Genova è una delle tre città europee che quest'anno celebrano i 150 anni della nascita di
Edvard Munch con una scelta espositiva che intende presentare al pubblico il cuore dell'opera dell'artista, le opere predilette, le tecniche preferite.
Ottanta opere, otto sezioniIl percorso espositivo di Palazzo Ducale - fino al 27 aprile 2014 - racconta l'evoluzione artistica di Munch attraverso 80 opere e 8 sezioni. “Munch – spiega
Marc Restellini direttore della Pinacotheque de Paris e curatore dell'esposizione – dipinge ciò che vede ma oltre le proprie paure ha anche una nuova visione dell'arte che è pura avanguardia e in questa mostra saranno esposte le sue opere più belle, sentite, amate e sofferte”.
Volti e paesaggiNella prima e nella seconda sezione sono esposte le sue opere giovanili nate sotto il segno della scuola:
paesaggi talvolta naturalisti, talvolta di derivazione impressionista. I suoi
volti veritieri, con una punta di austerità e una sorta di domanda trattenuta dagli sguardi fermi ma indagatori. I tratti di tutti questi lavori sono precisi. Nel tempo invece diventeranno
mobili, veloci e impastati di colore o di dolenti segni grafici. Eppure anche in questi primi autoritratti si scorge l'intenzione di
indagare la psiche, di sottoporre la propria immagine a uno scrutinio.
Vampiri e madonneLa terza sezione raccoglie le
incisioni, vampiri e madonne di un solo istante, dagli occhi tragici, fissi, malinconici. I colori predominanti sono
il rosso e il nero, ovvero la vita e la morte. I soggetti quelli della maturità, quando come profetizzava da giovane, inseguendo il suo futuro, “
l'arte è il sangue del cuore umano”. Quando il pennello e l'olio diventano troppo leggeri, Munch esegue lo stesso soggetto, caparbiamente, attraverso la tecnica dell'incisione con cui trova la sua vera espressività.
Il simbolismoLa quarta sezione racconta il simbolismo che Munch conosceva bene e di cui si è servito in alcuni suoi lavori. Memore della lezione di
Gauguin reinventa la natura che per lui “
è l'opposto dell'arte; è il mezzo non il fine”. In queste opere saggia il potenziale di sperimentazione offerto dagli strumenti come l'alternanza tra opacità e trasparenza negli strati di colore, e aggredisce la materia scalfendola e raschiandola, fino a usare il colore stesso con la massima levità e a rendere liscia la superficie della tela, alla maniera degli impressionisti e dei postimpressionisti.
La luce dell'inverno a LubeccaLa quinta sezione raccoglie le opere della
parentesi luminosa quando nel 1904 Munch trascorre gran parte dell'inverno a Lubecca presso la famiglia del dottor
Max Linde. Dai Linde Munch trova un ambiente familiare che non gli è stato dato di conoscere fino a quel momento. Esegue il ritratto dei genitori e dei loro quattro figli. Schizza il giardino e la dimora dei Linde e le statue che la circondano. Ritrae i figlioletti singolarmente, e tutti e quattro insieme. Prova a essere un uomo e un pittore normale.
L'eremitaggio ad EkelyLa sesta sezione illustra l'opera di Munch durante l'eremitaggio nella sua tenuta di Ekely. Nel 1930
una malattia agli occhi lo conduce alla quasi cecità e in questo ultimo periodo lavora su molti autoritratti, come se cercasse di scoprire in primo luogo il senso della sua esistenza. In realtà in ogni ritratto uscito dalle mani di Munch vi è questa ricerca spasmodica perché nonostante le pose pacate di certi suoi modelli, la cromia violenta e il disagio esistenziale rammentano come tutto fluttua in un presente già in via di dissolvimento.
L'universo femminileLe ultime sale illustrano l'universo femminile di Munch. La madre era castana, le sorelle bionde, come le sue ragazze sul ponte. Nei ritratti familiari le donne hanno mani raccolte sul ventre, hanno pose mansuete. Poi le donne della vita, le amanti, la fidanzata: donne rosse di capelli che paiono come serpenti, mani nascoste, busti in avanti a saggiare attraverso il nudo il rapporto tra le pose delle modelle e il colore. Recluso nella sua tenuta di Ekely continuerà a dipingere corpi femminili fino alla fine della propria
vita.
Warhol after MunchIn mostra anche 6 opere realizzate da
Andy Warhol ispirate alla produzione dell'artista norvegese. Copiando e manipolando Munch, Warhol fa propria la sua arte: i colori abbaglianti trasformano la superficie proiettando echi decorativi e allegri degli angoscianti “originali”. I soggetti rappresentati sono
la Madonna, l'Autoritratto, L'Urlo ed
Eva Mudocci, l'amata violinista presente in tante sue opere. La speciale sezione racconta la connessione tra i due artisti: l'appassionato Warhol trasse ispirazione proprio dalle opere del periodo simbolista di Munch, quando l'
incisione diventa strumento per sviluppare le sue meditazioni su ansia, mortalità e bellezza ideale.