La domenica è un pranzo in famiglia. Spesso le tradizioni sono date per scontate, ma per ritrovarne il sapore basta condividerle con chi non gode della stessa fortuna quotidiana. Sull’esempio di papa Francesco, oggi monsignor Daniele Gianotti ha invitato a pranzo cinquanta persone che vivono in situazioni di povertà estrema e fragilità. La sala rossa del palazzo vescovile è diventata un refettorio d’eccezione per gli ospiti, tra cui 27 provenienti dalla casa di accoglienza di via Toffetti, una decina dal rifugio san Martino di via Civerchi e tre famiglie dalla casa della carità. Con loro gli operatori della Caritas diocesana che li assistono quotidianamente. Presente anche padre Ibrahim Alsabagh, parroco di Aleppo, accompagnato da don Emilio Lingiardi, che il 18 novembre ha compiuto 75 anni.
Storie di fatica e solitudine
Italiani e stranieri, qualche giovane, ma soprattutto uomini che alle spalle hanno storie di fatica e solitudine. C’è chi ha perso il lavoro, la casa, chi la rete di affetti e relazioni indispensabile a non scivolare nella spirale della povertà. I volti portano il segno della fatica quotidiana, dell'incertezza, che in questa occasione è mitigata da un sorriso e dalla gioia di essere uniti, di non essere soli. Le mani ruvide per il lavoro o per il freddo spezzano il pane con un gesto di naturale condivisione, come il piacere di trovarsi tutti allo stesso tavolo e sentirsi per una volta a casa.