Ma che cosa sono gli intriganti sottobicchieri, che sono comparsi da qualche giorno in alcuni bar, librerie e negozi di dischi della città di Crema? E che cosa rappresenta il gatto nero, che sembra invitare, ammiccante, chi lo osserva, reggendo in una zampa un boccale di birra e nell’altra il tastevin da provetto sommelier? Se questo incipit ha solleticato in qualche modo la vostra curiosità, sappiate che si tratta dell’inizio di una misteriosa avventura in una realtà finora forse inesplorata e che, allo stesso tempo, il felino dalla lunga coda corvina segna l’inizio della campagna pubblicitaria per il lancio del suggestivo libro, che vi guiderà in questo percorso di scoperta.
Il libro si intitola “John Barleycorn a Crema. Viaggio notturno fra enoteche, pub e circoli underground” ed è esattamente un viaggio attraverso cinque locali storici del centro, della periferia e del circondario di Crema, che i turisti dovrebbero scoprire e che forse anche i cremaschi non conoscono a sufficienza. Non si tratta di un romanzo, né tantomeno di una guida per appassionati di enogastronomia, è piuttosto un tour esperienziale, come sottolinea il titolo, nel regno dell’underground, un termine che racchiude profondi significati: non indica semplicemente ciò che è sotterraneo o clandestino, ma, in un’accezione più ampia e forse meno scontata, ciò che non è ancora stato svelato e si può cogliere soltanto nelle parole scambiate tra le ombre della notte ed il chiarore lunare.
Il giovane autore dell’opera è Paolo Emilio Solzi, classe 1984, che da mesi lavora incessantemente alla scrittura del libro. Ci diamo appuntamento al Don Stuart Pub, uno dei locali storici della città. Davanti a due birre, bionda e leggera per me, da intenditore per lui, chiedo a Paolo da dove nasce l’idea del titolo. “Nel lontano 1999 – inizia a raccontare tra un sorso e l’altro - ero già appassionato di colonne sonore dei film e di cinema in generale e, ascoltando un CD, ero rimasto colpito da un brano dei Traffic, una band progressive rock inglese. La canzone, intitolata John Barleycorn Must Die, era diventata anche il tema musicale portante del film Nirvana di Gabriele Salvatores. Allora, avevo capito soltanto che parlava di tre uomini provenienti dall’ovest, che avevano fatto un voto solenne, per il quale John Barleycorn doveva morire ed egli poco dopo era effettivamente morto. In realtà, è tutta una metafora, che viene ampiamente spiegata nel libro.”
Ascolto interessata il racconto, che arriva ai giorni nostri: “Mai e poi mai avrei immaginato all’epoca che un quarto di secolo dopo avrei scritto un libro con questo personaggio, che in realtà è ricomparso molte volte nel corso degli anni – continua l’autore - Quando l’estate scorsa Franco Bianchessi della Pro Loco mi ha proposto di scrivere questo libro, io avevo appena finito di leggere proprio John Barleycorn di Jack London e mi è sembrato naturale trasporre le sue vicende in terra cremasca".
Paolo è un fiume di entusiasmo, mentre racconta la genesi della sua opera letteraria: mi rivela che nelle pagine sono citati en passant nomi di cremaschi illustri da Vincenzo Cappelli, presidente della Pro Loco, ad Alessandro Lupo Pasini, direttore del Civico Istituto Musicale Folcioni, dal compianto Carlo Rivolta all’irriverente Beppe Severgnini e poi ancora Paolo Balzari, Piergiuseppe Bettenzoli, Marco Pistone, Andrea Miragoli, Matteo Facchi ed altri, che, tuttavia, non sono i protagonisti delle vicende.
Il libro me lo deve raccontare, perché è ancora top secret: “E’ un libro ad alto tasso alcoolico, atipico, un diario di viaggio, dove nessuna persona è stata inventata. Sono fatti realmente accaduti, in un arco di tempo che va da ottobre 2023 all’inizio di quest’anno. Ho incontrato personalmente i protagonisti, sia i gestori che gli avventori, tutti molto disponibili ed entusiasti di questo progetto pionieristico: per una volta non si scrive di chiese, di palazzi nobiliari, di piatti tipici, dei politici di turno”.
Incuriosita, chiedo quali siano gli autori, che hanno influenzato l’atmosfera ironica, onirica e noir del libro. Paolo, sorridendo, non nasconde il suo amore per i grandi classici: John R.R. Tolkien, Bram Stoker, Edgar Allan Poe, Charles Baudelaire e i poeti maledetti, Antony Burgess. Anche i suoi gusti musicali sono eclettici, dalla musica classica a Marilyn Manson, dai cantautori italiani ai Buena Vista Social Club e ai Modena City Ramblers. Tutte queste suggestioni riecheggiano in qualche modo nelle pagine del libro e sembrano sfidare i lettori nel tentare di riconoscerle. “Anche la passione per i film dei grandi registi ha influenzato la mia scrittura – prosegue Paolo - ho immaginato di raccontare gli incontri e le storie, che ho vissuto in questi mesi, come se fossero scene dirette da Stanley Kubrick o David Lynch. Come accennavo prima, non ho inventato nulla, l’ho solo narrato con lo stile dei miei riferimenti culturali preferiti. Penso che non sarà facile cogliere le infinite citazioni, che ho disseminato lungo la narrazione. Spero che i lettori si divertano almeno la metà di quanto mi sono divertito io a scrivere di questa Crema notturna, quasi come Alice nel paese delle meraviglie, un sogno che comincia al tramonto”. L’uscita del libro, impreziosito dall'immagine di copertina disegnata da Francesca Gnocchi e da un'opera di Gil Macchi in antiporta, è prevista per la metà di maggio a cura delle Editions Later; nel frattempo, occhio al gatto nero.