La musica, le parole, la danza, le immagini di quei giorni drammatici per ricordare, per fare memoria. E per continuare a camminare, insieme con la speranza nel cuore. È stato presentato ieri sera l'ultimo volume del centro Galmozzi Ciao, io sto bene mi mancate, la pubblicazione dedicata alla prima fase della pandemia. Quella più tragica, che ha richiesto alla comunità cremasca una forza silenziosa ed inattesa, insita nella natura umana. Fatta di mani operose, sorrisi sinceri, gambe che non smettono di correre, menti e sguardi che, pur a distanza, guardano insieme nella stessa direzione. Ché in mezzo alla morte, alla paura, al dolore, in quei giorni nel cuore di tutti c'era spazio per l'arcobaleno, quell'Andrà tutto bene, che oggi pare più vicino. Sul palco Fiorenzo Gnesi alle letture, Debora Tundo (voce), Alessandro Lupo Pasini (tastiere), Claudio Giacobazzi (violoncello), Fabio Crespiatico (contrabbasso), Denny Lodi (danza). Sullo sfondo i video di Michele Mariani, realizzati in collaborazione con Cremaonline. Ad aprire la serata la canzone Nomi di Gio Bressanelli.
Intrecci di linguaggi
“Il nostro obiettivo - ha detto Debora Tundo - è raccontare ciò che è stato, non per risvegliare attimi di nostalgia, ma per ricordare ciò che insieme abbiamo affrontato. È il tentativo di unire linguaggi diversi per toccare le corde dell'anima”. Per dire che si va avanti solo insieme. Che “nessuno si salva da solo”. Quei giorni, dalla scuola alla sanità, dal sociale al lavoro, l'hanno reso chiaro a tutti, richiedendo uno sforzo in più, uno sforzo diverso dall'individualismo cui eravamo (o siamo ancora?) abituati. Gli amministratori locali, (quasi) tutti presenti in prima fila, hanno fatto quel che potevano. Come potevano. Alcuni “con il nodo in gola” che si ripresenta a distanza di due anni, altri sperimentando, facendo propri ruoli, mai sperimentati prima. Tutti, con l'obiettivo chiaro di fare il bene di una comunità, alle prese con un nemico “pericoloso ed invisibile” che ha “risvegliato sentimenti che credevamo sopiti”.
La forza della musica
Anche la musica ha fatto la sua parte. Dai tetti degli ospedali, ai balconi delle case. Fino al palco del teatro (di nuovo) finalmente sotto ai piedi. Note di speranza cullano lacrime e generano sorrisi. Ancora, nonostante quel passato ancora nostro. Per sempre, nostro. Dalla Sera dei miracoli, ad Emozioni fino a Over the rainbow, quella speranza che oggi ci accomuna tutti. “E che possiamo coltivare insieme”. Perché, lo ricorda una scritta sullo schermo : le persone che scegliamo di avere accanto ci devono completare, non annullare. Insieme, diversi, possiamo fare musica. Possiamo essere armonia. “Vi chiediamo – ha ripreso Tundo – di fare con noi questo esperimento, di scandire il ritmo”. Un battito di mani per volta. Sulle note, il volteggiare delicato di Denny Lodi è parso quasi un volersi innalzare al cielo. Solo, nelle esibizioni; circondato da “compagni di viaggio”, il corpo di Lodi ha prima descritto e poi colmato distanze. Rallentato, impaurito, ha ritrovato l'agilità davanti al nemico “scappato, vinto, battuto”. Le parole di Generale risuonano più vere che mai.“Ora c'è la guerra, che complicherà la rinascita, ma come scrive Edgar Morin l'improbabile e l'imprevedibile sono possibili”. Insieme, soprattutto. Il volume è ora disponibile nelle librerie cittadine.