13-09-2024 ore 19:22 | Cronaca - Crema
di Fausto Lazzari

A 20 anni dalla scomparsa, una emozionante serata in ricordo del dottor Marco Piazzoni

Serata ricca di emozioni quella che si è svolta giovedì 12 settembre nella Sala dei Ricevimenti del Palazzo comunale di Crema, dedicata al dottor Marco Piazzoni nel ventennale della sua scomparsa. Moltissimi i partecipanti che hanno apprezzato tutti gli interventi che si sono succeduti, a partire dal saluto non solo istituzionale del sindaco Fabio Bergamaschi, il quale, anche per questioni anagrafiche, pur non avendo conosciuto di persona il medico cremasco, lo ha voluto salutare ricordando quel lontano periodo del fare politica attiva. Erano gli anni 70-80-90, un trentennio di politica drammatica, intensa e partecipata, alla quale i giovani politici di oggi avrebbero tanto voluto partecipare, considerandola costruttiva e vissuta con passione ed amore, capace di aver migliorato la qualità della vita dei cittadini soprattutto dei più deboli. Le note musicali della fisarmonica di Roberto Nassini hanno contribuito a creare l’atmosfera magica, di sospensione dentro le emozioni, della serata, intonando all’inizio una poetica e suggestiva Oh bella ciao e al termine l’inebriante melodia dell’amore.

 

Medicina democratica

Con una appassionata conduzione, piena di spunti e di aneddoti, Beppe Bettenzoli è stato il “fil rouge emozionale” della serata, nel ruolo di “fratello” amorevole di Marco. Poi una successione di diversi ricordi personali del medico da parte di alcuni amici, a partire dal dottor Claudio Ceravolo che, essendo impegnato in una missione in Africa, ha fatto pervenire all’assemblea dei presenti una accorata lettera, nella quale ha tracciato il suo percorso di medico in parallelo e spesso in simbiosi professionale con l’amico Piazzoni. Lui impegnato nel Pci e Marco in Democrazia proletaria prima e in Rifondazione comunista poi, entrambi determinati in quella che poi si sarebbe chiamata Medicina democratica, che pone il paziente al centro delle cure e delle attenzioni del medico, criticando il sistema che invece si dimostrava molto più attento al risparmio e ai tagli sulla sanità pubblica. È toccato poi al figlio Gabriele ricordare suo padre che ha sempre preferito chiamare Marco al posto del classico papà. Gabriele ha esordito mettendosi nei panni di suo padre che probabilmente avrebbe detto: “Ma siete qui ancora a parlare di me?, non avete niente di meglio da fare?”. Battute a parte, è emerso un bellissimo e costruttivo rapporto tra padre e figlio, quest’ultimo cresciuto fin da piccolo in mezzo ai fogli ciclostilati e ai manifesti di denuncia politca e di critica al sistema, a quell'epoca gestito dalla Dc. “Certamente Marco non avrebbe approvato la mia diplomazia - ha detto Gabriele - perché per lui una cosa o era bianca o era nera, mentre io anche per il ruolo che rivesto (ndr. Gabriele è il presidente nazionale di Arcigay) ho imparato a relazionarmi sapendo di dover spesso mediare politicamente per ottenere qualcosa di positivo”.

 

Ideale da praticare

Tra un intervento e l’altro, nella mente di Bettenzoli si susseguono situazioni e immagini indelebili che ci tiene a raccontare in tempo reale ai presenti, ripetendo spesso: “aggiungo ancora un paio di cose poi taccio”. E racconta di quando gli è capitato di celebrare in quella stessa sala il matrimonio di Marco con Gemma Maglio, era nel dicembre dell’80. Poi tocca all’assessore Franco Bordo ricordare l’amico, citandolo come il suo personale Che Guevara, un po’ per fisionomia, un po’ per professione e un po’ per indole umanitaria. Insomma, un esempio importante che Franco ha sempre portato con sé come ideale da praticare. Ovviamente ogni intervento e stato apprezzato ed ampiamente applaudito e lo stesso Bettenzoli ci ha tenuto a dire che tutti gli interventi della serata insieme ad ulteriori contributi confluiranno in un prossimo quaderno edito dal periodico @Sinistra, dedicato a Marco Piazzoni, affinché oltre ad essere ricordato possa continuare a vivere in futuro come esempio di grande umanità. C’è stato anche il tempo per rivedere le immagini di un documento filmato realizzato da Daniela Dedè e Agostino Zetti in occasione del decennale della morte. Sono state, poi, le parole del giornalista amico e sindaco Antonio Grassi ad emozionare il pubblico, soprattutto nel momento in cui ha ricordato quella domenica mattina del 12 settembre del 2004, quando nella redazione del suo giornale, la voce al telefono del sindaco di allora, Ceravolo, lo informava dell’improvvisa morte di Marco nella notte. “Marco chi?”-“Marco Piazzoni!”: 52 anni, un omone pieno di salute, voglia di vivere e tante cose da fare. “Rimasi bloccato e scioccato con la cornetta del telefono in mano” spiega Antonio e aggiunge che “quello fu il pezzo più straziante, assurdo e devastante che scrissi come giornalista”. Fausto Lazzari è intervenuto ricordando un altro importante ruolo che Piazzoni rivestì per oltre 20 anni: quello di giornalista, critico, severo nei confronti del mondo che conosceva bene, quello della sanità pubblica; ma anche quello delle battaglie epocali come quelle a favore dell’aborto, del mantenimento del divorzio, dei diritti dei gay, come di lotte locali a favore della salute e dell’ambiente. A tutti i presenti è stato regalato un breve opuscolo di 14 pagine nelle quali sono presenti alcuni degli interventi della serata e articoli tratti dal mensile Punto a capo, pubblicato dal 1977 fino al 2004, all'interno del quale Piazzoni era, oltre che giornalista, anche proprietario, segretario, addetto agli abbonamenti e alle vendite, alla pubblicità, in sostanza un factotum. Proprio come ha ricordato la moglie Gemma con i suoi aneddoti tratti dalla quotidianità della vita familiare, “mio marito andava in giro e nel taschino aveva gli abbonamenti del giornale e capitava anche che a qualche suo paziente in ambulatorio chiedesse di comprare un abbonamento”.

 

Ricordo indelebile

“Altrimenti - aggiunge accennando un dolce sorriso sulle labbra - qualche volta succedeva che tornando a casa la sera con un ritardo di 3 o 4 ore, perché in ambulatorio ai suoi pazienti faceva anche da psicologo, mi dicesse che avrebbe mangiato leggero, dato che molti dei suoi assistiti lo avevano invitato a bere: chi un caffè, chi un bitter, chi un Campari, cose che tra l’altro non beveva mai. Il mal di stomaco era garantito”. Le ultime riflessioni le ha volute fare Beppe, ricordando che in quella stessa sala 20 anni prima, veniva salutato per l’ultima volta il corpo terreno di Marco Piazzoni: “Suo fratello Ambrogio, direttore della Biblioteca vaticana, ci tenne a dirmi che quella funzione laica con tanto di picchetti ai lati del feretro fu molto più spirituale di tante altre religiose”. Con leggerezza si è dipanato, quindi, questo omaggio nel ricordo indelebile di un personaggio come Marco, che ha saputo dare tanto alla comunità cremasca sia professionalmente che umanamente. Il ricordo non si cancellerà.

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