03-10-2024 ore 19:45 | Cultura - Mostre
di Annamaria Carioni

Milano malavitosa nelle foto della Polizia Scientifica esposte in Questura a Lodi

Nell'ambito della quindicesima edizione del festival della fotografia etica in svolgimento a Lodi dal 28 settembre al 27 ottobre 2024 i chiostri, i parchi, i musei e le piazze della città sono stati invasi dagli scatti dei migliori fotogiornalisti internazionali, impegnati a restituire nei loro frame l'umanità nelle sue vicende pubbliche e private, con le sue piccole e grandi storie, i fenomeni sociali, i costumi, le civiltà, le tragedie e le gioie quotidiane, i cambiamenti e l'immutabilità di una condizione, quella umana, che sembra sopravvivere a se stessa.

 

Circuito off fuori festival
Il festival, accanto al percorso ufficiale, ne prevede uno parallelo, forse ancora più interessante, in quanto si snoda negli spazi commerciali ed associativi del comune lombardo, capoluogo di provincia, dove la cultura incontra i luoghi e i tempi della quotidianità. È il circuito off fuori festival, di cui fanno parte oltre cento partners, tra cui due supermercati, un poliambulatorio, un caffè letterario, il Teatro alle Vigne, il Cinema Fanfulla, la stazione ferroviaria, diversi bar ed esercizi commerciali dedicati alla ristorazione come panifici, gelaterie e ristoranti, ma anche parrucchieri, società di servizi e molti altri ancora, in un elenco denso e variegato, che copre la mappa della città.

 

Sopralluogo n. 39
Tra questi è presente anche la Questura di Lodi, che sotto i portici della sede di piazza Castello propone una mostra fotografica d'effetto, che sorprende per la qualità delle immagini e per la genesi creativa del progetto. "Sopralluogo numero 39", questo il titolo della mostra, nasce dal ritrovamento di alcune lastre fotografiche, custodite silenziosamente per decenni negli archivi della Questura, e rappresenta un tuffo in una Milano che il tempo ha cercato di dimenticare. I cartelli esplicativi, intervallati alle testimonianze fotografiche, parlano di immagini sbiadite dal trascorrere degli anni, ma cariche di storie non raccontate ed evocano una città sospesa tra il boom economico e le ombre lunghe della criminalità nascente: Milano, negli anni sessanta, non era solo il cuore pulsante dell'Industria e della moda, ma anche un terreno fertile per intrighi, violenza e fenomeni malavitosi.

 

La fotografia necessaria
Le lastre, riposte alla rinfusa in una vecchia scatola di cartone con l'enigmatica scritta "Sopralluogo n. 39", rivelano frammenti di crimini dimenticati: è il caso del corpo senza vita di un uomo, ritrovato in un'abitazione collegata al retro di un bar, sul quale rimane il mistero dell'omicidio/suicidio oppure è la ricostruzione dell'uccisione di Margherita Grossi, alias “Lucia la francesina”, avvenuta con brutale violenza in una cantina in piazza Tel Aviv. E ancora le immagini di proiettili conficcati nei muri testimoniano un regolamento di conti con sparatoria nei pressi del Bar Mina e ricordano la lotta per il controllo del gioco d'azzardo, delle bische clandestine, dei traffici illeciti da parte della criminalità organizzata. Le  fotografie, scattate dalla Polizia Scientifica, hanno immortalato per sempre momenti di paura, di violenza, di vite spezzate: sono in bianco e nero, ma i visitatori possono immaginare il colore rosso cupo del sangue ormai rappreso su gole tagliate e volti tumefatti. 

 

Valore documentale ed emozioni
Le immagini presentate permettono di compiere un viaggio attraverso alcuni decenni ricchi di eventi terribili, quali la strage di Piazza Fontana, l'omicidio del Commissario Calabresi, il primo deragliamento di un treno ad alta velocità proprio nelle campagne lodigiane. Pur essendo state scattate per finalità giudiziarie assurgono ad opere d'arte, perché suscitano emozioni ed evocano messaggi, che vanno oltre l'estetica degli scatti: le immagini acquistano un valore documentale prezioso ed allo stesso tempo carico di significati profondi. Esse hanno il potere di richiamare i valori della convivenza civile,  proprio nel momento in cui mostrano il loro contrario, l'illegalità, la violenza, la sopraffazione.

 

L'indagine nell'indagine
La realizzazione della mostra ha richiesto un'attenta opera di investigazione, per arrivare a comprendere di quali sopralluoghi e vicende si trattasse: “I vetrini, da cui sono state ricavate le fotografie, nonostante fossero in analogico, avevano una qualità tale che ha permesso di ricostruire dei particolari dello sfondo - spiega Daniel Segre, nominato a gennaio dirigente della Divisione Anticrimine e a fine agosto Vicario Questore di Lodi - ciò ha consentito di condurre un'indagine nell'indagine, guardando i giornali dell'epoca e i luoghi ritratti in modo da arrivare a capire a quali crimini fossero collegati, dato che i vetrini non erano catalogati. L'intuizione di allestire una mostra con questo materiale è del responsabile della Polizia Scientifica e del dirigente della Squadra Mobile che, insieme al vicario che c'era prima di me, hanno costruito questo racconto”.

 

Questura aperta
La Questura di Lodi partecipa al festival per il secondo anno consecutivo e Segre si augura che la collaborazione possa continuare anche nella prossima edizione. “Abbiamo già delle idee per il 2025. Aprire la Questura alla cittadinanza e alle persone, che verranno a vedere l'esposizione, è importante ed è in sintonia con il festival della fotografia etica – continua il dirigente della Polizia di Stato - Noi facciamo un lavoro che ha a che fare profondamente con l'etica: diciamo sempre che andiamo in servizio, non che andiamo a lavorare. E' un servizio che porta avanti dei valori”. Sarà possibile visitare gratuitamente la mostra il sabato e la domenica dalle 8 alle 20 fino al 27 ottobre 2024.

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