01-11-2014 ore 19:46 | Cultura - Storia
di Luigi Dossena

Historia et imago Cremae. L’ultimo mammut spirò a Scannabue: l’Homo Serius dall’ultima glaciazione alle palafitte

Nelle località intorno a Crema sono stati raccolti frammenti di mammut (mammuthus primigenius) e scheletri di cetacei; i loro resti sono conservati presso il museo di Cremona e di Pizzighettone ed in altre collezioni a Castelleone e a Crema. Tralasciando lo scheletro dei cetacei, e non azzardando la stiracchiata tesi del drago Tarantasio del lago Gerundo, noi fissiamo una data di partenza per la nostra istoria.

 

L’Olocene

10.300 anni fa, ovvero dal termine dell’ultima interglaciazione chiamata Riss Würm (Olocene), fino ai giorni nostri. L’ultimo mammut potrebbe essere stato cacciato a Scannabue proprio in quei tempi da cacciatori afferenti alla stirpe dell’uomo di Neanderthal, ovvero dai suoi cugini di campagna, l’Homo Scannabuensis; la caccia potrebbe essere avvenuta presso il fiume Tormo.

 

L’Homo Serius ed il Mesolitico

Noi questo nostro antenato lo chiameremo Homo Serius, perché viveva a Montecchio di Vidolasco su una palafitta in riva al fiume Serio dalla quale quando saliva sugli alberi poteva intravedere fra le paludi e la lussureggiante vegetazione il Dosso Della Luna di Offanengo, i pianalti di Romanengo, il dosso di Soncino e poteva scorgere persino le coste di Chieve, in dialetto, le famose coste da Céf. Nel Mesolitico, cioè 8.000 anni a.C. Serius viveva sulla palafitta con la sua famigliola, tutt’attorno la sua ricchezza, composta dagli animali che aveva addomesticato: un bue (bos taurus), i maiali (sus palustri), la capra hircus e l’ovis aries, cioè pecore e capre, un equus, il cavallo, ed un canis familiaris.

 

Le palafitte

Nei pressi della palafitta scorazzavano liberi i cervus  elapus (i cervi), le sus scrofa (i cinghiali), i capreolus capreolus (caprioli), gli ursus arctos (gli orsi), i castor fiber (i castori) e svolazzavano i bufo bufo (i gufi). Questi reperti sono stati rinvenuti negli scavi nel 1960 nell’area archeologica di Montecchio di Vidolasco sotto oltre un metro di suolo.

 

Il mondo perduto

Per onore di verità il sito è datato al X secolo a.C., perciò molto posteriore al tempo degli ultimi mammut, ma noi ne diamo conto per rendere l’idea di quel mondo perduto e soprattutto perché non abbiamo cronache fatte né in diretta né in differita, men che meno  foto o selfie di quegli eventi.

 

Il Neolitico

Verso il Neolitico (VI millennio a.C.) a Camisano, in località Torriani, l’uomo si dava un gran da fare in lungo e in largo nelle pianure della valle del Serio, punteggiate dai dossi, con le coste ricoperte da selve, boschi, foreste e tundre ricamate da licheni. E così il cremasco, millennio dopo millennio, alluvione dopo alluvione, passò al Mesolitico, quando in giro per il mondo terraqueo vennero lavorati anche da noi i primi metalli.

 

Le età del Rame e del Bronzo

Questo fatto si ebbe a partire dal 5.500 a.C. era l’inizio dell’età del Rame, passarono così due millenni e nel 3.000 a.C. apparve la scrittura e appresso si affiancò l’età del Bronzo, fu così che l’umanità nomade, sempre in cerca di cibo e di ripari divenne sedentaria. Per onore di vera veritate in altre parti del mondo esistevano già delle vere e proprie città, ne citiamo solo una: Gerico, già cinta da possenti mura, 8.000 anni a.C.

 

I primi villaggi

Ma noi fissiamo l’attenzione sulla valle del Serio e sui nostri antenati che vivevano costantemente sul bagnasciuga e la terramara palustre. Divennero sedentari 5.000 anni orsono e così la loro esistenza poté ruotare finalmente intorno alla coltivazione dei campi, unendo di fatto l’agricoltura alla caccia, alla pesca, all’artigianato e al commercio e mano mano con lo scorrere del tempo, palafitta dopo palafitta, casa dopo casa apparvero nel cremasco i primi villaggi, così dalla preistoria si passò, dopo l’avvento della scrittura, alla storia. Fonti: Casale Cremasco – Vidolasco: Due Paesi Un Comune, Alpini, Casirani,Venchiarutti. Storia di Cremona – L’Età Antica AA. VV

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