25-01-2024 ore 15:46 | Cronaca - Offanengo
di Claudia Cerioli

Offanengo: medaglia d’onore a Giovan Battista Nigroni per la tragica esperienza della Shoah

Avrebbe compiuto cento anni lo scorso 8 gennaio, Giovan Battista Nigroni di Offanengo, insignito, mercoledì 24 gennaio a Cremona, della medaglia d’onore per la drammatica esperienza vissuta durante la seconda guerra mondiale. Il prefetto Corrado Conforto Galli, con la presidente dell’unione delle comunità ebraiche italiane, Noemi Di Segni, ha consegnato l’onorificenza concessa dal presidente della Repubblica, alla nipote Elisa Zaninelli nell’ambito dell’iniziativa ‘il violino della Shoah’. Hanno partecipato i famigliari: i figli Antonia, Elia, Graziella, Fiorenza e Piergiorgio, insieme ai coniugi e ai nipoti.

 

Croce al merito di guerra

Nigroni già nel 2006 aveva ricevuto la croce al merito di guerra per la sua esperienza bellica. Chiamato anticipatamente alle armi a soli 19 anni, in piena seconda guerra mondiale, fu catturato dai tedeschi a Rovereto il 9 settembre 1943, deportato in Germania e internato in campi di lavoro. Dapprima a Neubrandenburg fu impiegato come manodopera in una fattoria privata a Butzow, nel nord della Germania, poi trasferito a Warnemünde, per lavorare nella fabbrica di idrovolanti Arado. Nell’aprile 1944, fu quindi inviato in un lager civile per la ricostruzione di una scuola meccanica, a Jarmen, per ricostruire un capannone da adibire a fabbrica, quindi di nuovo a Warnemünde e poi sul fronte americano, tra Lennep, Solingen e Wuppertal, per la ricostruzione delle fabbriche e dei binari ferroviari sotto ai bombardamenti degli alleati.

 

Un diario affidato al centro Galmozzi

Nel marzo 1945 fu infine trasferito sul fronte nord, in quella che definì l’isola di Minden, a Misdrof, per essere impiegato nei lavori al fronte, a pochi chilometri dai Russi. Era il 25 aprile 1945 quando un ordine di partenza dall’isola di tutti gli stranieri offrì a Nigroni l’occasione della fuga, in direzione di Berlino, dove venne accolto dai Russi e rifugiato in un campo di smistamento, in attesa del rimpatrio e del ritorno ad Offanengo, che avvenne il 23 settembre 1945. Consapevole del peso degli avvenimenti che stava vivendo e al pensiero del mai più ritorno, Nigroni divenne cronista della sua esperienza: scrisse il mio diario di prigionia e di guerra durante l’internamento in Germania, dal settembre 1943 all’aprile 1945. Non lo rilesse più per decenni, finché i tempi non furono maturi e i ricordi meno dolorosi (era il 2008 quando cominciò a parlarne). Solo poco prima della sua morte, avvenuta il 23 aprile 2015, all’età di 91 anni, Nigroni affidò al centro ricerca Alfredo Galmozzi di Crema la sua testimonianza orale, raccolta in una video intervista.

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