24-02-2016 ore 11:18 | Cronaca - Dall'italia
di Marcello Palmieri

Legge moschee, la Corte Costituzionale boccia la regione Lombardia

Un ostacolo in meno per il Centro culturale arabo di via Milano a Crema: la Corte Costituzionale, ieri sera, ha bocciato la legge regionale che rendeva più difficoltosa – per le confessioni prive di intesa con lo Stato – l’edificazione di strutture sacre. La notizia è giunta in mattinata. Davanti ai giudici della Consulta, a rappresentare il Governo nell’udienza pubblica di ieri c’era l’avvocato di Stato Massimo Giannuzzi, mentre per la Lombardia è comparso Pio Dario Vivone.

 

Regime restrittivo

Tra i punti controversi l’applicazione del regime restrittivo alle sole confessioni prive di intesa con lo Stato. La difesa: “Si è reso necessario a seguito dell’intervenuto pluralismo religioso”. Poi il fatto che la Regione - per esempio attraverso l’imposizione di telecamere sugli ingressi dei luoghi di culto - fosse andata a legiferare in tema di pubblica sicurezza: una materia che la legge riserva allo Stato. Per Palazzo Lombardia invece si sarebbe trattato di “un aiuto, non una sostituzione al Governo”. Senza dimenticare gli altri terreni di scontro: per esempio, la convenzione che le confessioni prive di intesa con lo Stato avrebbero dovuto stipulare con i vari comuni. Oppure l’obbligatoria rispondenza alle tipologie costruttive lombarde degli edifici che esse avrebbero voluto innalzare. E considerando pure il parere di comitati di cittadini così come delle locali Forze dell’ordine.

 

La Consulta regionale

A un certo punto, il giudice relatore ha sospeso la mera esposizione degli argomenti proposti dalle parti e si è rivolto al legale della Regione: “Sarebbe utile comprendere se questa consulta regionale è già stata istituita, oppure come verrà istituita e sulla scorta di quali norme dovrà operare”. Marta Cartabia voleva capirne di più su un organismo previsto dalla nuova legge. La Regione aveva infatti disposto che la confessione priva di intesa con lo Stato potesse realizzare un edificio di culto solo nel caso in cui rispondesse a precisi criteri: presenza diffusa sul territorio, significativo insediamento nel comune interessato, possesso di uno statuto che attestasse la natura religiosa dell’ente richiedente e lo impegnasse a rispettare la Costituzione. E questa nuova consulta avrebbe dovuto dare un parere obbligatorio proprio sulla concreta presenza di questi criteri.

 

Discriminazioni

Una previsione troppo generica per il Governo, timoroso che aprisse la strada a decisioni arbitrarie, dunque discriminatorie. Ma ecco che, venuto il momento di rispondere all’invito del presidente relatore, la difesa della Regione nulla di dirimente ha proferito: “mi sembra che questa consulta non esista ancora”, si è limitato a dire il difensore. Le altre domande di Cartabia sono dunque rimaste senza risposta. Con tutta probabilità, è stato questo un passaggio determinante per la decisione. Nota di colore: la legge era detta “anti moschee”. Ma alla seduta di ieri, tra il pubblico, erano presenti anche una decina di pastori appartenenti alla Conferenza evangelica nazionale: “Questa norma danneggia anche noi”, il motivo della loro presenza. (tratto dall'edizione odierna di Avvenire)

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