Non c’è ancora nessuna certezza per quanto riguarda l’ambiente scolastico, nonostante la Fase due sia già iniziata e si debba tuttavia già fare un programma per la riapertura a settembre. Dopo Pietro Bacecchi, dirigente dell’Istituto comprensivo Crema 2, abbiamo intervistato Paola Orini, preside dell’istituto Rita Levi Montalcini di Bagnolo Cremasco, che comprende anche Monte, Vaiano e Chieve. “Nelle prossime settimane, se la curva epidemica migliorerà ulteriormente, potremo contare su una maggiore presenza del personale amministrativo, che ora viene materialmente a scuola solo per esigenze indifferibili ma, è giusto sottolinearlo, sta svolgendo un grande lavoro da remoto, grazie alla tecnologia. Nel frattempo, continua la didattica a distanza. Ci stiamo organizzando per il colloquio online e la presentazione di un percorso personale di ogni alunno che, quest’ anno, sostituisce il vero e proprio esame”.
Didattica a distanza
Per quanto concerne la didattica, “le indicazioni non sono ancora chiare, anche perché dipendono dall’andamento dell’epidemia. Si parla di turnazioni (per esempio, metà classe in presenza e metà a distanza, con turni diversi non sulla singola giornata, ma tra un giorno a l’altro), per sopperire all’ovvia difficoltà di distanziamento, dovuta forse anche a decisioni non lungimiranti del passato (la creazione delle cosiddette classi pollaio) volte a risparmiare sull’organico. Se questo fosse l’orientamento dello Stato dovremo continuare ad utilizzare la didattica a distanza: negli ultimi mesi abbiamo potenziato la nostra strumentazione digitale e fornito dispositivi in comodato d’ uso alle famiglie. Per gli studenti è importante tornare alla didattica in presenza, quantomeno in parte e sia pur con tutte le cautele necessarie. Più che le lezioni in senso stretto, le difficoltà maggiori si avrebbero durante l’intervallo e in mensa, dove penso sia difficile garantire il distanziamento”.
Investimenti sulla sicurezza
Una questione imprescindibile sarà il mantenimento della sicurezza. “Nelle sedi più grandi – spiega Paola Orini - si potrebbero utilizzare ambienti come l’aula magna o l’atelier creativo di Bagnolo oppure l’aula biblioteca di Vaiano. La verità è che, se vogliamo avere strumenti adeguati, non si può prescindere da investimenti finanziari dello Stato sulle strutture e sul personale: in sostanza molti più docenti, se si deve pensare ad attività per piccoli gruppi, ma anche più personale Ata”. In questo discorso si inserisce anche quello relativo a possibili o necessari interventi alle strutture scolastiche. “Le necessità ci sono e, in taluni casi c’erano già prima del coronavirus. Devo dire che, nel nostro caso e con merito dei Comuni, alcuni interventi sono stati attuati nel recente passato. Lo Stato ora dovrebbe fornire ampi finanziamenti e facilitazioni burocratiche affinché i Comuni possano intervenire più radicalmente, ampliando e adeguando le strutture; così, tra l’altro, si creerebbe lavoro, cosa importante nell’attuale congiuntura economica, ma temo che questo non accadrà o avverrà in maniera limitata”.
In vista dell’estate
Per l’estate, alcuni ipotizzano una collaborazione tra famiglie, scuola, amministrazioni, parrocchie e associazioni di volontariato per promuovere iniziative che tengano occupati i bambini e consentano ai genitori di lavorare: “È una cosa difficile e sempre legata all’epidemia. Certo, potrebbe essere possibile in alcune realtà, se già è presente una una forte sinergia. Credo si debba partire da quello che già c’era, rimodulando in base alle esigenze grest e attività associative. Credo che la scuola sia chiamata a collaborare senza appropriarsi dell’iniziativa e non rendendo questi momenti estivi un surrogato di attività scolastica. Credo che in conclusione sia importante sottolineare che in questi mesi la scuola ha saputo reinventarsi e attuare una didattica a distanza a cui non era preparata, ma che è stata efficace; grazie all’impegno dei presidi, dei docenti, dei ragazzi, degli enti locali e delle famiglie”.