“A Crema si può morire di indifferenza”. Questa mattina, vicino all’ingresso del comune, Alex Corlazzoli ha organizzato una conferenza stampa con quattro senzatetto della città, per chiedere alle istituzioni una presa in carico della situazione, ormai “scomoda da troppo tempo”. Tanti i punti e le difficoltà toccate, a partire dalla chiusura del dormitorio di via Civerchi (disponibile solo per gli uomini) da aprile ad ottobre, “come se la povertà andasse in ferie”. A ciò si aggiunge il servizio drop in della comunità di Bessimo: offre una sola doccia per 30 persone, è aperto solo due volte a settimana e, in alcuni casi, viene chiuso per “mancanza di fondi”. Come se non bastasse la sospensione del servizio mensa. Tutte problematiche segnalate agli enti competenti e rimaste al momento senza soluzione.
La vita di strada
Con la chiusura del dormitorio, non restano che alloggi “di fortuna”: le panchine sotto i portici del comune, in piazza Duomo, lo stabile abbandonato dell’ex ristorante Lo Scoglio in viale Santa Maria, a pochi metri dalla stazione ferroviaria, ai giardini pubblici e un po’ dove capita. Ovviamente con scarsissime condizioni igieniche e di sicurezza. Quattro persone hanno raccontato la propria angosciosa esperienza quotidiana: Laura, Egidio, Amedeo (nomi di fantasia) e Gianluca Roversi, che invece ha deciso di esporsi pubblicamente. Hanno parlato del loro percorso di vita e dei rischi che corrono vivendo per strada. Laura e Egidio sono sposati; lei ha 56 anni, lui 58, entrambi cremaschi. Sono stati sfrattati, hanno fatto richiesta di un appartamento ma non rientravano nei requisiti dei bandi aperti in quel momento. Per un breve periodo lui ha trovato riparo al dormitorio e lei è stata ospitata dalla parrocchia di Crema nuova. Ora sono ritornati a vivere sotto i portici della piazza e mangiano con la carità delle persone.
Le storie di Amedeo e Gianluca
Amedeo, 57enne di origine piacentina, da due mesi e mezzo dorme sulla panchina sotto i portici del comune. Senza un’abitazione ha già perso due posti di lavoro: “se non hai un lavoro non hai una casa e se non hai una casa non hai un lavoro. È come un cane che si morde la coda”. Una situazione senza vie d'uscita. Nonostante abbia fatto il percorso con gli assistenti sociali, anche lui non ha i requisiti per ricevere un alloggio. L’unico momento di sollievo è il pranzo alla mensa della Caritas, il resto della giornata lo passa in strada. Gianluca Roversi ha scelto di non censurarsi, ha 52 anni e proviene da Milano. Vive nell’ex ristorante pizzeria di viale santa Maria e chiede rispetto. Ha trovato rifugio in uno stabile fatiscente, sporco, pieno di topi e preso d’assalto da ragazzini che durante la notte lanciano sassi e gavettoni. Sono già stati sfondati i vetri di tutte le finestre e qualche giorno fa sono state colpite due persone. La sofferenza è grande e la speranza che con questo gesto si possa trovare rapidamente una soluzione per togliere queste persone dalla strada.