09-11-2014 ore 19:45 | Cultura - Storia
di Luigi Dossena

Historia et imago Cremae. La terra promessa di Galli e Romani: dalla stirpe celtica all’arrivo delle legioni d’Augusto

Dal grembo della dea madre fatto di acqua, il mare Gerundo, nacquero quattro fiumi: l’Oglio, il Serio, l’Adda e l’ultimo, il più piccino, lungo solamente 28 chilometri, il Tormo. Fu da questo mondo liquido che emersero le terre cremasche e così l’uomo 3000 anni fa , navigando e remando fra le acque e camminando sopra i crinali, diede origine a Crema. La pace dei cremaschi di quei tempi ebbe fine verso la metà del 500 a.C. quando corpose migrazioni spingevano le genti ad oltrepassare da nord le Alpi e da sud il Po per raggiungere la Padanja felix, così veniva chiamata la Lombardia e perciò il cremasco a pieno titolo.

 

Le ville rustiche

Apparvero questi popoli minacciosi agli indigeni cremaschi appollaiati sulle loro palafitte. Naturalmente queste nuove genti non avevano desideri bellicosi, ma stanziali; erano della stirpe dei Galli, Cenomani, Liguri, Umbri, Venetici, Etruschi e facevano capolino anche i primi Romani. Otre a questi popoli importanti numericamente vi era una pletora di altre gens. Recentemente negli scavi fatti per la posa dei tubi del metano fra Sergnano, Camisano, insomma nel territorio cremasco, sono venute alla luce oltre 40 piccole ville rustiche, non solo romane.

 

Il forum Giuguntorum (dipinto di Luigi Dossena)

Le legioni d’Augusto

È nell’età di Augusto che nel cremasco avvenne la prima centuriazione. La Lombardia venne assegnata fra due regio, la decima chiamata Venetia e l’undicesima chiamata Transpadana il suo terminale era il fiume Oglio, che fungeva da spartiacque. La centuriazione romana terminava alla confluenza del fiume Serio quando entrava nell’Adda. La sua linea filava lungo i villaggi di Offanengo, Romanengo e Ticengo. La presenza romana spodestò definitivamente in quel tempo l’impero insubre; accanto a Roma vi fu un fidato alleato barbaro: il popolo dei Cenomani.

 

Il popolo dei Giugunti

Il luogo ove i popoli tutti si davano un gran da fare era ben appunto la confluenza fra il fiume Serio e l’Adda, era il punto ove tutto arrivava e tutto partiva, sulle navicule, sui traghetti e sulle imbarcazioni quali traffici militari e commerciali, verso il fiume Po e di conseguenza al mare o nel sud Italia o anche verso Como quale meta usata per lo scavallo delle Alpi centrali. Il territorio cremasco fra il terzo e il secondo secolo a.C. gravitava già nell’orbita bergamasca e parrebbe che un popolo chiamato Giugunti o Diugunti vivesse ove fu fondata Crema.

 

La presenza galloromana

Nell’89 a.C. i cremaschi si posero quali federati, ma indipendenti, dei romani: era il frutto della disgregazione insubre, ricostituitasi in un sistema di colonie. Presenze galloromane sono state disseppellite a Rivolta d’Adda, Roncadello d’Adda, Dovera e Spino d’Adda, ma in tutto il territorio cremasco e cremonese nel corso dei secoli vennero trovate innumerevoli tracce tangibili di quei secoli a ridosso dell’anno 0. Fra la fine del secondo e i primi decenni del primo secolo avanti Cristo si realizzò nel nostro territorio la ruralizzazione di tutte le genti non romane, oramai vinte e soggiogate, sparse qua e là nel ager cremasco, insomma i grandi guerrieri del passato sommessamente piegati a semplici contadini. Tutto il territorio venne romanizzato e centuriato e venne per la prima volta coltivata la vite da cui la produzione del vino.

 

Le nuove mode mediterranee

Scomparve, sempre tra il secondo e il primo secolo, l’abbigliamento delle nostre genti per adeguarsi alle nuove mode mediterranee. Apparve anche da noi la moneta anche se le dracme celtiche e le monete romane già circolavano. I cremaschi fino all’età  preannibalica praticavano pagamenti in natura o in scambio. Roma nel primo secolo a.C. impose un’unica moneta: i danari, l’asse, i sesterzi. Pensate, nel 1791 sono stati trovati a Cremona in tre olle di creta ben 6000 denari romani; nel 1911 nel ripostiglio di Calvatone 327 denari databili in quei tempi cioè fra il 152 e il 27/29 a.C.

 

Epoca consegnata al mito

Altri ritrovamenti monetari sono venuti alla luce a Castelverde, Grumello Farfengo, Olmeneta, Ossolaro Pescarolo e Pieve d’Olmi. Una montagna di monete quindi fu rovesciata sui poveri padani rozzi, barbari e leggermente tribali. Era il crepuscolo di quel mondo consegnato oramai al mythos , che si popolava di grandi capi guerrieri alla testa di moltitudini sempre in movimento, di capanna in capanna, dai lunghi capelli, barbe e baffi fluenti: ergo l’incarnazione di Vercingetorige, combattuto e vinto, portato a Roma quale zimbello dell’Urbe per la gloria sempiterna degli imperatori. Fonti AA VV Storia di Cremona, L’età antica; don Angelo Aschedamini Vidolasco: testimonianze archeologiche.

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