02-06-2021 ore 10:37 | Cronaca - Crema
di Andrea Galvani

La Festa della Repubblica a Crema: ‘L’Italia è antifascista ed è fondata sull’uguaglianza’

Crema ha celebrato l’anniversario della nascita della Repubblica con una cerimonia sobria. Alla presenza dei referenti delle forze dell’ordine e delle associazioni combattentistiche, il sindaco Stefania Bonaldi ha deposto una corona d’alloro presso il famedio comunale e tenuto un breve intervento, ponendo l’accento “sul verbo ricordare, un esercizio oramai diventato non ordinario, una specie di eccezione. Ricordare è scomodo, brucia, pone domande, soprattutto a chi è dotato di coscienza civile. Il 2 giugno non può ridursi a semplice data, dovrebbe servire a snidare coloro che ancora oggi, 75 anni dopo quel giorno di tarda primavera del 1946, che rappresenta il fondamento di ciò che ci tiene uniti, non cambia idea e si nasconde nelle pieghe della vita repubblicana, al riparo da ogni critica ma intimamente convinto che chi ama la democrazia, la tolleranza, chi coltiva ideali di fraternità, stia sbagliando”.

 

L’importanza dei giovani

Sottolineando che “il 2 giugno è una data piena di gioventù e di slancio” e che “la generazione che scelse, fondò le basi e scrisse i princìpi di questa Repubblica, riunendosi in assemblea per la prima volta il 25 giugno di quello stesso anno, era molto giovane, in tanti casi poco più che ventenne”, per il sindaco Bonaldi “non si può concepire una festa della Repubblica e della Costituzione senza i giovani, anche quest'anno, nelle modalità consentite dalle regole anti contagio, domani e dopodomani consegnerò personalmente la nostra incomparabile carta costituzionale a tutti i neo-diciottenni della nostra città, divisi scuola per scuola, che in mattinata arriveranno in sala Ostaggi a celebrare questo 75° anniversario, accompagnati dai loro insegnanti”.

 

Una conquista da amare

Il 2 giugno è un traguardo: “il punto è se amiamo ancora quella conquista”. Riferendosi alle testimonianze raccolte con l’aiuto del Comitato per la promozione dei principi della Costituzione, il sindaco ha ricordato “il partigiano Bimbo, Ernesto Monfredini, originario di Castelleone, fucilato allo stadio Voltini dai fascisti insieme ad altri tre compagni, Enrica Gandolfi, nome di battaglia Anita, che lascia il piccolo di pochi mesi per raggiungere il marito Francesco Ronchi, partigiano in montagna e si ricongiungeranno a Crema, anche con il loro bambino, solo a guerra finita. Siamo figli e figlie loro e siamo il frutto di questa storia e di questi gesti di liberazione”.

 

Amici della Repubblica

Nel resto del pianeta “solo poco più del 20% della popolazione vive condizioni di libertà”. Per Stefania Bonaldi non va dimenticato che “la libertà si deve nutrire dell’ossessione del ricordo, perché solo ciò che è ricordato, colto nelle sue origini, è davvero vivo, ma soprattutto meno esposto agli inganni dell’oblio, spazi incerti dove tutto sembra indistinto e i nemici dei diritti, di ieri e di oggi, sembrano indistinguibili da chi invece i diritti li difese versando il proprio sangue. La Repubblica è un sentimento, prima ancora che una struttura giuridica. Amici della Repubblica sono solo coloro che ne amano le origini storiche e gli sviluppi, solo coloro che non dubitano mai, neppure per un istante, del significato della democrazia”.

 

Antifascismo e uguaglianza

“L’Italia poggia le sue fondamenta sull’antifascismo e ripudia una cultura che non sia fondata sul rispetto, sulla pari dignità di ciascuno, sull’uguaglianza, sui diritti e doveri di ciascun essere umano, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali, di orientamento sessuale e di paese di provenienza”. Per il sindaco di Crema “chi professa altro, non può farlo in nome della Costituzione, anche se pubblica volumi improbabili e pretende rispettabilità e pari dignità in nome della democrazia, perché la democrazia tutela la democrazia e non può aprire le porte a chi la vuole occupare, per poi snaturarla. Niente può giustificare atteggiamenti indulgenti verso chi manifesta nostalgie verso periodi oscuri della nostra storia, nemmeno la rabbia e le difficoltà di questo momento così drammatico, che abbiamo affrontato e superato grazie all’impegno di quella parte della società, vastissima, che accettava i sacrifici e promuoveva la solidarietà senza aizzare gli animi per tornaconti personali o elettorali. Il 2 giugno deve servire proprio a rimettere a posto le carte e gli scaffali, a chiamare le cose con il loro nome, a ricordare il valore di un regalo che non abbiamo ancora scartato per intero, perché se lo avessimo fatto ci sarebbe chiaro che non può esserci posto per chi vuole servirsi della Repubblica ma solo per chi vuole servirla, come ciò che abbiamo di più caro”.

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