01-05-2021 ore 19:38 | Cultura - Itinerari
di Gloria Giavaldi

Biblioteca di Crema, dove la cultura è vicina alle persone: 'è una finestra di normalità'

Palazzo Benzoni è silenzioso. Nel cortile d'ingresso della biblioteca comunale Clara Gallini di Crema non c'è anima viva. La sala ragazzi è vuota. I banchi sono coperti dai cellophane. I libri tutti rigorosamente riposti sugli scaffali. Non v'è polvere, né mani che li sfogliano o li accolgono. L'ingresso in epoca Covid è contingentato e su prenotazione. Gli affezionati vengono, scambiano due parole con i bibliotecari e se vanno. Non c'è spazio per lunghe conversazioni, battute, scambi d'opinione. Non è ancora il tempo di tornare a condividere. “Il Covid ha abbattuto il modello della biblioteca come luogo di comunità, come presidio di welfare”. La responsabile del settore cultura e turismo del Comune di Crema, Francesca Moruzzi, non usa mezzi termini. Va dritta al punto. “Oggi la biblioteca è un luogo muto: il virus ha messo a tacere quel ruolo tanto sudato e coltivato finalizzato alla coesione sociale”.

 

Online

Prima, intorno ai libri, ai giornali, alle informazioni ruotavano occhi curiosi, impauriti, speranzosi. Mani strette, unite dal desiderio condiviso di conoscere. Ora, educati al distanziamento, “tutti abitiamo una piazza diversa: la rete”. Dai viaggi colmi di arte e colori, agli origami e agli albi illustrati per i più piccoli, fino ai giovedì smart . “Negli anni la biblioteca di Crema è stata capace di creare con gli utenti un legame speciale. Non potevamo interromperlo. Per questo ci siamo trasferiti sulla rete: per esserci, per raccontarci”. Per colmare il vuoto. “Questo ovviamente ha consentito nel periodo di assoluta chiusura di raggiungere solo una fetta di utenza, quella dai 30 ai 50 anni, mentre ha impedito un contatto con le persone più anziane, non avvezze all'uso della tecnologia”. Le stesse che “appena abbiamo avuto la possibilità di riaprire, si sono precipitate in biblioteca”. Quelle con cui “i bibliotecari durante il lockdown hanno scambiato quattro chiacchiere telefonicamente: la biblioteca è comunque entrata nelle loro case. Anche se in modo diverso”.

 

Una finestra di normalità

Definita dal manifesto Unesco come forza vitale per l'istruzione, la cultura e l'informazione e come agente indispensabile per promuovere la pace ed il benessere spirituale delle menti di uomini e donne, la biblioteca è rimasta tale anche durante il Covid. “Il digitale non ne ha scalfito l'essenza, ha aggiunto nuove modalità. Anche se, a dire il vero, la biblioteca vive di digitale da molto tempo. Da molto prima che i cittadini se ne accorgessero”. In un periodo in cui la cultura è stata notevolmente colpita, la sede di palazzo Benzoni è stata “l'unica finestra di normalità”. Una di quelle dalle quali entrava il filo d'aria necessario per continuare a vivere.

 

Vicino alle persone

“La biblioteca è per le persone. Parte da loro, dalle loro esigenze: le ascolta e cerca di soddisfarle”. Senza fare rumore. “Le biblioteche spesso anticipano il sistema, riescono a leggere le tendenze sociali prima”. E, sulla base di queste, cambiano. Per stare al passo coi tempi, accanto alle persone. Tutte. “Una delle bandiere delle biblioteche pubbliche è la gratuità dell'accesso. In condizioni normali ospitiamo anziani in difficoltà, persone con fragilità, ospiti del vicino rifugio San Martino, utenti con disabilità”. Tra gli scaffali della biblioteca trovano casa libri tattili e volumi in simboli. Spesso vengono ospitate anche diverse scuole. “Cerchiamo di stare vicini alle persone. Non deve diffondersi l'idea di un'istituzione culturale elitaria, distante, distaccata. Il periodo di chiusura ha posto questo rischio, ma l'abbiamo sventato al meglio”.

 

Lavorare in rete

Per raggiungere il maggior numero di persone e soddisfare richieste, esigenze, interessi “le biblioteche lavorano in rete dagli anni '80: è necessario perché siano realmente efficaci. Il prestito interbibliotecario è linfa vitale”. La Rete bibliotecaria bresciana e cremonese oggi conta 138.879 iscritti. Sono 252.141 i prestiti in corso. “La risposta, nonostante il periodo di crisi, anche a Crema è stata buona. Oggi la lettura non è più un'attività radical chic, ad appannaggio di pochi. Oggi la lettura è e deve essere per tutti”. Da questo punto di vista “le biblioteche hanno giocato un ruolo fondamentale. Anche l'editoria è cambiata: ora riesce a soddisfare gli interessi di tutti”.

 

La lettura in Italia

In Italia, comunque, si legge ancora troppo poco. Secondo un'indagine Istat relativa al 2019 il 40 per cento della popolazione dai 6 anni in su legge almeno un libro all'anno. Il dato è pressoché invariato dal 2016. Per Francesca Moruzzi il motivo è chiaro: “gli italiani non leggono perché non concepiscono la lettura come occasione di crescita personale. Questa tendenza è tipica del mondo mediterraneo e a tradizione cattolica. Diversa è la situazione nei paesi a matrice protestante, dove il libro viene concepito come uno strumento per aggiornarsi ed elevarsi. In Italia la lettura viene relegata ai soli aspetti scolastici. È ovviamente un approccio limitativo per i giovani. Anche per questo – chiude– continueremo la collaborazione con le scuole”.

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