Al cinema di Crema non si vedeva una sala così piena dai tempi di Barbie. I fans di Robert Eggers attendevano il suo remake di Nosferatu come i bambini aspettano Babbo Natale. Il regista statunitense ha raggiunto la notorietà nel 2015 con The Witch (un folk-horror che lanciò l’attrice Anya Taylor-Joy), ha toccato vette altissime nel 2019 con The Lighthouse (un film magnifico e disturbante, che già omaggiava l’espressionismo tedesco) e ha cambiato genere nel 2022 con The Northman (la storia di Amleth, eroe della mitologia scandinava che ispirò la tragedia di William Shakespeare).
Da Stoker a Murnau
Nosferatu di Eggers è un remake dell’omonimo film muto del 1922 diretto da Friedrich Wilhelm Murnau, un capolavoro dell’espressionismo tedesco (corrente sovversiva che scardinava le regole della Settima Arte, nata una trentina d’anni prima). Murnau voleva realizzare un film basato sul romanzo Dracula, ma, non avendo diritti sull’opera di Bram Stoker, cambiò i nomi dei personaggi (il conte Dracula diventò il conte Orlok) e alcuni luoghi (la Germania al posto dell’Inghilterra). La storia è sostanzialmente identica, ad eccezione del finale. Gli eredi di Stoker fecero causa a Murnau per violazione del diritto d’autore e il regista fu condannato a distruggere tutte le copie della pellicola. Per fortuna, uno o più esemplari vennero conservati clandestinamente, permettendo a Nosferatu di arrivare fino ai giorni nostri. Nel 1922 Orlok era interpretato da Max Schreck, all’epoca così credibile che si diffuse la credenza che l’attore fosse un vero vampiro. Nel 2000 un altro film alimentò questa leggenda, raccontando alcuni fantasiosi dietro-le-quinte: L’ombra Del Vampiro, con John Malkovich che interpretava Murnau e Willem Dafoe nella parte di Schreck.
Da Murnau a Herzog
Nel 1979 Werner Herzog, altro grandissimo regista tedesco, aveva già girato un remake di Nosferatu, mantenendo però i nomi originali del romanzo di Stoker: Dracula, Van Helsing, Renfield, Harker, Mina e Lucy. Nel cast figuravano attori del calibro di Klaus Kinski e Bruno Ganz. Eggers vide per la prima volta Nosferatu a 9 anni e ne restò folgorato. Decise di intraprendere la carriera di regista e già a 17 anni diresse uno spettacolo teatrale basato sull’opera di Murnau. Il remake di Nosferatu doveva essere il secondo film di Eggers, ma dopo The Witch il progetto venne temporaneamente accantonato.
Da Herzog a Eggers
Come sempre, Eggers ha curato la fotografia, la scenografia, la messa in scena in modo maniacale. A tratti l’estetica ricorda i film più cupi di Lars von Trier. Se certe inquadrature di The Lighthouse erano citazioni esplicite di quadri russi e americani, alcune inquadrature di Nosferatu sembrano quadri nordeuropei. In effetti, Eggers ha osservato i quadri dell’epoca (1838) per creare costumi appropriati. E, come per The Witch si era informato sul folklore del New England, ha trascorso anni a studiare il folklore romeno e le leggende sugli Strigoi. Il look di Orlok non è più quello iconico dei film di Murnau e Herzog. Il testone calvo con le orecchie a punta, i canini pronunciati in maniera grottesca, le dita lunghissime e ossute, la schiena ingobbita e la camminata nervosa sono entrati nell’immaginario collettivo, ma oggidì un cattivo con un aspetto simile sarebbe risultato piuttosto ridicolo. Perciò il conte Orlok interpretato da Bill Skarsgård – con colbacco, pelliccione e baffoni – è ispirato ai ritratti di Vlad III di Valacchia. Nelle precedenti versioni di Nosferatu, Orlok non tardava a mostrarsi agli spettatori. Stavolta l’attesa prolungata, prima che il “non spirato” si riveli in tutto il suo macabro splendore, aumenta la tensione narrativa. Nel cast troviamo il bravissimo Nicholas Hoult, Aaron Taylor-Johnson, Lily-Rose Depp (la figlia di Johnny Depp) e Williem Dafoe (che nel 2000 – lo ribadiamo – interpretava Schreck) in un ruolo equivalente a Van Helsing: un occultista convinto che la “luce gassosa della scienza” non ci abbia illuminato, ma accecato. Nel complesso, la recitazione è enfatica, teatrale, per omaggiare il Nosferatu “muto” di Murnau. I dialoghi riprendono le didascalie del 1922.
L’ombra del vampiro
A partire dalla sera di Capodanno 2025, l’ombra del conte ha avvolto l’intero pianeta con la stessa rapidità con cui i ratti di Orlok diffondono la peste in Germania. Negli Stati Uniti il film di Eggers è stato annunciato da un merchandising vastissimo, che spazia dalle magliette a tema Nosferatu fino alle riproduzioni della bara di Orlok, acquistabili per 20.000 dollari. L’ombra del vampiro si è allungata fino a Crema, dove è stata allestita una piccola mostra (visitabile gratuitamente) con immagini del film e fotografie del set. Non è necessario “attraversare gli oceani del tempo” per vederle: basta farsi “trasportare sulle ali dei venti selvaggi” fino alla multisala.