Dopo quattro mesi di interventi di restauro, l’Arciere è tornato a dominare la piazza Trento e Trieste. Il monumento ai caduti è stato svelato stamattina durante la cerimonia ufficiale, iniziata alle ore 10. “L’opera d'arte rinnovata – ha commentato Mario Cassi, presidente dell’Araldo – viene riconsegnata alla città, tornando a manifestare la sua essenza di testimone della continuità degli affetti”.
I giovani e l’Arciere
Restaurato in ogni più piccolo particolare, il monumento non soffre più i segni del tempo. Grande soddisfazione da parte del sindaco, Stefania Bonaldi, che ha ringraziato “l’Araldo a nome dei cremaschi che amano aggiungere mattoni alla casa comune. Vorrei che questa testimonianza scultorea ricordasse ad ogni giovani cremasco che anche le nostre vite hanno la postura dell’arciere, proteso verso il futuro: tutti noi siamo protesi al futuro, che tuttavia non ci viene incontro spontaneo”.
Valore e patriottismo
Profondo entusiasmo ha mostrato anche Alessandro Marazzi, discendente di Fortunato Marazzi, che commissionò la statua ad Arturo Dazi. “Come italiano – ha spiegato quest’ultimo – provo un grande senso d’orgoglio nel vedere riconosciuto il valore ed il patriottismo nei confronti di chi si e immolato per la patria. Esprimo la mia riconoscenza per tutti quegli enti e quelle persone che si sono prodigate per restauro della scultura”.
Il valore del sacrificio
Dopo la lettura del messaggio di Amedeo di Savoia, da parte di Mario Marazzi, il colonnello Ivan Cioffi, del Genio Guastatori, ha ripercorso gli avvenimenti che hanno all’entrata in guerra dell’Italia (di cui quest’anno ricorre il centenario). “La commemorazione odierna – ha aggiunto – ci ricorda monumento, un’opera e un segno della nostra identità e cultura. Vorrei esortare la mia generazione al senso di questa cerimonia, perché le generazioni più giovani, quelle che noi educhiamo, spesso non si rendono conto delle ricchezze che hanno. Se noi siano qui e perché qualcuno cento anni fa ci ha rimesso la pelle”.
La conclusione
La cerimonia si è conclusa attorno alle ore 11 con le foto di rito e un brevissimo intervento di Gianfranco Ferri, dell’associazione Popolare Crema per il territorio – main sponsor del restauro – che ha ribadito “l’importanza di esser qui oggi a disvelare un simbolo fondamentale e per dare maggior forza a questo inizio”. Le celebrazioni sono giunte al termine con le note dell’Inno d’Italia intonato dal corpo bandistico Giuseppe Anelli di Trigolo.