Invitato da anni dal parroco francescano di san Francesco in Aleppo padre Ibrahim Alsabagh, appena si è aperto uno spiraglio che garantisse il minimo di sicurezza, mi sono recato in Siria dal 24 luglio al 5 agosto. Un viaggio molto faticoso perché l’aereo è atterrato a Beirut in Libano e poi in tappe diverse, con taxi riconosciuti, dopo una sosta a Damasco, per una strada vigilata dall’esercito regolare, ho finalmente raggiunto Aleppo, nel cuore del deserto siro arabico, con temperature che possono raggiugnere ogni giorno i 45 gradi.
Gli edifici distrutti
Mentre il convento è stato risparmiato dai combattimenti, la chiesa presenta una grande apertura nella cupola per un missile lanciato in questi anni. Il panorama della città, che da 4 milioni di abitanti è scesa ora a 2 milioni, richiama l’inferno dantesco: quasi tutte le case distrutte o rovinate per buona parte, chiese inagibili perché sbrecciate dalle bombe, ospedali non funzionali perché totalmente distrutti, scuole colpite da missili. Perfino il cimitero è stato attaccato. Sono fuoriuscite dalle tombe quasi tutte le bare contenenti le salme dei defunti. A questo spettacolo spettrale si aggiunge la sofferenza dei feriti: secondo il vescovo di Aleppo George Abu Khazen (nell’immagine sotto) i morti in questi sette anni di guerra potrebbero raggiungere i 700 mila. I feriti, soprattutto agli arti, non sempre possono essere curati per carenza di ospedali; moltissimi bambini che sono nati in guerra (dai 7 anni in giù) hanno bisogno di un sostegno psicologico perché possano ritrovare almeno un poco di equilibrio nella loro vita.
Acqua ed elettricità
Le condizioni sono quasi disumane perché, anche se dal 1° giugno è stata assicurata l’acqua a tutte le case, fornite di appositi serbatoi in zinco donati dalla parrocchia, l’elettricità viene elargita, a caso, solo 2 ore al giorno, magari anche di notte. Non è possibile saperlo prima. È curioso vedere allora le donne darsi da fare per usare la lavatrice o il ferro da stiro e per tutti, noi compresi, la fretta di mettere qualche bottiglia d’acqua minerale nel frigorifero con l’illusione di bere per qualche ora un poco di acqua fresca. È inimmaginabile con temperature così elevate bere acqua calda ed è impossibile bere acqua dai rubinetti nelle case perché volutamente inquinata.
Le sparatorie
Si continua a sparare di notte su tre colli: uno dietro il cimitero latino, occupato dai curdi contestati dai turchi che non vogliono concedere il minimo di autonomia; il secondo dietro il vicariato apostolico, occupato dall’Isis che è dotato di notevoli armi offerte dall’Arabia Saudita; sul terzo colle infuriano le milizie avverse del governo con armi potenti date dal Qatar, mentre l’esercito nazionale sostenuto dalla Russia e dall’Iran cerca di garantire un po’ di tranquillità almeno al centro della città. Nel prossimo articolo parlerò dell’attività caritatevole e della generosità di padre Ibrahim, impegnato nella distribuzione di generi alimentari, nella ricostruzione delle case e nell’offrire un lavoro a tanti giovani.