“Prevenzione, promozione, educazione per la salute”. Questi i tre “pilastri fondamentali” che gli assistenti sanitari chiedono vengano sviluppati e portati a compimento in ambito territoriale. L’esperienza maturata negli anni richiede la necessità di “impostare modelli operativi di intervento propri della medicina sociale, preventiva e della promozione della salute. Per troppo tempo si è ritenuta efficace l’applicazione del modello ospedaliero all’attività territoriale sia nell’erogazione delle prestazioni, che nella gestione del personale nei servizi”. La commissione d’Albo degli assistenti sanitari della Provincia di Cremona hanno scritto all’area omogenea cremasca, all’Asst di Crema e all’Ats Val Padana incoraggiando “il progetto Laboratorio Crema”. In particolare per quanto concerne “la creazione di un Presst nell’ex tribunale”.
Molteplici solitudini
“La nostra esperienza operativa – scrivono - ci porta ad essere testimoni della diffusione di situazioni che, nella sostanza, fortemente condizionano e condizioneranno l’intervento professionale, come ad esempio le molteplici solitudini (famiglie monogenitoriali, single, anziani, minori, immigrati), la povertà, la precarietà abitativa, la mobilità, la mancanza di lavoro, le diverse manifestazioni di disagio familiare e sociale che contribuiscono a comporre lo stato di salute delle persone e le possibilità di contare sull’ambito familiare come risorsa. È importante quindi valorizzare il lavoro multidisciplinare capace di veicolare efficaci interventi finalizzati a produrre salute”.
Medicina e assistenza territoriale
Il sindaco di Crema, Stefania Bonaldi ha evidenziato il sostegno dei colleghi al progetto “perché orientato alla prevenzione ed al potenziamento della medicina ed assistenza, attraverso l’attivazione a Crema di un Presidio socio sanitario territoriale. Un progetto che deve però vedere l’indispensabile collaborazione della Asst, quale soggetto delegato dalla legge 23/2015 alla attuazione e alla gestione del PreSST servendosi e coordinandosi con tutte le figure e le professionalità sanitarie, sociosanitarie e sociali del territorio. La pandemia ha evidenziato l’aspetto debole e non attuato della legge 23 che riguarda proprio l’assistenza territoriale, che deve fare un salto di qualità sia quantitativo che qualitativo”.