Mentre fuori i bombardamenti e il lancio di razzi infuriavano, nella nostra chiesa parrocchiale, più di cento bambini recitavano la preghiera di san Francesco: “Signore, fammi strumento della tua pace”, sventolando bandiere bianche con scritto “pace per Aleppo”. La scintilla di questa iniziativa, Bambini in preghiera per la pace è piaciuta subito al Custode di terra Santa, padre Francesco Patton, che l’ha trasformata in un invito rivolto, dalla Custodia di terra santa e dall’ordine dei frati minori, alle comunità religiose di tutto il mondo ed a tutte le persone di buona volontà ad organizzare, la prima domenica di ogni mese, momenti di preghiera per la pace.
Cessare la guerra
Lo scopo è d’intensificare gli sforzi per far cessare la guerra e le sofferenze della popolazione, della quale le persone più vulnerabili sono i bambini. Alcuni di loro non conoscono altra vita che la guerra. Altri sono nati sotto le bombe. Subiscono un’enorme pressione psicologica, patiscono la malnutrizione, la mancanza di acqua, di elettricità, di cure mediche adeguate, soffrono il freddo e la fame. Sui loro volti difficilmente appare il sorriso e la sofferenza traspare dai loro occhi colmi di spavento. Da anni vivono nell’angoscia. Si svegliano con il rumore di esplosioni e bombardamenti, dei razzi lanciati in risposta che non si sa mai dove cadranno. Tutto ciò sempre a discapito di della popolazione civile, senza distinzione alcuna.
La speranza
All’inizio dell’Eucaristia, i bambini hanno portato sull’altare una candela, segno della nostra comunione con tutte le persone del mondo strette a noi nella preghiera per la pace. Durante la processione dell’offertorio, i bambini hanno presentato al Signore tutta la loro sofferenza espressa sotto forma di simboli. Deponendoli sull’altare, hanno chiesto a Gesù di trasformare in speranza il loro dolore e la loro tristezza. Giochi, palloni e farfalle: ecco i simboli della loro infanzia, della loro innocenza, ma anche le cose più care che possiedono. Le hanno offerte al Signore nel bel mezzo della guerra, della distruzione e della violenza.
Città dilaniata dalla guerra
Dai resti di un razzo hanno ricavato un vaso riempito di fiori. È il simbolo del loro dolore, causato dalla perdita di parenti e amici durante la guerra, della loro paura per i razzi che minacciano la loro vita e quella dei loro familiari. È il simbolo di un dolore trasformato in un’offerta al Signore; il simbolo di un perdono che nasce da cuori colmi di Spirito Santo. Su uno sfondo rosso, illuminato dalle candele, hanno scritto il nome di Aleppo, la città amata dilaniata dalla guerra, dalla quale gran parte della popolazione è sfollata. Un globo su cui vola una colomba rappresenta le loro preghiere per la pace in Siria e in tutto il mondo. La pace la cui assenza è per loro causa di tante sofferenze. Accanto all’altare un pannello sul quale è stata disegnata una mano insanguinata con la scritta: “Fermate la guerra”.