Nella mia recente visita a Gerusalemme, per completare il corso di filosofia e teologia francescana, ho notato questi punti che vorrei sottoporre anche alla vostra riflessione: è evidente la continua ‘giudaizzazione’ della città di Gerusalemme. All’ingresso della porta nova, come della porta di Jaffa, gli ebrei hanno comperato dagli arabi, latini ortodossi e armeni, case, negozi, uffici commerciali e alberghi. Questo fatto, voluto anche dalle autorità ebraiche, conferma che non è fuori luogo, ma adeguata alla situazione, la richiesta di fare della città Santa la capitale dello stato di Israele, invitando tutti gli Stati a lasciare le ambasciate a Tel Aviv e a portarle in Gerusalemme.
Maggior controllo e vigilanza
Si nota una contraddizione nei rapporti tra ebrei e cristiani: da una parte è positivo il fatto che il sindaco di Gerusalemme ha consentito, dopo 75 anni, che i latini possano celebrare tutti i giorni una messa al Cenacolo, mentre dalla visita di papa Giovanni Paolo II era consentito una volta sola. D’altra parte è riemergente una avversione verso i cristiani: due deputati d’un partito intollerante hanno fatto la proposta al parlamento di proibire il parlare di Gesù e a Nazaret, dove dal 1948 si viveva un’esistenza pacifica, sabato 25 marzo, cinque giovani incappucciati sono entrati con violenza nel convento-scuola della suore salesiani invitandole a farsi ebree, unica condizione di salvezza e hanno sparato alla porta e ad alcune finestre delle suore francescane, tanto che lunedì 27 marzo, in tutta la Galilea si è proposto uno sciopero per richiamare lo Stato ad un maggior controllo e vigilanza sugli edifici cristiani.
L'aiuto alle popolazione terremotate
L’ecumenismo in Gerusalemme si è realizzato nell’unione di tutte le confessioni cristiane nell’aiutare concretamente le popolazioni siriane colpite dal terremoto. Gli scout hanno raccolto cinque camion di alimenti e materiale igienico, che poi loro stessi hanno portato, attraverso la Giordania, in Siria, aiutando i cristiani locali a una distribuzione generosa verso tutte le famiglie colpite, soprattutto ad Aleppo, dalla tremenda realtà del sisma. Siccome venivano da Israele non hanno potuto passare direttamente dal Libano, ma hanno dovuto fare un percorso molto più faticoso e lungo.
‘Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno’
In questi giorni era stata sfregiata la statua di Gesù flagellato alla colonna, sita nello studio biblico dei francescani. Venerdì 24 marzo tutti i ragazzi delle scuole cristiane hanno tenuto una ‘via crucis’ per tutta Gerusalemme per onorare Gesù crocefisso, per affermare la loro fede e la loro amicizia verso Cristo. Tutti hanno indossato questa stola, con le parole in arabo e italiano, ‘padre perdona loro perché non sanno quello che fanno’. Avevano tutti in mano un libretto con canti e preghiere in arabo. A conclusione, nella chiesa parrocchiale di san Salvatore, ho invitato i presenti a pensare all’impegno della bontà, testimoniato anche dalla finale del diario di Anna Frank: “Eppure, io spero che nel cuore dell’uomo ci sia ancora la bontà”.
Le croci d'olivo
Venerdì 24, mentre stavo dialogando con padre Ibrahim Faltas, responsabile dei rapporti politici tra Palestina e stato d’Israele, ha telefonato direttamente il Papa, chiedendogli di portare a lui direttamente 33 mila croci di legno d’olivo da Betlemme, che avrebbe poi donato ai partecipanti alla giornata mondiale della gioventù che si terrà a Lisbona dal primo al sei agosto prossimi. Questa iniziativa di Papa Francesco certamente è un grande sostegno agli artigiani cristiani di Betlemme che risponderanno alla richiesta con una adeguata ricompensa per il loro lavoro e la loro fatica.