Per “l’omicidio volontario” di Sabrina Beccalli avvenuto la notte di ferragosto del 2020, oggi presso il tribunale di Cremona il pubblico ministero Lisa Saccaro ha chiesto al giudice per l’udienza preliminare Elisa Mombelli di condannare Alessandro Pasini a 30 anni di reclusione, ai quali devono essere aggiunti “12 anni per distruzione e occultamento del cadavere e per incendio aggravato”, con conseguente “pericolo per l’incolumità pubblica” e “crollo di edificio”. Complessivamente 42 anni di reclusione, ridotti a 28 per lo sconto di un terzo dovuti dal giudizio abbreviato. La sentenza arriverà il 29 ottobre.
Le opposte versioni
Pasini ha sostenuto che Sabrina sia morta per una overdose e di essersene accorto al risveglio. A quel punto, preso dal panico, avrebbe avvolto il suo corpo in una coperta. Secondo la procura sarebbe invece stata uccisa dopo aver rifiutato di avere un rapporto sessuale. Dopo averla trasportata a Vergonzana, Pasini avrebbe dato alle fiamme la Fiat Panda della ragazza e ripulito l’appartamento, tagliando il tubo del gas per cancellare ogni prova con lo scoppio. Le condizioni del corpo e il fatto che parte dei resti (scambiati per un cane dal veterinario dell’Ats) siano stati distrutti, non hanno consentito di appurare con certezza le cause del decesso.
“Sconcertante assenza di scrupolo”
Pasini, 46 anni, è l’unico imputato e dal 19 agosto dello scorso anno è recluso nel carcere di Monza. Secondo il pm Saccaro ha agito con “sconcertante assenza di scrupolo nel tentativo di garantirsi l’impunità per i delitti commessi”. In aula ha voluto “sottolineare la fredda organizzazione dell’imputato, sintomatica di una capacità di ideazione criminale davvero fuori dal comune”. L’avvocato di parte civile, Antonino Andronico ha chiesto un risarcimento di 900 mila euro per il figlio minorenne di Sabrina e di 300 mila euro per ciascuno dei tre fratelli della donna. I difensori di Pasini, gli avvocati Paolo Sperolini e Stefania Amato, si sono detti sereni e sicuri di aver confutato gli argomenti dell’accusa.