06-12-2013 ore 14:44 | Cultura - Storia
di Luigi Dossena

Historia et imago Cremae, il terremoto del 1802. Dagli squarci nei palazzi del centro alla vampata di fuoco nella campagna di Sergnano

Crema, 11 maggio 1802, la prima scossa. Lunedì alle ore 14 l'avvisaglia del terremoto, che investì la città per ben cinque giorni. La seconda fu quella più devastante e seguì il giorno dopo, martedì 12 maggio 1802: era un giorno di mercato pubblico. L'intensità della scossa fu tra il settimo e l'ottavo grado della scala Mercalli. Era mezza mattina, precisamente le 10.20 e Crema subì tre scosse successive, fortissime e ondulatorie.

L'epicentro del sisma
Le scosse di assestamento proseguirono anche mercoledì 13 maggio. Pure la notte del 14 maggio i cremaschi non chiusero occhio per il sordo sommovimento del sottosuolo e venne così venerdì 15 maggio 1802, quando alle ore 10 di mattina si udì l'ultima scossa. L'evento sismico fu preceduto da una fischiante tromba d'aria. Le scosse durarono lo spazio di 7, 8 secondi, l'epicentro del sisma era la bassa valle del fiume Oglio, cioè Soncino. L'effetto del movimento tellurico giunse a Crema da mezzogiorno a tramontana, scuotendo profondamente le antiche e solide abitazioni e i nobili palazzi cittadini. Fu un fuggi fuggi generale per l'aperta campagna. Alcuni cremaschi furono colpiti dai calcinacci, in città fra le vie e le piazze cadeva di tutto: tegole, pietre, legnami, sassi, comignoli... la scossa più forte, quella del martedì mattina, colse gli abitanti in piazza Duomo nel giorno di mercato pubblico. Immaginate il parapiglia fra gli animali imbizzarriti, uomini e donne.

La riunione delle autorità
Passato mezzogiorno si vide il sole coperto da nuvolette rosse, le case erano squarciate da profonde fenditure, le autorità allora si radunarono nell'ortaglia presso l'asilo Montessori, allora adiacente all'asilo infantile chiamato principe Umberto. L'ortaglia era di proprietà del marchese Alessandro Zurla. Venne l'alba del 13, il terzo giorno del sisma: all'alba le nuvole erano gialle e spesse. I piccioni erano sempre in volo, gli uccelli si posavano e subito ripartivano. L'unico conforto per i volatili erano le cime degli alberi.

I danni
Alle 17 arrivò la pioggia, che durò mezz'ora. Il giorno dopo, giovedì 14 maggio alle 6 di mattina un'altra scossa: il palazzo comunale venne in ogni sua parte sconnesso e un'alta torre era pericolante, quella che poggiava sopra un arco, sostenuto a sua volta da una base assai elegante. La riparazione costò 20 mila lire di Milano. La torre della cattedrale era pericolante, perché le 22 colonnette di marmo che sostenevano gli archi della guglia furono infrante per la caduta degli archi posti sopra il volto delle campane.

La fuga degli infermi
Anche la volta del Duomo fu nel suo primo arco d'ingresso disastrata. Inoltre moltissime chiese delle quali abbondava Crema furono devastate da crepe e squarci. Molti infermi ricoverati all'ospedale maggiore fuggirono e si videro smarriti, girare per le contrade. Tutte le case in Crema andarono incontro a fenditure multiple. Alcuni fenomeni desueti accompagnarono il terremoto.

Gli strani fenomeni
A Sergnano al momento della scossa molte persone videro alzarsi dal terreno una vampata di fuoco, che si divise in piccoli globi. A Rovereto si materializzarono cinque fontane, con acque gelide che di tanto in tanto si coloravano di rosso, a mo di spumiglia e che sparirono dopo 24 ore. Alla fine, nonostante i danni, il terremoto non causò nessuna vittima, ma solo 5 feriti.
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