04-10-2016 ore 09:52 | Cronaca - Aleppo (Siria)
di Andera Galvani

Aleppo. Padre Ibrahim Alsabagh: “viviamo in un continuo terrore. Cadono missili, mancano l’acqua potabile e l'elettricità”

Ieri, nella giornata nazionale in memoria delle vittime dell'immigrazione, si è registrata una nuova ondata di sbarchi, con circa 6 mila persone tratte in salvo e la consueta, insopportabile contabilità di morti e feriti. A migliaia di chilometri di distanza, “ad Aleppo la guerra è diventata la normalità della vita”. Come spiega il parroco padre Ibrahim Alsabagh “viviamo specialmente in questo periodo un culmine della violenza, da cinque giorni siamo sotto bombardamenti, cadono missili sulla zona abitata in questa parte ovest della città, non riusciamo a dormire la notte; io personalmente mi sono svegliato diverse volte anche questa notte con tanti bombardamenti e tanti missili vicini che cadono di continuo sulle abitazioni della gente”.

 

Terrore continuo

“Questa mattina in una zona chiamata Midan, che si è trasformata in un punto di scontri fortissimi, tante case sono cadute in pieno sui suoi abitanti. La gente soffre, tanti scappano dai loro famigliari, e lo fanno per evitare questi scenari di violenza e per sfuggire alla morte. Viviamo in un continuo terrore qui ad Aleppo. A questo si aggiunge anche la mancanza dell'acqua, anche nella parte ovest dove viviamo noi, dove vive la comunità cristiana: in questa parte che è più grande della parte Est si trovano 1 milione e 200 mila abitanti, mentre della parte Est non abbiamo cifre esatte, si parla di 150-200 mila persone”.

 

La ricerca dell’acqua

“Qua non abbiamo l'acqua, la gente bussa alle porte del convento. Anche ieri mattina che era domenica è venuta tanta gente a bussare alle porte del convento chiedendo se avremmo distribuito l'acqua potabile. Noi per quanto riusciamo continuiamo il nostro servizio. Non c'è per niente corrente elettrica e questo rende la situazione più difficile; non ci sono medicine, non si trovano per niente medicine per il cancro o per altre malattie croniche. La gente muore di continuo per mancanza di medicine o di cure mediche. Non abbiamo il personale, non abbiamo medici specializzati se non pochissimi che non riescono ad aiutare tutta la gente”.

 

L’Unicef nelle scuole
“Da due giorni lo staff dell'Unicef è venuto dalla nostra parte, che è controllata dall'esercito regolare: con loro abbiamo condiviso tanta fatica e tante sofferenze. Loro cercano di intervenire anche nelle scuole: noi abbiamo condiviso quello che abbiamo fatto e quello che si dovrebbe fare. Però oltre all'Unicef non abbiamo visto altre organizzazioni internazionali. I medici senza frontiere operano nella parte est della città e non nella parte ovest. Abbiamo celebrato tanti funerali: specialmente l'altro ieri è stata una giornata di sangue, della comunità cristiana sono morte sette persone. Gli uffici funebri non sono riusciti a seguire tutti i funerali per cui ne hanno dovuto rimandare alcuni il giorno dopo o l'altro ancora. Abbiamo tante persone ferite gravemente e tra di loro diversi bambini; l'altro ieri abbiamo avuto una decina di morti e una ventina di feriti. Non abbiamo ancora una statistica delle case che sono state distrutte completamente o parzialmente in questi ultimi giorni”.

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