Falcone e Borsellino, Crema smemorata. Lettera agli amministratori della città
“Cari amministratori, ho provato a mordermi la lingua per qualche ora ma non ce l'ho proprio fatta. So già la risposta del sindaco della città che dirà ancora una volta che devo solo tacere. La solita litania. Ma non posso non vedere che questa città che ha nel suo cuore una piazza intitolata a Giovanni Falcone e a Paolo Borsellino, oggi non abbia fatto nulla per fare memoria di ciò che il 23 maggio 1992 ha sconvolto l'Italia intera”.
Passaggio del testimone
“Un amministratore deve essere profeta, non può guardare solo all'oggi, ai problemi delle partecipate o alle buche ma deve fare in modo che queste date siano vissute, siano parte della città. Io cari amministratori vi chiedo scusa per questo mio intervento, ma quale passaggio del testimone sta avvenendo se nemmeno ci ricordiamo di fermarci un attimo il 23 maggio in largo Falcone e Borsellino, per fare memoria?”
Anonimo parcheggio
Quella piazza è stata voluta dagli studenti delle magistrali che con i loro insegnati raccolsero centinaia di firme per fare in modo che un anonimo parcheggio, prendesse significato. In quel luogo il 23 maggio di parecchi anni fa piantammo un ulivo, lo stesso che c'è in via D'Amelio, segno di pace, segno di vita. Ma quel l'ulivo vive se noi, se voi, farete in modo che non sia solo una pianta”.
Incrocio di storie
Quella piazza non può diventare un non luogo ma deve continuare a essere un incrocio di storie, un'agorà dove si passa il testimone. Lì Antonino Caponnetto, Rita Borsellino, Gian Carlo Caselli e Gherardo Colombo passarono il testimone a ragazzi che ancora oggi mi scrivono ricordandomi che il 23 maggio e il 19 luglio sono entrati a far parte della loro vita”.
La lotta alla mafia
“Fatelo per questi giovani, fatelo per i ragazzi di questa città: la memoria non è un esercizio intellettuale, non è il minuto di silenzio ma è nutrita da momenti come questo che devono avere un significato nella nostra città che per anni è stata, al Nord, simbolo della lotta alla mafia. Vi chiedo ancora scusa se non mi sono morsicato la lingua ma don Gallo che in questa nostra città èvenuto tante volte mi ha insegnato a non farlo”.