La ricorrenza del 25 aprile di quest’anno, memoria di 80 anni dalla liberazione dal regime nazifascista coincide con le celebrazioni pasquali, che hanno visto uniti sia il popolo ebraico come tutte le confessioni cristiane nella celebrazione della risurrezione. Per gli ebrei la pasqua è memoria di “liberazione da”, dalla schiavitù d’Egitto, dall’esilio in Babilonia e da tutte le violenze subite nel corso dei secoli. Ieri, di fatti, in Israele e presso tutti gli ebrei nel mondo, è stata ricordata la Shoah e tutte le sofferenze legate ai vari campi di sterminio.
Liberi da, liberi per
Anche Gesù di Nazareth, fedele al suo popolo, nell’adempimento della legge, ha aggiunto il movente, la dinamica della pasqua: l’amore, così che a “liberi da” ha aggiunto “liberi per”, liberi per donare, servire, impegnarsi gratuitamente per tutta l’umanità. Con il dono della vita Gesù ha ridato dignità ad ogni persona, nella libertà e nella pace. Il ricordo di quest’anno ci spinge così a custodire e conservare la pace, nella libertà e nel rispetto di tutti. Questo implica la responsabilità di ciascuno di noi verso il nostro mondo nel frammento di tempo che ci è stato dato, allontanando la tentazione della delega ad altri e dell’indifferenza.
Il senso della vita
La responsabilità verso il nostro tempo ci spinge poi ad una cura più attenta e vigile dei nostri ragazzi, adolescenti e giovani, che hanno smarrito il senso della vita e si sentono pertanto desolati o addirittura disperati. A noi adulti donare loro sempre un senso profondo di vivere, che sta nella libertà di amare e di servire gli ultimi e i più deboli con la propria attenzione e premura.