09-05-2023 ore 20:21 | Cultura - Libri
di Paolo Emilio Solzi

Europa Nonostante Tutto, un libro corale per riscoprire storia e benefici dell’Unione Europea

Ogni anno il 9 maggio si svolge la Giornata dell’Europa, che celebra l’unità e la pace nel nostro continente. In proposito si consiglia di leggere Europa Nonostante Tutto (La Nave di Teseo, 2019), un libro di Antonio Calabrò, Maurizio Ferrera, Piergaetano Marchetti, Alberto Martinelli, Antonio Padoa-Schioppa.

 

Il Manifesto di Ventotene e gli Stati Uniti d’Europa

L’idea moderna di una federazione europea nacque con il Manifesto di Ventotene, scritto nel 1941 da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, due intellettuali antifascisti al confino sull’isola laziale. Il manifesto proponeva di abolire la divisione dell’Europa in Stati sovrani per mettere fine ai nazionalismi e con essi alle guerre. Si trattava dunque di un progetto politico (prima ancora che economico), finalizzato a stabilizzare la pace. Anche Winston Churchill dichiarò nel 1946: “Esiste un rimedio che […] potrebbe trasformare l’intera scena e rendere in pochi anni tutta l’Europa […] libera e felice […]. Dobbiamo creare una specie di Stati Uniti d’Europa”.

 

Dalle comunità economiche all’Unione Europea

Nel 1951 Francia, Germania dell’Ovest, Italia, Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo diedero vita con il Trattato di Parigi alla Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA) per gestire tali materie prime. Nel 1957 con il Trattato di Roma sulla Comunità Economica Europea (CEE) fu creato un mercato unico tra gli Stati fondatori della CECA. Prese il via un “processo di rimozione delle barriere doganali e di […] libera circolazione delle merci” e delle persone che stimolò potentemente l’economia, “la quale conobbe in Europa un rigoglioso sviluppo”. Il successo fu tale che, nei decenni successivi, altri Stati dell’Europa occidentale e poi di quella orientale chiesero di aderire al progetto. La “prospettiva di entrare nella CEE fu [decisiva] nell’indurre i Paesi aspiranti ad adottare le regole della democrazia”, che era una “precondizione per l’accesso al mercato comune: così avvenne per la Grecia, la Spagna, il Portogallo e più tardi per i Paesi [prima] soggetti al dominio sovietico”. Nel 1992 con il Trattato di Maastricht le comunità europee sono state riunite nell’Unione Europea (UE).

 

Un sistema di welfare importante ma sconosciuto

Secondo i suoi detrattori, l’Unione Europea sarebbe un’élite tecnocratica che si preoccupa solo dell’economia, trascurando i poveri (come se i due aspetti fossero scollegati). L’UE comprende circa il 6% della popolazione mondiale, ma “eroga quasi la metà del welfare complessivo di tutti i Paesi del pianeta”. Il bilancio comunitario “mette a disposizione dei Paesi membri risorse [ingenti] per combattere povertà e disoccupazione, per promuovere istruzione, formazione e sviluppo locale. Lo strumento principale è il Fondo sociale europeo, istituito dal Trattato di Roma. Anche molte misure degli altri Fondi strutturali e di investimento europei […] riguardano l’occupazione, l’inserimento lavorativo […] e la riqualificazione professionale. […] Nel 2006 l’UE ha istituito il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione, che eroga risorse per ammortizzare i licenziamenti di lavoratori a seguito di chiusure o delocalizzazioni aziendali […]. Sulla scia della grande recessione, nel 2014 è stato creato il Fondo di aiuti europei agli indigenti, che fornisce aiuti materiali alle persone in condizione di povertà estrema. […] In molti Stati (Italia compresa) l’UE ha sollecitato […] l’introduzione degli schemi di reddito minimo garantito e cofinanziato i servizi di accompagnamento e inserimento lavorativo”.

 

La legislazione in difesa del Made in Italy

Deve parecchio all’UE (quel Leviatano che cancellerebbe le identità dei singoli Paesi) la legislazione in difesa del Made in Italy: “tutela dei marchi, […] indicazioni geografiche, specialità territoriali, denominazioni tipiche dei vini e dei prodotti alimentari. Anche qui regole comunitarie uniformi si sono rivelate essenziali”. E alla “forza complessiva dell’Unione è affidata la tutela degli interessi nazionali nelle trattative e negli accordi internazionali con i Paesi, emergenti o meno, che insidiano il Made in Italy”.

 

I principi di attribuzione, sussidiarietà e proporzionalità

Se leggiamo il Trattato di Lisbona del 2007, che definisce l’attuale struttura istituzionale dell’Unione Europea, notiamo che essa opera attraverso i principi di attribuzione, sussidiarietà e proporzionalità. L’Unione agisce solo entro i limiti delle competenze che gli Stati membri le attribuiscono con i trattati: ogni altra competenza resta ai singoli Stati (attribuzione). Nei settori non espressamente riservati all’UE, questa interviene soltanto se gli obiettivi di un’azione non possono essere raggiunti in misura sufficiente dai Paesi membri, ma possono essere meglio conseguiti a livello di Unione (sussidiarietà). In ogni caso, il contenuto e la forma dell’azione dell’Unione si limitano a quanto necessario per l’ottenimento degli obiettivi previsti (proporzionalità). L’UE “non è distruttrice di autonomia e di sovranità. Semmai, è troppo timida nell’esercitare le sue competenze e nell’aiutare con la sussidiarietà gli Stati [a] risolvere problemi più grandi della loro forza”.

 

Un periodo lunghissimo di mantenimento della pace

Oggidì l’unificazione politica non è ancora avvenuta, ma dalla fine del secondo conflitto mondiale sono passati più di 70 anni “senza che alcuna famiglia abbia pianto un marito, un figlio caduto in guerra [nel territorio dell’Unione Europea]. Ci pare poco? Forse sì, con gli occhi di una generazione che in questo clima è nata. Molti, moltissimi settant’anni di pace per chi ricorda” i racconti dei nostri nonni. Nel 2012 l’UE ha ricevuto il premio Nobel per la pace, avendo contribuito a trasformare la maggior parte dell’Europa in un continente senza guerre. Il comitato del premio Nobel sottolineava che per sei decenni (a partire dal 1951) l’Unione e le precedenti comunità economiche hanno favorito la pace, la riconciliazione, la democrazia e i diritti umani.

 

Riscoprire i benefici dell’UE per evitare di perderli

Europa Nonostante Tutto è una lettura utile per bandire certi luoghi comuni. Bisogna conoscere ciò che l’Unione Europea ha fatto per noi, il “modo in cui ha agevolato, migliorato, elevato la vita” dei suoi cittadini. È necessario “riscoprire i problemi che ha evitato e quelli che ha risolto. La libertà di trasferirsi e lavorare nei Paesi dell’Unione, la larga gamma di consumi che le frontiere aperte ci mettono a disposizione, il diritto di essere assistiti ovunque ci si trovi sul territorio comunitario, le possibilità di formazione, studio, ricerca” che l’UE offre sembrano benefici irreversibili, ma non lo sono. La rinascita, anche in Italia, di “pulsioni nazionaliste […] desta profondo sconforto. Queste tossine” nel Novecento hanno condotto due volte l’Europa e il mondo alla catastrofe.

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