10-12-2019 ore 11:27 | Cronaca - Crema
di Andrea Galvani

Crema. Le regole e la libertà di pensiero: Munari, la lettera aperta di alcuni genitori

Sul tema del 25 novembre 2019, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, “i ragazzi dell’Istituto Munari liceo delle scienze umane ed economico sociale di Crema si sono sentiti coinvolti e la loro intenzione era la "partecipazione attiva" con un minuto di silenzio in memoria delle vittime, attaccando i fiocchetti rossi alle porte e chiedendo il permesso di leggere alcune storie di donne vittime di violenza di genere. Di fronte al diniego opposto dal dirigente molti studenti hanno espresso il loro rincrescimento e malcontento; una di loro sta subendo un provvedimento disciplinare pesante, una sospensione di due giorni per questo post”.

 

Il post della studentessa

“Mi vergogno sempre di più della scuola che frequento. Oggi, 25 novembre, è la giornata contro la violenza sulle donne. Era stata proposta un’attività nel quale sarebbero state lette delle storie di donne vittime di violenza all’interfono in tutta la scuola e fatto un minuto di silenzio per tutte le donne che sono state addirittura uccise (in Italia circa 140 solo l’anno scorso). Il preside si è rifiutato. In seguito a questo, i rappresentanti, ovviamente delusi come tutta la scuola dal comportamento del preside, sono entrati in ogni classe dell’istituto per lasciare dei fogli da leggere con scritte le testimonianze di alcune donne che sono state vittime di violenza. Inoltre hanno chiesto a noi studenti il permesso di poter attaccare un fiocchetto rosso sulla porta di ogni classe. Tutti noi ovviamente abbiamo accettato. Successivamente il preside, insieme ad una professoressa, si è lamentato dell’iniziativa dei rappresentanti, obbligandoli persino a staccare tutti i fiocchetti attaccati alle porte, come se avessero fatto un atto indicibile e scandaloso. Volevo dire solo una cosa: l’atto indicibile e scandaloso l’avete fatto voi, autorità di questa scuola, che ci dovreste dare l’esempio. Eppure ora ci ritroviamo noi, ragazzi tra i 14 e i 19 anni, a dare una lezione di vita a voi. Vergognatevi”.

 

Regole e pensiero critico

“A fronte di questi accadimenti noi genitori, in qualità di educatori, ci stiamo interrogando Le regole vanno rispettate, ma quale regola è stata violata per subire una sanzione così grave? Qual è la funzione educativa e formativa della scuola? Dovrebbe semplicemente trasferire nozioni oppure dovrebbe aiutare a formare capacità critiche e teste pensanti? Non dovrebbe mettere i ragazzi nelle condizioni di saper affrontare la complessità del presente e i problemi attuali attraverso il pensiero critico? Non dovrebbe valorizzare il farsi carico delle istanze che vengono dalla società civile?”

 

Esprimere il dissenso

“Non è questo un modo per poter parlare di cittadinanza e legalità? Non è la scuola un luogo in cui la libertà di pensiero e di espressione delle opinioni in modo pacifico e costruttivo dovrebbe venire promossa e sostenuta? A cosa va incontro chi esprime un dissenso in modo non violento, non diffamatorio e motivato? Quale educazione alla libertà di espressione sta passando la scuola? Di fronte a tutto ciò proviamo un disagio che ci preoccupa e ci inquieta: è questa la scuola che vogliamo per i nostri figli?”

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