25-06-2015 ore 20:36 | Cronaca - Crema
di Stefano Zaninelli

Crema. L’azienda ospedaliera e le sfide della riforma lombarda. Ablondi: “speriamo nell’autonomia per il bene dei cremaschi”

Molte parole sono state spese in merito all’autonomia dell’azienda ospedaliera cremasca. Se ne parla da circa 2 anni, da quando in Regione è iniziata a circolare l’ipotesi di accorpare le strutture sanitarie. Il progetto di riforma del sistema sociosanitario lombardo va in questa direzione, con la creazione di un’Agenzia per la tutela della salute (Ats), diramata in 6 Direzioni di sede territoriale (Dst); i servizi verranno erogati dalle aziende sociosanitarie territoriali (Asst), che raggrupperanno le 29 aziende ospedaliere esistenti in bacini d’utenza di 600 mila abitanti (questa la cifra contenuta nella prima bozza). Tuttavia, ad oggi solo un aspetto è certo: “il ruolo delle aziende ospedaliere, compresa quella di Crema, cambierà”.

 

Continuità assistenziale

Lo afferma Luigi Ablondi, direttore generale dell’Ospedale Maggiore di Crema. “Cambierà – spiega il direttore – perché dovrà inglobare alcune attività territoriali. È la risposta ad una delle problematiche poste dalla cronicità della malattia, quella della continuità assistenziale tra ospedale e territorio, in cui il primo dovrà rispondere ai bisogni acuti dell’utenza. A livello territoriale, poiché la riforma prevede che ci siano strutture che avvicinino il più possibile il malato alla soluzione (come i presidio ospedalieri territoriali, le cure sub acute e via discorrendo) è evidente come la continuità diventi l’elemento portante della riforma. Questo avrà poi delle conseguenze: detto senza mezzi termini, meno ospedale e più territorio”.

 

Principio di sussidiarietà

La nuova morfologia del sistema sanitario renderà necessaria una maggiore specializzazione degli enti sanitari: “uno degli altri principi che guidano la riforma – prosegue Ablondi – è quello della sussidiarietà, che impone di non delegare ad una struttura più complessa un compito che può essere eseguito da una struttura più semplice. Poiché la cronicità e le prestazioni ambulatoriali sono le cose più semplici che i cittadini devono affrontare, questi dovranno essere affidati con più facilità a strutture più snelle, che presentano costi più bassi e che possano svolgere queste mansioni in maniera più efficiente”.

 

Virtuosismo cremasco

Crema, in campo sanitario, ha già dato prova di virtuosità: “abbiamo già compiuto un lunghissimo percorso, la nostra è già un’azienda territoriale. Dal 2008, quando mi sono insediato, ad oggi, abbiamo ottenuto dalla Regione 22 posti letto per sub-acuti a Soncino; il presidio di Soresina è nato con 30 letti di sub-acuti e 20 posti come presidio ospedaliero territoriale; infine, abbiamo sviluppato una grossa attività ambulatoriale a Castelleone, Soncino e Soresina. Abbiamo già investimento parecchio sul territorio. Ora la Regione sta disciplinando l’attività dei Pot ed è immaginabile che la diffusione delle strutture che vicariano l’ospedale aumenti, mentre quest’ultimo dovrà specializzarsi sempre di più sui trattamenti del paziente acuto”.

 

La speranza

C’è chi – a ragione o a torto – ancora non se la sente a mettere il punto fermo al capitolo riguardante l’autonomia dell’azienda ospedaliera cremasca. La battaglia politica, seppur con qualche difficoltà, prosegue e la delegazione cremasca in questi giorni ha portato all’attenzione della Terza commissione le proprie osservazioni. Il sentimento comune ai cremaschi, forse inviso a qualche cremonese, è “la speranza che l’autonomia rimanga, per il bene dei cremaschi – conclude Luigi Ablondi – anche questo dipenderà dalle scelte di chi è preposto a decidere”. 

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