07-04-2024 ore 20:47 | Cultura - Tradizioni
di Annamaria Carioni

Crema. Tempo primaverile e folla delle grandi occasioni per la fiera di santa Maria della Croce

La fiera di Santa Maria è un evento, al quale i cremaschi, e non solo loro, non si sottraggono. Il lungo viale alberato, che si snoda per circa un chilometro dai giardini di piazzale Rimembranze in direzione Bergamo e che per il resto dell'anno è un'arteria di intenso traffico, la domenica di fiera, a partire dall'intersezione con il canale Vacchelli, diventa area pedonale. Biciclette, passeggini e soprattutto fiumi di persone di ogni età si riversano lungo la strada, che si colora di bancarelle, di musica e di voci: si vendono borse e foulard, abiti, oggetti utili per la casa e per la vita quotidiana, giochi per bambini insieme a convivialità, sorrisi e voglia di accogliere la primavera che arriva, profumata di fiori e di speranze.

 

Giuggiole, frittelle e palloncini
I dolciumi abbondano in bella vista e fanno tornare piccoli: i sacchetti pieni di gommose caramelle colorate, lo zucchero filato, le frittelle calde, spolverate di zucchero, richiamano i sapori di un'infanzia, che sembra ormai lontana e che invece rivive serena in questa occasione. Non possono mancare i palloncini, che si stagliano leggeri contro il cielo terso nelle loro sagome allegre: come ogni anno i personaggi dei cartoni animati sono i più gettonati e qua e là un bimbo piange, perché il filo sottile gli è sfuggito di mano e il suo regalo vola già alto nell'azzurro. Si passeggia e si chiacchiera, ci si guarda intorno, perché in fiera si incontra sempre qualche amico o conoscente, che magari non si vedeva da tempo. Una signora incede elegante sottobraccio al marito, per l'occasione di festa in giacca e cravatta, gruppi di amici si spintonano nella calca, quasi fosse un immancabile rituale, una mamma insegue la sua piccina, che si mette a correre improvvisamente tra la folla, inseguita dal papà che guida un passeggino vuoto.

 

Le giostre del Luna Park
Per i giovani c'è la zona dedicata al Luna Park: le autoscontro sono sempre gettonate, come lo erano negli anni Ottanta, quando divenivano il ritrovo perfetto per puntare qualche ragazza; gli aeroplani non raggiungono grandi altezze, ma fanno comunque volare in alto il divertimento e la fantasia. Le giostre “frullatore”, sempre sold out, sono le più amate dai ragazzi: con i loro sali-scendi vorticosi e i giri frenetici su se stesse scatenano risate liberatorie, adrenalina e qualche brivido di inaspettato timore. Quest'anno è tornata anche la ruota panoramica, che consente di ammirare la fiera dall'alto e sembra voler sfidare il campanile del Duomo, dove tanti cremaschi ed altrettanti turisti si dilettano di salire per godere di una vista mozzafiato sulla città.

 

Il miracolo e la fede
Viva e fervente è la devozione popolare, che vede il suo centro nella chiesa di Santa Maria della Croce. Il parroco dell'Unità pastorale, di cui fanno parte la basilica, Santo Stefano e Sant'Angela Merici ci accompagna nello scurolo: padre Arnold Mukoso Nkai, congolese di nascita, ma naturalizzato cremasco, ci racconta brevemente la storia di questo luogo miracoloso. Dove oggi sorge la basilica, nel quattrocento esisteva un piccolo borgo, circondato da un bosco, chiamato Novelletto. Qui il 13 febbraio 1489 Caterina degli Uberti, esponente di una ricca famiglia cremasca, fu brutalmente ferita a morte dal marito Bartolomeo. La donna agonizzante pregò la Vergine Maria, invocando la confessione prima di morire. Le emorragie inspiegabilmente si fermarono. La donna venne trovata in fin di vita da due contadini, che la accolsero nella loro casa, prestandole le cure possibili. Caterina spirò così dopo essersi liberata dai suoi peccati tramite la confessione tanto desiderata. 


La devozione popolare
Seguirono numerose guarigioni miracolose, che convinsero il Consiglio della città ad erigere la splendida basilica, emblema delle bellezze architettoniche di Crema. In occasione della fiera, i devoti si recano davanti alla statua di Caterina degli Uberti con la mano destra amputata da un colpo di spada,come vuole il racconto delle cronache, posta di fronte alla statua della Madonna per un momento di intensa preghiera. All'interno della cripta sotterranea il vociare della folla e la musica delle attrazioni giungono ovattate. E' un momento di pace per l'anima. “Questo luogo è molto importante, perché la Madre di nostro Signore ha messo i suoi piedi qui, è apparsa qui – afferma con serena convinzione il parroco - Questo evento è di tutta la diocesi di Crema, di tutto il popolo. La tradizione è tramandata dalle generazioni con passione e con orgoglio e il miracolo resta attuale: la Madonna continua a proteggere chi ricorre a Lei esattamente come 534 anni fa”.


Il sagrato
Sul piazzale, intitolato a Giovanni Paolo II, accanto all'ammirabile opera in cotto di foggia bramantesca dell'architetto Giovanni Battagio, si trova la Casa del Pellegrino, un luogo aperto a tutti per ritrovare il sollievo dello spirito, il calore dell'accoglienza e la freschezza del ristoro. Qui è possibile vivere l'esperienza di ritiri spirituali, ma vengono messi a disposizione anche locali per la ristorazione e sale adatte a convegni, riunioni e incontri. Davide Balestracci, presidente dell'associazione di promozione sociale, e Sara Volpini, membro del direttivo, spiegano con entusiasmo che queste attività non hanno scopo di lucro e mirano a creare inclusione e riscatto sociale, investendo il ricavato a favore dell'inserimento lavorativo dei giovani. Mai più da soli è il motto che sintetizza il progetto, che abbraccia anche proposte socio-occupazionali per persone con fragilità, come laboratori creativi e attività culinarie.

 

Riti e comunità
La giornata corre lieta tra il fitto vociare delle persone e le grida di gioia dei più piccoli. C'è anche chi, seduto su una panchina, ricorda con nostalgia com'era la fiera molti anni fa, quando le giostre occupavano solo lo spazio del sagrato, quando si preparava la pesca di beneficienza e tra la bancarelle non mancavano i venditori di pulcini, tartarughe e pesci rossi. La fiera di Santa Maria è un rito collettivo di passaggio e di appartenenza, al quale non si può rinunciare: segna la fine dell'inverno e il ritorno della primavera beneaugurante e regala quel senso di comunità, così prezioso e quasi disarmante, perché ci ricorda che è possibile conservare e sviluppare interazioni sociali significative e colme di ricchezza.

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