08-01-2015 ore 15:36 | Cultura - Storia
di Simone Riboldi

Crema. Dai reperti archeologici alle macchine da scrivere, musica, arte e storia nelle sei sezioni del Museo civico

Il Museo civico di Crema e del Cremasco nasce e muove i suoi primi passi tra la fine degli anni Cinquanta ed i primi anni Sessanta del XX secolo come ‘museo multiplo’, cioè una realtà in grado di ospitare all’interno della stessa istituzione diverse sezioni tematiche. Per questo motivo ancora oggi si articola su varie sezioni, che illustrano la storia del Cremasco dalla preistoria ai giorni nostri.

 

Archeologia, i reperti del cremasco

La sezione ospita reperti, rinvenuti quasi esclusivamente sul territorio cremasco, che vanno dalla preistoria fino all’epoca longobarda. Così, accanto al cranio di un bisonte preistorico, troviamo testimonianze dell’Età del Bronzo (tomba di Spino d’Adda), dell’epoca greca (tesoretto di dracme in argento di Rivolta d’Adda), dell’epoca romana (il cospicuo ripostiglio monetale di Camisano, che comprende monete romane del periodo I-III secolo d.C., ma anche i pavimenti a mosaico di Palazzo Pignano) e dell’epoca longobarda (i corredi di numerose sepolture rinvenute tra Offanengo e Ricengo). La sezione si chiude con i reperti rinascimentali provenienti dai restauri del Duomo di Crema, operati a più riprese a partire dall’inizio del XX secolo; alla sezione di archeologia è strettamente interconnessa la sala dedicata alle piroghe, imbarcazioni monossili di cui il Museo vanta una collezione composta da ben 13 esemplari.

 

Musica, compositori ed artigiani

Le collezioni documentano il ruolo rivestito da Crema, dal XVII secolo fino ad oggi, nella produzione musicale, grazie all’attività della Cappella musicale della Cattedrale e del Teatro, distrutto da un incendio nel 1937, cui sono legati nomi di musicisti di notevole levatura quali Francesco Cavalli e Giovanni Bottesini. Anche l’artigianato connesso alla produzione musicale trasse beneficio dalla presenza attiva delle due istituzioni. Lo testimoniano, in particolare, i violini del liutaio cremasco Rovescalli e la qualità della produzione organaria cittadina, attiva dalla fine del XVIII secolo fino ai giorni nostri. La sezione di musica troverà il suo completamento con l’inaugurazione (aprile 2015) del Museo dell’arte e della tradizione organaria, ospitato nella struttura degli ex magazzini comunali.

 

La Sezione Musica (foto © Cremaonline.it)

I tesori della Pinacoteca

La Pinacoteca ripercorre la vita artistica locale (ma non solo) a partire dal XV secolo fino agli anni Cinquanta del XX secolo. Troviamo così opere di Vincenzo Civerchio ed Aurelio Buso (XV secolo), di Carlo Urbino e del Caravaggino (XVI secolo), di Tommaso Pombioli, Gian Giacomo Barbelli e Giovan Battista Lucini (XVII secolo), di Mauro e Tommaso Picenardi ma anche del Magnasco (XVIII secolo). La pinacoteca si articola, oltre che nel suo percorso storico, nella Sezione di Arte Moderna (SAM), inaugurata il 3 maggio 2014 e dedicata alle opere degli artisti attivi nell’Ottocento e nella prima metà del XX secolo: tra di essi si ricordano, a mero titolo di esempio, Eugenio Giuseppe Conti, Luigi Manini, Enrico Martini, Carlo Fayer, Gianetto Biondini, Achille Barbaro, Francesco Arata, Enrico Girbafranti, Federica Galli, Gaetano Previati ed i numerosi membri della dinastia pittorica dei Bacchetta.

 

Storia, i ricordi della dominazione veneta

Le collezioni di storia forniscono un’interessante panoramica della storia cittadina nel periodo compreso tra il XV e il XX secolo, con particolare riguardo alla dominazione veneta (di fatto sviluppatasi quasi ininterrottamente tra il 1449 ed il 1796), a quella austriaca ed all’ingresso (1859) di Crema e nel Cremasco nel regno di Sardegna, principale protagonista del percorso verso la creazione di una realtà statuale unitaria in Italia.

 

La Pinacoteca (foto © Cremaonline.it)

La Casa cremasca

Strettamente legata alla netta preminenza dell’agricoltura come settore produttivo (almeno fino alla metà del XX secolo) nel panorama economico locale è la Casa cremasca, ovvero la sezione dedicata all’antropologia ed all’etnografia. L’allestimento ricostruisce la dimora padronale di una cascina cremasca di fine ‘800 – inizi ‘900. In una simile tipologia abitativa potevano trovare alloggio personaggi come il proprietario del fondo agricolo, l’affittuario, il fattore, che lavorava per conto del padrone, o il mezzadro, che lavorava la terra dividendo a metà gli utili con il proprietario. All’interno degli ambienti espositivi vengono illustrate le tecniche per la coltivazione del lino e la lavorazione dei tessuti, per proseguire quindi nella ricostruzione della cucina, con tutti gli oggetti e gli strumenti utilizzati nel corso delle attività quotidiane, e la camera da letto, chiamata suler.

 

Le Machinète e l’industria cremasca

Con questo termine dialettale a Crema si intendeva la fabbrica di produzione delle macchine da ufficio sita in città. A partire dagli anni Trenta del XX secolo, infatti, la ditta Serio impiantò a Crema i propri stabilimenti per la produzione di macchina da scrivere e calcolatrici: tale ditta venne successivamente assorbita dalla Everest che, a sua volta, divenne parte integrante della Olivetti. La sezione, in cui è esposta solo una minima parte delle oltre 250 macchine per scrivere che costituiscono la collezione del Museo, è stata pensata proprio per celebrare il recente passato industriale di Crema. Per approfondire la conoscenza con le varie sezioni che compongono il Museo civico di Crema e del Cremasco si rinvia al sito ufficiale del Museo.

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