoforte e Elena. Il prologo si apre con il brano O Fortuna, reso famoso dai registi europei e americani che lo hanno usato come sottofondo musicale per scene di battaglia o cavalcate in film di successo, a partire da Excalibur (1981). Il testo di O Fortuna consiste in una serie di improperi contro la sorte avversa, che governa il destino degli uomini secondo il suo capriccio. Le prime due parti, alquanto bucoliche, celebrano gli aspetti più spensierati della primavera. La terza parte richiama la vita sregolata dei Clerici Vagantes. La quarta e la quinta parte inneggiano all’amore carnale e terreno.

 

In terra summus rex est hoc tempore Nummus

È un piacere ammirare l’Auditorium Manenti traboccante di pubblico per poco più di un’ora (tanto dura l’opera di Orff). Pochi giovani, purtroppo. È difficile ormai trovare una maggioranza di giovani in un concerto di musica non contemporanea. Peccato, perché i Carmina Burana – osteggiati in Germania dal nazismo per i toni erotici e riscoperti in Italia durante le rivolte del ’68 – sono testi estremamente trasgressivi e dissacranti, che esprimono sferzanti condanne verso i prelati che inseguivano il denaro e il potere. Ecco qualche estratto dall’edizione dei Carmina Burana a cura di Piervittorio Rossi (Bompiani, 2010): “Il clero non gode più di alcuna stima presso i laici, la sposa di Cristo è ingorda solo d’oro […], si vendono gli altari, si vende l’eucarestia, ma la grazia, quando è venduta, non possiede alcun valore. Il dono di Dio non dev’essere concesso se non gratuitamente, chi lo vende o mercanteggia […] non sarà mai ammesso nel tempio dello Spirito” (Canto 8); “La morte ormai regna sui prelati che non vogliono amministrare i sacramenti senza ottenere ricompense, come promettono all’inizio della loro missione […]. Sono ladri e non apostoli, e distruggono la legge del Signore” (Canto 10); “Sulla terra in questi tempi il denaro è re assoluto. […] La venale curia papale ne è quanto mai golosa. Esso impera nelle celle degli abati e la folla dei priori, nelle loro cappe nere, inneggia solo a lui” (Canto 11).

 

Un altro giro di ruota

I Clerici Vagantes non erano avversi alla Chiesa come istituzione, alla quale erano legati, ma ne attaccavano solo i membri corrotti. Rientravano in quei movimenti medievali contrari alla mondanizzazione del clero cattolico. Piervittorio Rossi scrive: “Contro di loro […] tuonarono molto frequentemente dall’inizio del Duecento sinodi ecclesiastici, vescovi e papi. […] Ormai incapace di riassorbirli, la Chiesa li condannava inesorabilmente […] privandoli dei benefici ecclesiastici”. La cantata di Orff, invece, si conclude con la ripetizione di O Fortuna, come ritorno al punto di partenza: la Ruota della Fortuna ha compiuto un altro giro.

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