03-11-2023 ore 20:00 | Cultura - Musica
di Annamaria Carioni

Crema. Dreams al San Domenico: Gualazzi lascia parlare la sua musica e riscuote applausi

Poche parole, ma tanta meravigliosa musica. Raphael Gualazzi in concerto al teatro San Domenico sceglie di lasciar parlare le sue canzoni e convince il numerosissimo pubblico: due ore di raffinate melodie e bel canto per ventidue brani, tratti sia dal repertorio degli anni passati, sia dal nuovo album, e due bis, con le persone in sala che, man mano che procede il concerto, si lasciano coinvolgere sempre di più dai ritmi ora dinamici, ora malinconicamente romantici. Sul palco, insieme al cantante, altri quattro musicisti di talento: Gianluca Nanni (batteria), Anders Ulrich (basso e contrabbasso), Luigi Faggi (voce, tromba e tamburello) e Mecco Guidi (tastiere). Solo per presentare i suoi compagni di viaggio (e per una simpatica battuta sugli sgabelli, di cui si serve durante la performance), Raphael proferisce parola: tutto il tempo dell'esibizione vibra di musica, che incanta e travolge.

 

Dreams

Si vive davvero in una dimensione onirica, in ossequio al nuovo album, uscito il 6 ottobre per CAM Sugar, da cui sono tratti i primi tre brani della serata: seduto al pianoforte, immerso nel flusso dei suoi pensieri musicali, Gualazzi esegue uno dietro l'altro In esilio da me, Vivido il tramonto e Vorrei capire. Blu come la notte il fondale del teatro, onde danzanti le note, che sembrano materializzare sogni di vento, di voli, di fiori che sbocciano, di amori che c'erano e non ci sono più. Il musicista, piegato sul pianoforte a coda, ne accarezza i tasti, quasi fosse il corpo di una donna e trasporta i presenti altrove, in luoghi lontani, desiderati e mai dimenticati.

 

Reality and fantasy

L'occhio di bue, fisso su di lui, restituisce una camicia a quadri, un uomo che di tanto in tanto si asciuga la fronte con un fazzoletto scuro e in certi momenti sembra ballare, pur restando seduto: di certo danzano le sue dita sulla tastiera e regalano suoni carezzevoli, lievi, ma anche vibranti, decisi e potenti: è una melodia sempre diversa, che conduce gli spettatori nelle sonorità country, come in Welcome to my hell o nella ballata Lotta things, o che fa rivivere le atmosfere swing del proibizionismo anni venti, come nel brano Jumping, scritto con l'amica Emma Morton sulle musiche del film di Dino Risi “Il vedovo”, composte da Armando Trovajoli. Sono mondi, che si svelano a sorpresa, che giocano tra loro, come in Reality and fantasy, dove un incredibile assolo di batteria si fonde perfettamente con le corde di un contrabbasso.

 

Un sogno per sopravvivere

Oltre al pianoforte, suonato divinamente, Gualazzi sorprende anche con un altro strumento: la sua voce, che spinge lungo estensioni impossibili per altri, non per lui, e che dirige abilmente nei diversi registri del ritmato pop, del malinconico blues, del graffiante soul, dell'elegante swing in perfetta armonia con le ottave del piano. Raphael dona tutto di sé, non ha bisogno di spiegare, di presentare i brani, si percepisce che il tema del sogno è parte della sua anima, che arriva da lontano, lo afferma con forza e dolcezza anche in Sai, dove canta “per sopravvivere ci basta un sogno”. Il suo mondo onirico incontra anche le visioni di John Lennon, offrendo al pubblico una vibrante versione blues di Imagine. E' una musica che pervade, che si insinua nei pensieri, che conquista in modo sottile, dove la gioia è contaminata di malinconia e gli amori sembrano più infelici che realizzati.

 

Nessuno sfugge alla sua autenticità

A fine settembre, durante un'intervista, Raphael, parlando dei brani del suo ultimo album Dreams, mi aveva detto: “Il denominatore comune è l'autenticità. Sono tutti prodotti da me, anche gli arrangiatori li scelgo io, mi occupo di ogni dettaglio fino alla pelle di canguro per la batteria per ottenere quel particolare effetto vintage. Nessuno sfugge alla sua autenticità". Il concerto mi ha rivelato compiutamente cosa intendesse dire con queste parole: Gualazzi si è presentato autenticamente vero, senza fronzoli, nella sua essenza offrendo la sua coraggiosa creatività, il desiderio di sperimentare e sperimentarsi, perché "La musica crea unione tra le persone, produce dialogo introspettivo. Sul palco ogni volta si crea un atmosfera, che non ha bisogno di effetti speciali, di fuochi d'artificio”. Raphael ha ragione: la musica è un'esperienza seria, un momento mistico, in cui la luna, l'anima, le lacrime, gli orizzonti che si stagliano sul mare, i cieli ardenti che abbagliano il cuore trovano il loro sogno.

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