Crema ha accolto con grande entusiasmo
Ibrahim Faltas, in città ospite della Cattedrale per presentare il libro
Dall'assedio della Natività all'assedio della città intervistato da
Andrea Galvani, direttore di
Crem@online. I posti a sedere della Sala dei Ricevimenti sono esauriti in pochissimi minuti, tanto che s'è dovuto aprire una sala attigua per consentire ad alcune persone di trovar posto; ciononostante in molti hanno seguito la serata in piedi.
Grande accoglienzaPadre Ibrahim è stato introdotto ai cremaschi dal parroco del Duomo, don
Emilio Lingiardi, col sindaco
Stefania Bonaldi (nella foto a lato) a fare gli onori di casa e ad accogliere favorevolmente la possibilità di collaborazione con Betlemme, che come Crema, per la prima volta nella sua storia è amministrata da una donna. In platea oltre al presidente della Lega Pro
Mario Macalli - che da anni collabora alla pace in Terrasanta - anche l'onorevole
Cinzia Fontana ed esponenti della politica cremasca, tra i quali
Paolo Valdameri,
Piergiuseppe Bettenzoli ed
Antonio Agazzi.
La visita al Monte del TempioCome spiegato da padre Faltas il volume è il diario dei 39 giorni che vanno
dal 2 aprile al 10 maggio 2002, ma per entrare meglio nell'atmosfera che si respira a Betlemme bisogna fare un passo indietro al
28 settembre del 2000, quando esplode
la reazione palestinese ad una visita, ritenuta provocatoria, dell'allora capo del Likud
Ariel Sharon. Accompagnato da una delegazione del suo partito e da
centinaia di poliziotti israeliani in tenuta antisommossa Sharon si reca al Monte del Tempio, luogo sacro per musulmani ed ebrei situato nella città vecchia.
La seconda intifadaLa risposta è violenta. Attraverso la seconda intifada - la prima risale si apre nel 1987 e si conclude nel 1993 - la popolazione espresse la propria rabbia e la propria frustrazione contro gli israeliani per una
situazione politica, sociale ed economica senza sbocchi. Pesantissimo il numero dei morti, che, aggiornato al 2006 supera i 5 mila morti palestinesi e il migliaio di israeliani.
Operazione scudo difensivoNell'ambito dell'Operazione Scudo difensivo, lil 2 aprile del 2002 le forze di difesa israeliane occuparono Betlemme
con carri armati, elicotteri, aerei militari e tentarono la cattura di alcuni militanti palestinesi ricercati:
242 uomini per fuggire alla cattura si rifugiarono nella Basilica della Natività. Fra loro c'erano dei feriti che rischiavano di morire, ma vennero comunque ospitati e curati. Una trentina di frati provenienti da diciassette nazioni diverse scelsero di rimanere in quel luogo che
dal 1217 affida la Basilica della Natività ai francescani, convivendo con alcuni cadaveri, numerosi feriti e uomini armati e rischiando continuamente la vita.
Occupazione internaIl 10 maggio 2002 dopo 39 giorni durissimi
senza acqua, elettricità e cibo ma soprattutto grazie al dialogo portato avanti da padre Faltas venne raggiunto un accordo con l'esercito israeliano:
13 palestinesi, giudicati "pericolosi" dai militari d'Israele furono espatriati in Europa, altri 26 (filo-Hamas) furono portati a Gaza dove dal 2007 ricoprono ruoli di rilevanza politica e militare mentre quelli restanti tornarono a casa.
Il ruolo della ChiesaLa vicenda assunse rilevanza internazionale, i negoziati coinvolsero le grandi potenze mondiali.
Giovanni Paolo II - al quale è dedicato il volume - ed il patriarca
Michel Sabbah si spesero molto per arrivare ad una positiva soluzione di una vicenda che rischiava di sfociare in un bagno di sangue. Grazie all'intervento decisivo dei francescani ed in particolare di Ibrahim che fece da mediatore tra i palestinesi asserragliati e gli israeliani che li stringevano d'assedio, il dialogo vinse sulla logica armata. Da non dimenticare il ruolo avuto da monsignor
Pietro Sambi - nunzio apostolico - padre
Giovanni Battistelli - custode di Terrasanta - e padre
Joahnnes Simon, guardiano del convento.
Il muro“Quando l’assedio è terminato, il 10 aprile del 2002 e siamo usciti vivi dalla Basilica dopo 39 giorni – racconta Ibrahim Faltas – eravamo convinti che tutto sarebbe tornato come prima. Invece abbiamo trovato
un muro alto nove metri, che rende tutt’oggi
Betlemme una prigione a cielo aperto. Dieci anni dopo l’assedio della Natività la situazione rimane difficile. Betlemme sopravvive grazie alla Chiesa e al turismo dei pellegrini, unica fonte di reddito. E' importantissimo che i pellegrini continuino a venire in Terrasanta”.
Educazione alla paceNonostante la realtà difficile, prosegue l'opera dei francescani attraverso progetti di
educazione alla pace, alla solidarietà e all'integrazione soprattutto per i giovani e i bambini, per evitare che il muro di separazione soffochi la speranza della gente di Betlemme in un futuro migliore. Un libro che ripercorrendo la memoria di quei tragici momenti consente di guardare fiduciosi al prossimo futuro, forti anche del riconoscimento della comunità internazionale dello Stato di Palestina.
Città internazionale"Nel futuro di Gerusalemme - ha concluso 'Abuna Ibrahim' - vedo una
città internazionale, unica soluzione ad un conflitto voluto da pochi. La maggioranza di palestinesi ed israeliani di fatto già convive pacificamente. Con l'aiuto di tutti riusciremo a far tacere la violenza e a consentire il trionfo della pace".