ultimo aggiornamento ore 17:17
Chiedono il riconoscimento della malattia professionale, l’adeguamento degli organici e degli stipendi, ora tra i più bassi d’Europa, l’infermiere di famiglia e un impegno concreto per fermare sul nascere la violenza e le aggressioni negli ospedali. Tra le categorie più segnate dal Covid e quotidianamente in prima linea, anche per gli infermieri la misura è colma. Al punto da dover scendere per strada e manifestare il proprio profondo disagio. Perché prima non andava bene. Ora un cambiamento è necessario. Urgente, non più solo annunciato. Al flash mob di stamattina, a Crema, hanno partecipato circa 120 persone. Avrebbero voluto o dovuto essere molti di più.
Senso di responsabilità
Altri hanno assistito per qualche secondo dalle finestre. La solidarietà alla lotta dei colleghi e delle colleghe si concentra nello sguardo. Il senso di responsabilità li ha tenuti in reparto, accanto alle persone ricoverate. Dove sono ogni giorno, ogni notte. Perché le festività, anche in questo settore, non sono contemplate. L'imprevisto è sempre dietro l'angolo e spesso non lascia scampo. La manifestazione si è tenuta in un luogo simbolico: un parcheggio. Quel parcheggio che negli anni è divenuto 'luogo di lavoro' di molti ambulanti, a caccia degli spiccioli della gente di passaggio per tirare avanti. Briciole che spesso cascano da una tavola imbandita per pochi. Proprio l’area in cui sorgeva l’ospedale da campo durante la fase più acuta dell’emergenza Covid-19. Chiarissimo il messaggio lanciato alla politica e alla società civile: le cose devono cambiare. I palloncini rossi rilasciati nel cielo di Crema sono una richiesta d'ascolto e un tributo a tutte le persone che non ci sono più. In silenzio li hanno visti salire e diventare sempre più piccoli. Fino a sparire. Il pensiero, a braccia conserte, torna a quelli che hanno dato la vita per gli altri. Sul posto di lavoro. Il loro sacrificio deve necessariamente portare ad un miglioramento. In segno di rispetto.
