Requiem per Alice? Assolutamente no, stando alle valutazioni critiche ma in fondo positive svolte dai numerosi partecipanti alla tavola rotonda in vista della tre giorni dedicati alla chiusura della sede dell’associazione. Non si tratta certamente di cambiare il proprio modo di essere, che sarebbe una mutazione genetica, quanto piuttosto il proprio modo di fare. L'occasione specifica per una riflessione a largo spettro sulla cultura è stata offerta dalla necessità di dover lasciare la sede storica di via Cappi a Castelleone, dove opera dal suo sorgere nel 2007.
Sperimentazione
La serata e la presenza di numerosi artisti ed addetti ai lavori ha consentito un approfondimento complessivo su cosa significhi promuovere cultura, teatrale e musicale a livello sperimentale, se non alternativo nel territorio cremasco. I tempi sono cambiati, le occasioni informative e formative non sono più quelle di dieci o quindici anni fa quando un gruppo di (allora) giovani decise di non volere più soltanto aspettare risposte ai loro problemi e alle loro aspettative da altri, ma di cercarsele da sé.
Lo sforzo creativo
Questo dice degli inizi della associazione il primo presidente di Alice, Massimo Guerci intervistato nel bel documentario curato da Valentina Zanzi - Alice nella città è - che ha preceduto la tavola rotonda e che ha delineato la storia dell’associazione e dei suoi dieci anni, senza amarcord ma certo alla fine con una velatura di pessimismo:"cosa rimarrà del nostro impegno?" Intanto rimane una generazione che è cresciuta nello sforzo creativo di dare un senso a sé e agli altri del proprio essere al mondo, e che adesso ha il compito più difficile del cambio generazionale.
Il desiderio ed il coraggio
La vera domanda è: "i giovani di oggi hanno ancora il desiderio ed il coraggio di mettersi in gioco in prima persona sperimentando momenti e linguaggi nuovi di comunicazione, oppure vivono l'individualità esclusiva del contatto conformista dei social?" Si vuole continuare a trasmettere una proposta artistico-culturale e quindi di vita esercitata in prima persona e in modo interpersonale, oppure ci si deve attendere al prodotto culturale preconfezionato e consumistico? La domanda è ovviamente suonata retorica ai partecipanti alla tavola rotonda. Unanime la richiesta di dare continuità e non disperdere l'esperienza di Alice.
Il punto di partenza
A partire dagli amministratori comunali di Castelleone. Il sindaco Pietro Fiori ha riconosciuto che Alice è "nel" paese. Comune anche l’impegno a dare ad Alice una nuova sede, probabilmente nel vecchio ed abbandonato scalo ferroviario. Radicata a Castelleone, non si limita al borgo, ma ha saputo farsi riconoscere ben oltre le mura del territorio, trovando sostegno ed apprezzamento. La fase di transizione – hanno sottolineato durante la tavola rotonda condotta dal co-fondatore di Alice Umberto Bellodi, pungolato dal giornalista Paolo Gualandris e l’attuale presidente di Alice, Marcello Zuccotti – non può che essere vissuta come un nuovo punto di partenza. La prova? Altri due giorni di spettacoli in Alice in via Cappi per chiudere un ciclo ed aprirne un altro.