07-05-2021 ore 19:15 | Cultura - Libri
di Gloria Giavaldi

L'ultimo libro di Peppo Bianchessi è un inno alla creatività: 'le storie ci rendono migliori'

“Le storie sono un'occasione per vedere altri mondi, cogliere altre possibilità, conoscere altre realtà”. Sono una porta verso l'Altro. “Oltrepassarla significa vivere la vita di altre persone”, senza perdere se stessi, “per uscirne più ricchi, per crescere, per essere migliori”. Non sono per pochi, “sono per tutti: ogni cosa nasconde una storia. Non esiste un libro segreto: le idee vengono da qualsiasi parte”. Peppo Bianchessi, lo dice mentre seduto sulle gradinate del Duomo, tiene tra le mani il suo ultimo volume: Il libro segreto di Jules Verne, scritto con Luca Crovi ed edito da Solferino. “Il titolo è un pretesto. Celebro l'immaginazione, la creatività, la forza delle idee. Voglio dire che non è difficile trovare ispirazione”.

 

Storie in viaggio

Perché le storie resistono. Lo dimostra, prima di tutto, “quello strano volume rilegato in pelle pieno di pagine bianche” che si racconta nel tempo, sopravvive alle tempeste. Passa di mano in mano da Poe a Verne, da Nellie Bly a Collodi e si rivela a ciascuno. La copertina del libro è evocativa: si vedono il mare ed i suoi abitanti, il mappamondo, l'alba nuova. “Il mio, per il 70 per cento, è stato un lavoro di ricerca, ho fatto un pastiche”. Dalle stampe d'epoca, all'editing, passando per la collaborazione con Luca Crovi: “alla fine è stato un gioco. Luca è pieno di spunti, di idee. Il libro è l'esito di un confronto continuo, di tagli, rivisitazioni, di nuove scoperte in corsa”. Un viaggio sempre pronto a cambiare strada e a continuare sulla base delle più diverse inclinazioni: “Luca aveva previsto un'ampia parte su De Amicis, autore che io ho sempre amabilmente odiato”. La versione di Nellie Bly “è stata una piacevole scoperta”. Il finale? “E' aperto, offre una prospettiva”. Consegna la palla al lettore “perché non abbiamo detto tutto”.

 

Binomio di arti

Non si può essere esaustivi, quando due arti si abbracciano. E due persone si incontrano. “Luca ha sempre letto tanto. Io sono arrivato a conoscere certe opere per altre strade”. Le sue. Piene di immagini che raccontano storie. “L'illustrazione è solo il punto in cui la narrazione si incontra con l'immagine. Amo le storie. Amo raccontare le storie in ogni modo possibile”. La tecnica spesso è solo un dettaglio, “si impara. Una persona curiosa la impara facilmente”. La usa per raccontare se stesso o mettersi a servizio degli altri. “Amo anche la lettura perché credo sia una scelta di libertà individuale, mentre di immagini -spesso vuote- siamo bombardati costantemente anche senza volerlo: questo ci porta a guardarle distrattamente. Dovremmo scegliere di osservarle e non solo subirle. Le immagini richiedono tempo”. Quello che manca.

 

L'amore per i libri

“Quando voglio esprimere me stesso mi dedico ai quadri, alle esposizioni. Se devo applicare l'arte alla storia degli altri preferisco stare un passo indietro. La mia opera è a servizio del libro, deve renderlo più completo. So di aver fatto un buon lavoro quando un volume è in grado di reggersi sulle sue gambe. Non è più mio, ma di tutti”. Dalle sue parole prende forma l'amore per i libri. “Un libro è un oggetto complesso, multimediale. Nei secoli non è mai cambiato perché è quasi perfetto”. Protagonista di sue varie opere, per Peppo resta un mezzo per “veicolare storie”. In un'epoca in cui anche le storie passano veloci sugli schermi “è bene essere preparati e curiosi per non trasformarsi in destinatari passivi di storie che non lasciano il segno”. Peppo apprezza la qualità, ma non si accontenta mai: “Cerco di fare il meglio che posso con quello che ho (e che so) in quel momento. Non posso che farlo a modo mio: credo sia questo il mestiere dell’artista”.

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