Entro Pasqua, il museo civico di Crema e del cremasco potrebbe riaprire la sua sezione di arte moderna. Rinnovata, ordinata e multimedializzata. Resa completamente diversa rispetto alle altre aree del polo culturale, più attraente e fruibile. Lo ha annunciato il direttore, Francesca Moruzzi, all’odierna conviviale del Rotary club Crema.
Le criticità
Facendo il punto della situazione, non sono state nascoste le criticità che appesantiscono la struttura, in primis la cronica mancanza di fondi e l’inadeguatezza del personale: “spesso negli istituti culturali arrivano persone che non sempre hanno dato grandi prove lavorative” ha spiegato la responsabile.
Motivazioni e collaborazioni
Le criticità possono essere superate “cercando di motivare i colleghi - ha aggiunto - e valorizzando le associazioni culturali cremasche che gravitano attorno al museo”. A dar man forte al museo anche un dipendente della biblioteca, “’rubato’ alla struttura di via Civerchi senza però causare scompensi”.
I rapporti con le scuole
In breve ecco i primi risultati. “Per esempio – ha proseguito la direttrice - abbiamo potuto riprendere i rapporti con le scuole, soprattutto le elementari”. Restando in tema, “le associazioni culturali cremasche hanno avuto una saletta come sede si son presi la briga di organizzare eventi culturali che diventano a pieno titolo quelli del museo”.
Attenzione alle disabilità
Nel ‘nuovo corso’ del museo un occhio di riguardo è per le persone affette da disabilità gravi. “Abbiamo avviato percorsi protetti con i degenti della neuropsichiatria, così come avevo fatto con la biblioteca in cui opero già da tempo”. Tutte queste attività si aggiungono al riallestimento della sezione di arte moderna, considerato prioritario a quello delle sale archeologiche o della pinacoteca.
Gli affreschi della sala Pietro da Cemmo
Molti i progetti in cantiere: “Stiamo cercando di ‘riportare a casa’ opere cremasche accatastate nei depositi di altri musei - annuncia la direttrice – e di esporre le sinopie degli affreschi della sala Pietro da Cemmo”, le prove degli affreschi emersi durante i restauri degli anni Settanta. Il tutto, in un’ottica ben precisa: “selezionare il materiale presente ed esporlo secondo un chiaro filo logico”.