07-03-2014 ore 12:04 | Cultura - Storia
di Bernardo Zanini e Luigi Dossena

Historia et Imago Crema. La storia del ponte di barche e della rocchetta torrita ‘Cum l’aquila scolpita nel meggio‘

Secondo il Terni, i primi abitanti di Crema ripararono su un isola che solo con navicole potevano raggiungere e per la loro sicurezza costruirono una rocchetta ad oriente del Duomo. Questa rocchetta faceva parte di un sistema di fortificazioni a difesa della cittadella originale a pianta quadrata, visibile ancora oggi nella piazza del Duomo, da cui prese il nome la vicìnia del Castelletto, che comprendeva l’area tra le vie Forte e Racchetti. Questo passo del Terni è molto importante e preciso e conferma che la rocchetta venne costruita per controllare eventuali incursioni e il traffico delle navi, che portavano persone e merci a Crema, attestando la navigabilità del Moso nei tempi antichi.

 

I rifornimenti degli alleati

Durante la prima fase dell’assedio di Crema del 1159 , il 5 luglio i cremonesi si accamparono sotto le mura di Crema, ma nonostante la loro presenza, alla città assediata arrivarono gli aiuti dei loro alleati milanesi, bresciani e piacentini, attraverso le vie di terra e di acqua del Moso. Manfredo di Dugnano, console milanese, arrivò a Crema con 400 fanti e moltissimi cavalli,  i bresciani inviarono aiuti e i piacentini rifornirono di viveri sia Crema che Milano.

 

Le due torri d’accesso

Fino al 15 di luglio gli alleati dei cremaschi inviarono armi, soldati e viveri anche dalla parte del Moso. Subito dopo Crema fu totalmente circondata e si tagliarono così le vie di rifornimento. Dopo la distruzione del 1159 e la successiva fase di ricostruzione del 1185, i cremaschi pensarono subito di fortificare l’antica sede urbana e dar principio ad una rocchetta , munita di 2 torri, che assicurerà loro l’accesso alla città per la via d’acqua del Moso, chiamata via dil padule, nella zona di Porta Pianengo, presso Santa Chiara.

 

Cum l’aquila scolpita nel meggio

Federico, che aveva già visto l’antico sito della terra, ordina che venga ingrandita, mettendosi lui, con la propria mano, a tracciare i confini dell’opera muraria. Pare che l’imperatore abbia assistito per cinque giorni alla picchettatura del nuovo circuito murario. Narra il Terni:  “una rocchetta cum due torri,la dove la becaria hora si vede per assicurarsi la via del palude che cum navi entrare non si potessi senza loro saputa: io le ho vedute nei miei giorni, cum l’aquila scolpita nel meggio che le torrette si dimandavano, ale mura di S.ta Chiara verso il meggio giorno quasi contigue, furon  poij da Veneziani nel anno 1500 ruvinate quando la  muraglia nova fecero”.

 

Polo portuale e rotte fluviali

I cremaschi, dopo l’esperienza dell’assedio, decisero di fortificare la via d’acqua del Moso con una rocchetta, in modo da proteggere la città dalle incursioni dei nemici. Si apre così uno scenario di importanza economica sul polo portuale e sulle rotte fluviali  delle merci che con le barche,  dalla via dil padule, passando nella rocchetta entravano in città sulla roggia Crema.

 

 

Il ponte delle navi

Il Ponte delle Navi, attestato a partire dal 1361, è un toponimo presente all’altezza della chiesa di Santa Maria dei Mosi, dove pare ci fosse un porticciolo per lo scarico di persone e di merci. E’ una testimonianza che indica come le rogge del Cremasco, nei tempi antichi, fossero solcate da barconi e navi a fondo piatto. Il ponte delle navi torna anche sulla carta Correr, ubicato a metà strada tra il Moso e il paese di Cremosano. Nel 1476 viene nominato il Rio delle Navi, presente anche in una carta di 20 anni prima, dove viene segnalato la sua ricostruzione in pietra e calce. Non mancano anche delle rogge come la Navicella - in dialetto Naèsela - che nasce dai fontanili del comune di Trescore e sfocia oggi nella roggia Naviglio.

 

Le antiche vie d’acqua ed il mulino

Numerose sono le testimonianze dei tempi antichi tratte dal Terni e dalle carte cremasche con riferimenti specifici sulle vie fluviali. Nel 1457 venne fabbricato un mulino sulla roggia Crema, costruito stando bene attenti che non impedisse o intralciasse il transito delle navi . Nel 1484 Bartolino Terni, comandante della guarnigione veneta, fece una sortita notturna uscendo dalle torrette con barche piene di soldati, assalendo alle spalle le truppe sforzesche che assediavano Crema, costringendole alla fuga.

 

Il giudice del Maleficio

Dieci anni dopo, nel 1494, il giudice del Maleficio viene condotto in barca da Crema fino a porta Serio. Nel 1504, la chiavica sulla roggia Crema viene costruita molto alta, in modo che le navi riescano a passare. Nel 1506 alcuni burchielli trainano il burchio del magistrato Andrea Dandolo, nuovo podestà, dalla Bocca d’Adda fino in Bocca di Serio. Per finire citiamo una rappresaglia di guerra descritta dal Terni  nel 1484 , quando i cremaschi catturarono nell’Adda quattro navi cariche di panno, formaggio et marzarie  e le portarono a Crema.

 

La guarnigione e i vari castellani

Sotto il governo visconteo alla Rocchetta  della Crema c’era un castellano ed una piccola guarnigione, nel 1406 il castellano era Thomaso de Papi, mentre nel 1448 era Gasparino Parabiago. In seguito  dopo il 1500 la rocchetta venne abbattuta dai veneziani per allargare il perimetro murario cittadino; nonostante tutto si conservarono delle impostazioni murarie per far sì che le navi e le barche potessero entrare nelle rogge della città senza troppe difficoltà.

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