Inizia con questa pubblicazione la collaborazione di Cremaonline con la Società Storica Cremasca. Crema in litteris è il titolo scelto per la rubrica storico-letteraria dedicata ai letterati italiani in varî modi connessi alla nostra città. Buona lettura.
Tra il 1733 e il 1734
Non tutti sanno che nel corso della sua vita avventurosa segnata da instabilità economica e da irrequietezza esistenziale, Carlo Goldoni si trovò a risiedere per qualche mese, a cavallo tra il 1733 e il 1734, anche a Crema. Tutta la vicenda della sua permanenza nella città si può leggere nel libro di memorie (Mémoires, parte I, capp. XXX e XXXI, nell'immagine sotto) che il commediografo compose in francese alla fine della sua vita. Quando parla di sé, in realtà, Goldoni non è mai del tutto affidabile; nelle sue memorie non solo troviamo diverse dimenticanze, invenzioni o inciampi con le date, ma il testo risente anche della volontà da parte dell’autore di promuovere una precisa immagine di sé: quella del gentiluomo cordiale e galante che agisce sempre all’insegna della stessa gaieté che ritroviamo nelle sue commedie.
Tous les pays de traverse
Ad ogni modo Goldoni racconta di essere arrivato a Crema all’età di ventisette anni, nell’inverno del 1733, al seguito dell’ambasciatore Orazio Bartolini, residente in Milano. L’ambasciatore infatti, a causa dell’assedio di Milano da parte delle truppe gallo-sarde guidate da Carlo Emanuele III di Savoia, nell’ambito della guerra di successione polacca, ricevette l’ordine dalla Repubblica di Venezia di riparare a Crema per tutta la durata dello scontro e di seguire da lì le dinamiche belliche per riferirne notizie con cadenza giornaliera alla Serenissima. Fu proprio il Bartolini a decidere di portare con sé Goldoni, affidandogli il lucroso incarico di segretario. Goldoni si trovò così a Crema con l’oneroso compito di riassumere fino a venti missive al giorno provenienti da Milano, Torino, Brescia e da “tous les pays de traverse” in merito alle mosse dei belligeranti: i dispacci diplomatici preparati da Carlo venivano quindi spediti a Venezia con l’approvazione dell’ambasciatore.
La stesura di Belisario
Nell’incipit del capitolo XXX Goldoni fornisce di Crema, a tale proposito, una sintetica descrizione sotto il profilo geo-politico, una sorta di piccola guida per comprendere il ruolo della città negli scenari delle guerre del Settecento: “Crême est une ville de la république de Venise, gouvernée par un noble Vénitien, avec le titre de Podesta, à quarante-huit lieues de la capitale, et à neuf de la ville de Milan”. L’autore inoltre scrive che fu proprio in questi mesi di residenza cremasca – dopo che le truppe si furono allontanate – che riuscì a completare la stesura di una delle sue prime opere, il Belisario, la prima tragicommedia da lui composta che sarebbe stata rappresentata per la prima volta al S. Samuele di Venezia nell’autunno del 1734. Il Belisario fu il primo grande successo di Goldoni nei teatri veneziani e inaugurò il primo periodo creativo della sua produzione. È curioso notare che, per una casualità della storia, il commediografo si trovò a scrivere proprio a Crema l’opera che è considerata il suo primo vero trionfo nel mondo del teatro.
Hôtellerie du Cerf
Qualche sospetto sull’onestà intellettuale dell’autore sorge però sui motivi da lui addotti per giustificare le sue dimissioni dall’incarico di segretario di Orazio Bartolini. Nel capitolo XXXI Goldoni (nell'immagine a lato) spiega che col tempo le relazioni con il suo superiore peggiorarono e il momento della rottura definitiva non tardò ad arrivare. Una mattina Goldoni avrebbe dovuto consegnare all’ambasciatore la copia di un importante documento da inviare a Venezia (il manifesto ufficiale con cui il Savoia spiegava le ragioni della sua alleanza con i Francesi), ma essendosi intrattenuto in una locanda cremasca (l’hôtellerie du Cerf) per tutta la notte per giocare a carte in compagnia di una ragazza veneziana e di altri quattro avventori, tardò nella consegna del manoscritto. L’ambasciatore, sospettando che Goldoni fosse in ritardo per aver comunicato il contenuto del documento al provveditore straordinario della Repubblica di Venezia (concorrente politico del Bartolini), lo accusò di averlo tradito. Carlo si risentì e si lasciò vincere da un “mouvement de vivacité” che gli fece rischiare persino l’arresto. Solo la protezione del vescovo di Crema (all’epoca Lodovico Calini) presso cui Carlo si rifugiò, poté salvarlo. E per quanto in seguito il segretario e l’ambasciatore si chiarirono, il primo preferirà dimettersi e, preparati i suoi fagotti, partire definitivamente da Crema alla volta di Modena, risoluto a non volersi più esporre a “des pareils désagremens”. L’abbandono di Crema e dell’onorevole e remunerativo incarico di segretario del Veneto Residente non è l’unica decisione repentina, e forse un po’ sconsiderata, che Goldoni compie nel racconto dei suoi Mémoires. Molte altre volte nel corso della sua biografia si sottrarrà quasi di proposito alla prospettiva di una stabilità professionale. Non sapremo mai quanto ci sia di vita vera e quanto di teatro nella sua narrazione, ma certo il carattere di Goldoni che emerge dalla sua autobiografia e, in modo emblematico, dalla sua avventura cremasca è quello che Giulio Ferroni ha descritto come “un’insanabile irrequietezza a fior di pelle, che procede tra scatti nervosi, ripicche, improvvise ribellioni”.
Breve ma intenso soggiorno
Di sicuro sappiamo che la permanenza a Crema restò viva nella memoria di Goldoni come un frangente di vita incancellabile. Nella Prefazione della commedia L’amante militare (1751), infatti, l’autore si prende la briga di smentire tutti i “bei spiriti” che, a detta sua, negavano che egli fosse stato a Crema con l’incarico di segretario del Bartolini. Nella Prefazione lo scrittore dimostra di tenere molto al ricordo di quel periodo, descritto come una delle occasioni della sua vita in cui si trovò nel bel mezzo di un teatro di guerra, un’esperienza che gli consentì di erudirsi nell’arte militare e che gli giovò quindi proprio per la stesura de L’amante militare, commedia di argomento bellico. Scrive Goldoni: “E mi ricordo ancora quante volte, oppresso dalla stanchezza, m’addormentai sotto degli occhi suoi [del Bartolini] con la penna in mano”. Cronaca suggestiva del breve ma intenso soggiorno cremasco di un gentiluomo veneziano del Settecento.