09-12-2022 ore 11:35 | Cultura - Arte
di Gloria Giavaldi

Fai Crema, chiuso con successo ad Offanengo l'itinerario sul Barbelli nella chiesa san Rocco

Il 4 agosto 1990 Maria Verga Bandirali segnalava la notizia della prima opera finora documentabile di Gian Giacomo Barbelli, il più importante pittore seicentesco cremasco, nato a Offanengo nel 1604: ossia la pala con San Michele e la liberazione di san Pietro dal carcere, dipinta per l’altare di San Michele dell'Oratorio di San Rocco in Offanengo. A questa grande tela del Barbelli, databile al 1622 grazie al cartiglio ritornato leggibile dopo il restauro, e al cinquecentesco oratorio che la custodisce da secoli, è stato dedicato l’ultimo appuntamento del 2022, domenica 4 dicembre, organizzato dalla delegazione Fai di Crema in collaborazione con la Pro loco e il museo della civiltà contadina di Offanengo e grazie all’ospitalità del parroco don Gian Battista Strada.

 

L'importanza del museo

Come hanno ricordato in apertura, la capo delegazione Annalisa Doneda e il presidente del museo Valerio Ferrari, l’iniziativa ha celebrato proprio a Offanengo, la ricorrenza dei 400 anni della pala e ha concluso la serie di visite a opere del Barbelli eseguite nelle piccole chiese del Cremasco, proposte con successo nelle Giornate Fai d’autunno. Un'occasione, anche per il Museo della Civiltà contadina, di ribadire il ruolo che un museo è chiamato a svolgere, quale promotore di momenti di riappropriazione e conoscenza del proprio patrimonio, materiale e immateriale, e quale mediatore culturale di saperi da raccogliere, conservare e tradurre in motivi di comunicazione a favore di un pubblico curioso e partecipe.

 

La conferenza

Protagonista dell’incontro è stato lo storico dell’arte Cesare Alpini, profondo conoscitore della pittura cremasca, che ha coinvolto il pubblico che gremiva la chiesa con una narrazione, ricca di spunti comparativi, relativa alla storia della piccola chiesa di San Rocco e del suo interessante ciclo di affreschi schierati nella zona absidale, riconducibile a pittori anonimi, attivi anche nel santuario della Pallavicina a Izano. Anche a Offanengo, l’oratorio di san Rocco è testimone della devozione del santo taumaturgo nei decenni a cavallo fra XV e XVI secolo, segnati da ripetute epidemie di peste, e attestata dai molti edifici sacri a lui dedicati nel nostro territorio. Già in fase di costruzione nel 1514, ma completato e decorato più tardi, l’oratorio di Offanengo rappresenta uno degli esempi più significativi di questa classe di edifici, le cui forme architettoniche evidenziano analogie con il santuario della Misericordia e la parrocchiale di Castelleone, nonché la chiesa di Santo Spirito e Santa Maria Maddalena a Crema.

 

La visita

Alpini ha poi accompagnato il pubblico nella lettura analitica della pala d'altare di Barbelli, descrivendo i personaggi raffigurati e le diverse caratterizzazioni e ricordando il ruolo di Giovan Pietro Palotto, mercante che curò forse il completamento della decorazione della chiesa e lasciò nel suo testamento (1611) disposizioni sulla fondazione del beneficio e dell’altare di San Michele, per il quale sarebbe stata poi dipinta la pala. A conclusione della conferenza i visitatori hanno potuto avvicinarsi alla pala, agli affreschi e alla piccola sagrestia e visitare la sezione dedicata alla produzione delle terrecotte nel Museo della civiltà contadina, accompagnati dal presidente Valerio Ferrari e dai volontari del museo, della Pro loco e della delegazione Fai di Crema.

2009