04-10-2013 ore 10:15 | Cultura - Storia
di Luigi Dossena

Historiae et imago Cremae, la palingenesi dell'Insula Fulcheria. Dal vuoto della tavola Peutingeriana al breve dominio del cremonese Tinto Muso de Gatta

L'Insula Fulcheria, Izole Fulcherii, Isola del Fulcherio: erano tre nell'antichità, i modi per definire la medesima porzione del nostro territorio, da Pizzighettone a Pontirolo. Dodici mila anni fa la fine dell'ultima glaciazione: in qualche parte del mondo - a Scannabue? - viene mangiato l'ultimo mammut; dieci mila anni fa, sulla terra appare Gerico, la prima città murata: al centro della pianura padana, presso Montecchio Vidolasco, un porto del lago Gerundo, fra lo splendore rigoglioso delle acque, della flora e l'abbondante fauna, spuntano le prime palafitte.

Le bonifiche del Gerundo
Volano altri otto mila anni e tutto o quasi cambia. Siamo all'alba di una nuova storia: la nostra. Dalle paludi del morente mare/lago Gerundo, a seguito delle bonifiche, emergono nuove terre sotto il dominio romano, ove pullulano tribù indigene e provenienti da tutta Europa, da nord e da sud. E' l'Insula Fulcheria, quello che oggi conosciamo come Cremasco.

La tavola Peutingeriana
E la fotografia - a colori - di quei tempi, esiste tuttora, è la tavola Peutingeriana, terzo segmento: in origine era un rotolo di 12 metri che dà il senso spazio temporale al nostro racconto. Dipinto del XII o XIII secolo dopo Cristo, che si ispira a sua volta ad una mappa originale del quarto secolo d.C. e rappresenta l'unica immagine generale del mondo antico. Da quelle immagini emerge il territorio cremasco, stretto tra il fiume Adda - a quel tempo chiamato Ubartum - e il fiume Oglio, chiamato Umantia.

Ora cartula canta
Mancherebbero alcuni dettagli, cioè il territorio cremasco, gli insediamenti abitativi, il fiume Serio, ma evidentemente eravamo come oggi dei cani sciolti, un popolo a se stante e non strusciante presso le corti degli imperi. Facciamo l'ultimo salto di mille anni e ci troviamo tra il 1010 e la fine del 1200: ora iniziano i documenti, cartula canta. Bonifacio II, marchese di Toscana e di Canossa, nato intorno al 985, della famiglia dei Sigifredii, conti e marchesi di Milano, sposa Richilda, figlia del conto di Bergamo, Giselberto della famiglia dei conti Gisalbertini.



I genitori di Matilde
Sono il padre e la madre di Matilde di Canossa. Richilda portò in dote al marchese di Canossa, l'Insula Fulcheria; come si dice oggi Richilda era una donna in carriera e non tardò a darne prova. Già nel 1010 compra delle curtes, cioè delle corti, ad esempio a Casteldidone. Il matrimonio fra i genitori di Matilde avvenne tra il 1010 ed il 1015. In seguito Bonifacio si risposa con Beatrice di Lotaringia e cambiano gli equilibri fra i poteri forti temporali e spirituali: imperatore, papa e chiesa.

La morte di Bonifacio
Il cremasco viene sballottato fra le casate fino al 1052-1055, quando una freccia uccide Bonifacio durante una battuta di caccia o a San Martino del Lago o a San Martino dell'Adige. Su questo le fonti si contraddicono. L'imperatore Enrico III, a questo punto, con un diploma del 1055 affida le nostre terre al vescovo di Cremona, Ubaldo. Così appare sul palcoscenico della storia un gigante, Matilde di Canossa, la gran comitessa.

La contessa ci riconsegna a Cremona
Il 1 gennaio del 1098, dopo trent'anni, la contessa ci riconsegna a Cremona, per avere a disposizione l'esercito di mercenari, tra cui questi carneadi Gonzaga. Matilde fuore nel 1115: tra cremaschi e cremonesi è sempre baruffa. Arriviamo al 30 dicembre del 1160, qualche mese dopo l'assedio del Barbarossa, quando con un diploma imperiale ci consegna nelle mani di un nuovo padrone: Tinto Muso di Gatta, che per due anni gestisce il potere in riva al Serio.

Insula Fulcheria
Il 7 marzo del 1162, a Lodi, il Barbarossa si riprende il dominio per riaffidarlo alla città di Cremona. Il nostro racconto si chiude al tramonto del 1188: il 13 ottobre, ancora a Lodi, scopriamo da un documento come e da quanti villaggi era composta l'Insula Fulcheria: Azzano, Torlino, Palazzo, Monte, Vaiano, Bagnolo, l'uno e l'altro Chieve, Piazzano (tra Credera e Passarera, ora scomparso), Rovereto, Moscazzano, Montodine, Gomedo, Rivoltella, Rivolta, Ombriano, San Lorenzo e Sant'Andrea.