01-04-2022 ore 20:28 | Cultura - Arte
di Gloria Giavaldi

Superbia, l'arte di Arrivabene è uno squarcio di luce in mezzo al buio dell'esistenza

“La mia casa è un mondo parallelo”. Agostino Arrivabene ci aveva avvisato preventivamente durante la conferenza stampa di presentazione di Superbia, la mostra curata da Silvia Scaravaggi, allestita nelle sale Agello fino al 3 aprile. A Gradella, una piccola frazione del comune di Pandino, quando la porta si spalanca diamo senso a questa affermazione. L'arte si respira in ogni angolo. Quadri, oggettistica, poltrone. Tutto rimanda al suo essere artista. Persino la luce, tenue. Agostino indossa una camicia da bottega piena di colori. Nel suo studio al primo piano le opere non si contano più tra quelle appese e quelle in lavorazione. “L'arte serve a conoscere la propria interiorità: è fatta di risonanze che devono trovare una finestra per emergere. Il cammino di un artista è un incespicare nel buio alla ricerca di frammenti di luce che possano dare una chiave di lettura ad una voce inaudita e inaudibile, che entra nella vita dell'uomo come un lampo che squarcia l'oscurità”.

 

Nuovi sguardi

C'è del metodo, c'è lo studio, come insegnavano i grandi maestri del '400, c'è la volontà di cogliere suggerimenti dall'esterno. Anche da un pezzo di legno. “Serve per rompere rispetto ad uno sguardo normale sulla realtà: è d'aiuto. Leonardo Da Vinci diceva ai giovani di guardare nelle forme caotiche, perché l'occhio saprà far affiorare paesaggi immaginari e forme corporee. Anche io uso questo metodo, mi aiuta a vedere immagini anche in una distruzione”. Il tempo scorre ma non passa: “la tradizione non esiste, esiste piuttosto l'attualità di una pittura asettica, che fa prevalere il linguaggio rispetto al messaggio”. E l'attualità di Michelangelo, che “nel suo senso è ancora qui con noi”. Superbia, il viaggio nelle profondità dell'hybris allestito a Crema con 29 opere, parte dalle Rime. Dal sonetto 285, “dall'innamoramento che ho provato davanti al Giudizio universale. Mi sono sentito soverchiato dai corpi e ho colto nel sonetto 285 un monito: Michelangelo, raggiunto il fallimento di uomo ed artista è quasi in odore di santità perché capisce che il peccato di superbia può essere medicato dall'abbraccio alla croce di Cristo”.

 

Superbia e Salvezza

Lo dice a lui. Lo dice a noi: “a noi che viviamo di Superbia quotidianamente. Pensiamo di avere a disposizione il tempo massimo della vita. In realtà, basta un attimo. Il Covid ce lo ha dimostrato: ci siamo confrontati con la precarietà, ma non abbiamo imparato niente. Non abbiamo colto al balzo l'occasione per rigenerarci da un eccesso di Superbia. Infatti, siamo in guerra. Vediamo solo noi padroni del mondo, noi detentori di potere. Noi, così piccoli, così miseri rispetto alla grandezza dell'eterno. La morte di mia mamma mi ha fatto scontrare con l'incertezza. Michelangelo mi ha donato una conferma: l'unica speranza è abbracciare la croce”. E l'unico rimedio alla Superbia? “La consapevolezza della nostra miseria”.

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