09-03-2015 ore 15:03 | Cultura - Storia
di Simone Riboldi

Museo di Crema e del Cremasco. Dai giochi multimediali alle piroghe monossili: alla scoperta della sezione archeologica fluviale

Diretta appendice della sezione dedicata all’archeologia è la sezione che conserva quella che non è forse errato definire come la collezione che più caratterizza, con la sua specificità, il museo cittadino. Stiamo parlando della sezione di archeologia fluviale, che ospita quattro delle tredici piroghe trovate nei fiumi Adda, Oglio e Po e che è stata inaugurata nel 2010.

 

I ritrovamenti

Essa ospita quattro piroghe, appositamente trattate per poter resistere fuori dall’acqua, grazie anche all’ambiente ad umidità e temperatura controllate della sala. In particolare undici imbarcazioni monossili, come vengono definite dagli studiosi le piroghe, furono ritrovate tra il 1972 ed il 1976 e costituiscono il nucleo più significativo della collezione: quattro provengono dal corso dell’Adda, mentre una sola da quello del Po; la maggior parte di esse, sei ritrovamenti, proviene dunque dal fiume Oglio.

 

Numerosi rinvenimenti

Le piroghe sono state oggetto di numerosi rinvenimenti, specie nel Nord Italia, in particolare nella bassa pianura di Lombardia, Veneto ed Emilia: come ricordano nel loro studio Thea Ravasi e Fabiana Barbaglio “tale fenomeno può essere attribuito alle particolari caratteristiche geomorfologiche e idrografiche del territorio: la zona infatti nelle epoche passate era ricca di paludi e lagune, che hanno richiesto un prolungato utilizzo di imbarcazioni leggere e facili da manovrare che, come le monossili, potessero essere sfruttate non solo per il trasporto di carattere commerciale, ma anche per i brevi spostamenti interni fra i diversi insediamenti”.

 

La costruzione delle piroghe

Realizzate con tronchi di piante dal legno robusto, prevalentemente quercia, ma anche castagno, sebbene non sia da escludere che esistessero pure piroghe prodotte con legni teneri, andate però perdute nel tempo causa la fragilità del materiale di realizzazione, le imbarcazioni venivano scavate con asce, accette, scalpelli ed altri utensili, nonché con il fuoco. Una volta scavato il tronco il carpentiere procedeva anche alla modellazione dello scafo, definendone meglio la prua, la poppa e l’altezza delle pareti, nonché dotando l’imbarcazione di fori sul fondo, funzionali per permettere lo svuotamento dell’acqua imbarcata.

 

Particolare delle piroghe (foto © Cremaonline.it)

La piroga doppia

Il Museo di Crema conserva sia piroghe in cui la forma del tronco non è stata radicalmente modificata e che hanno perciò pareti alte sia piroghe dal fondo piatto. Per le prime si ipotizza un utilizzo assieme ad una gemella per la costituzione di una piroga doppia, per le secondo invece, oggetto di una lavorazione maggiore, è invece facilmente ipotizzabile l’utilizzo in acque calme e basse, come erano quelle, appunto, del Lago Gerundo, per il trasporto di persone e materiali, ma anche come ausilio nelle battute di pesca.

 

La datazione

Le piroghe, che da una prima analisi superficiale si potrebbero far risalire all’epoca preistorica, in realtà furono presenti in diverse epoche: pur in mancanza di dati certi le piroghe cremasche sono databili fra il III ed il XII secolo d.C., quindi risalgono ad un periodo compreso fra l’epoca romana ed il Medioevo. Ma le piroghe furono usate anche in tempi più recenti, visto che ancora negli anni Sessanta del XX secolo il mare Adriatico era solcato dagli zoppoli, ultimi eredi, appunto, delle piroghe.

 

Gioco multimediale

L’allestimento della sezione di archeologia fluviale si caratterizza anche per la presenza di un gioco multimediale pensato per i visitatori più piccoli: i bambini, in veste di esploratori, realizzano virtualmente, secondo le antiche tecniche, la loro imbarcazione e a bordo della stessa si avventurano poi alla scoperta del mondo circostante.

 

Bibliografia

Beppe Ermentini, Le piroghe preistoriche del Museo di Crema e del Cremasco, in «Insula fulcheria», 1972-1973, pp. 55-64. Lidia Ceserani Ermentini, Le undici piroghe del Museo civico di Crema, in «Insula fulcheria», 1983, pp. 41-52. Thea Ravasi, Fabiana Barbaglio, Merci e persone sui fiumi. Le imbarcazioni monossili conservate presso il Museo civico di Crema e del Cremasco, in Archaeotrade. Antichi commerci in Lombardia orientale, a cura di Marco Baioni e Claudia Fredella, Edizioni Et, Milano, 2008, pp. 37-61.

3502