23-01-2021 ore 20:32 | Cronaca - Crema
di Sara Valle

Crema. Scuola, un anno al tempo del Covid. La Dad e il futuro: 'fateci tornare tra i banchi'

Età e ruoli diversi, intenti chiari riuniti in un'unica voce. “La scuola non è pericolosa: attendiamo di tornare in presenza”. Questo il messaggio che studenti, insegnanti e genitori hanno voluto lanciare venerdì 22 gennaio nel corso del dibattito dal titolo Ripartiamo da noi: un anno di scuola al tempo del Covid, organizzato dall'Orientagiovani di Crema in collaborazione con l'associazione Rinascimenti. A fare gli onori di casa, come sempre, l'assessore alle politiche giovanili Michele Gennuso. Con lui il sindaco di Crema Stefania Bonaldi, gli insegnanti Daniela Marchesetti, Nicolò Dino Premi, Gloria Ghetti, Alex Severgnini , gli studenti Giacomo Bertò, Laurentiu Strimbanu, Andrea Pilenga, Andrea Piacentini, Flavia Massone, Wail Atik e l'esponente cremasca del comitato Priorità alla scuola, Gabriella Bravi. Per il sindaco Bonaldi “dopo così tanto tempo non è più tollerabile che la scuola sia un fanalino di coda. A Crema, dopo svariati tavoli coordinati dal prefetto con rappresentanti del mondo scolastico e del trasporto pubblico locale eravamo pronti al ritorno tra i banchi in sicurezza lo scorso 7 gennaio. Ci è stato impedito. Ci atteniamo alle regole e attendiamo il ritorno in classe”. Con il passaggio della Lombardia in zona arancione da lunedì 25 gennaio la scuola riprenderà in presenza al 100 per cento per le medie e al 50 per cento per le superiori. Entro 15 giorni sarà previsto il passaggio al 75 per cento in presenza e solo residualmente verrà impiegata la didattica a distanza.

 

Sogni, relazioni e socialità

Il desiderio di tornare a scuola con gli amici è vivo nei ragazzi. “I giovani vivono di sogni e continuano a crederci” spiega Giacomo Bertò, studente dell'anno 2020. “In questo tempo abbiamo imparato ad apprezzare la solitudine, non l'isolamento. Della scuola manca la socialità, il contatto, la relazione. Tutti quegli aspetti che non possono essere sostituiti da un computer”. Il sorriso stampato in fronte nonostante le difficoltà, l'umiltà di chi vuole costruire, la consapevolezza di poterlo fare solo con validi esempi. “Non sono contento del trattamento che il mondo degli adulti ci ha riservato in questo periodo. La salute resterà sempre la priorità, ma la scuola non è veicolo di contagio”. “Anzi - gli fa eco la professoressa Gloria Ghetti- può essere un presidio sanitario”. Fondatrice del movimento nazionale Priorità alla scuola, per Gloria “scuola è dove le persone si incontrano, dunque ho fatto lezione per strada. Deve passare il concetto che oggi il diritto alla salute e quello allo studio non vanno in conflitto”. Dello stesso avviso anche Gabriella Bravi, esponente del Pas di Crema. 

 

La didattica a distanza

L'attenzione degli insegnanti si è, invece, focalizzata sulla didattica a distanza. “All'inizio era una novità, c'era entusiasmo, tanto da parte dei docenti, quanto da parte dei ragazzi. Poi, lentamente, i giovani si sono spenti. La loro vitalità si è trasformata in rassegnazione”. Per questo, secondo Nicolò Premi, docente del Galilei di Crema “l'esperienza con la Dad è da bocciare in toto”. Per i ragazzi del triennio delle scuole superiori la percezione è leggermente diversa. “La loro difficoltà – spiega Gloria Ghetti - si è tramutata in azione, mobilitazione, grazie all'esempio di pochi coetanei e di qualche insegnante”. La Ghetti, docente di storia e filosofia, punta comunque il dito contro la didattica a distanza perché “genera disuguaglianze e priva della socialità”. Ora il rischio condiviso e da combattere resta quello della didattica digitale integrata, “che è più economica”. Per Severgnini, in quest'epoca è opportuno attuare una “didattica della vicinanza. In un contesto in cui hanno ristretto lo spazio ed il tempo, è stata una sfida continuare a rimodulare l'attività". Laurentiu, Giacomo, Flavia, Andrea, Wail attendono di tornare a scuola "per costruire il futuro" loro e del Paese. 

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