03-04-2023 ore 19:30 | Cultura - Mostre
di Paolo Emilio Solzi

Corpo del Tempo, l’artista cremasco Angelo Noce stupisce con una nuova mostra a Lodi

“Hai voluto che tornassi? Sono tornato”. Con queste parole l’amico pittore Angelo Noce mi ha accolto di recente all’Hotel Continental, dove ogni tanto mi invita a discutere di mostre davanti a un bicchiere di Bourbon. Quando deve organizzare un’esposizione, Angelo è concentrazione pura, dedizione totale e volontà ferrea. È difficile capire dove finisce la realtà e inizia la leggenda che circonda il noto artista cremasco. I racconti che lo riguardano – ve lo posso assicurare – sono stati per lo meno annacquati. Una volta in un bar ha ritratto tre uomini usando solo una matita. Un giorno gli ho detto, citando un proverbio popolare, che “non si può cavare sangue dalle rape”; lui mi ha risposto che, in compenso, anni fa con le rape rosse aveva creato una tintura simile alla Lacca di Garanza. Quest’ultimo aneddoto non appartiene all’aura della leggenda.

 

Una mostra ampia, variegata e coloratissima

Tutto vero: l’Uomo Blu è tornato con una mostra visitabile gratuitamente fino al 23 aprile nella sala Bipielle Arte della Fondazione Banca Popolare di Lodi, in via Polenghi Lombardo. Angelo Noce, malgrado i suoi caratteristici vestiti che tendono sempre al Blu Oltremare (un pigmento ricavato dai lapislazzuli), non è esattamente l’Uomo Blu, anche se in amicizia ci piace chiamarlo così: “era piuttosto quello che mandavi a dipingere l’Uomo Blu”. Anzi, decine di uomini e donne che sembrano saltati fuori dai vasi dell’Antica Grecia o dagli affreschi di Pompei. Prevalentemente blu, il suo marchio di fabbrica inconfondibile, dato che l’artista trae spesso ispirazione dai mari del sud. Tuttavia in questa nuova esposizione antologica, intitolata Corpo del Tempo, troviamo lavori di ogni forma, dimensione e colore. Angelo utilizza non solo rape rosse, ma anche pietre, legni, conchiglie raccolte sulla spiaggia, mattonelle recuperate da vecchi edifici.

 

L’artista che fa rinascere i materiali di scarto

Il critico d’arte Gaetano Barbarisi scrive nella presentazione: “La mostra propone una selezione delle opere che Angelo Noce ha realizzato” dai primi anni Ottanta ad oggi. All’inaugurazione (tenutasi il 31 marzo) Angelo Noce, dopo aver ringraziato i collaboratori di lunga data Gianluigi Tagliabue, Letizia Merati, Mario Quadraroli, Mario Diegoli e Riccardo Ghirotto, ha spiegato: “L’artista, anche uomo, quando crea la sua opera fa esperienza di maternità, consegnando poi al mondo ciò a cui ha dato vita, e magari facendo rinascere materiali di scarto”. Viene in mente Platone, che nel Simposio (parlando del desiderio di lasciare un ricordo di sé dopo la morte) afferma che Eros spinge gli uomini a procreare figli e, se non possono averne, a costruire opere degne di essere ammirate dai posteri. Il poeta Diego Cappelli ha introdotto la mostra soffermandosi sui segni che il tempo imprime nella materia. Un esempio ne è Il Grande Vetro di Marcel Duchamp, solcato in superficie da linee formate con materiali umili. Nel 1920 Man Ray scattò una fotografia agli strati di polvere depositata sul vetro, che furono scambiati per la veduta da un aeroplano. Nel 1964 la fotografia prenderà il titolo di Allevamento di Polvere.

 

Il Pantheon di Angelo Noce non smette di stupire

L’allestimento di Corpo del Tempo si sviluppa in cinque sezioni: Ciclo della Materia, Migrazioni, Ciclo della Memoria, Rotte di Terra, Orizzonti Diurni e Notturni. Fra quadri, tavolette, grandi carte e sculture, vediamo tutti gli elementi tipici dell’immaginario angelonocesco: tempietti, angeli, navi vichinghe, animali fantastici, alfabeti inventati che ricordano il greco, l’ebraico, l’antico egizio, le rune. La mia attenzione è catturata da una Gran Tavola dove appaiono disegni simili ai caratteri giapponesi; anche il colore è insolito per Angelo Noce. Una prova del fatto che l’artista continua a sorprendere. La sua vastissima produzione rivela meraviglie inaspettate perfino a chi crede di conoscerla a fondo. All’uscita alcuni collaboratori di Angelo salutano i visitatori più o meno così: “Speriamo di fornirvi nuove intuizioni nella vostra comprensione del mondo, che la mostra abbia contribuito ad alimentare la vostra capacità di introspezione e vi abbia regalato un punto di vista diverso”.

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